“La risposta più giusta e adeguata alle esigenze della nautica da diporto nelle aree marine protette italiane, che stanno dimostrando sempre di più di essere un sistema vincente in grado di coniugare fruizione e protezione della ricchezza ambientale di cui gode il nostro Paese”. Così Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente commenta l’approvazione in Senato del Ddl firmato dai senatori del Pd Raffaele Ranucci e Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, che istituisce campi ormeggio attrezzati per imbarcazioni da diporto nelle isole minori e nelle aree marine di maggior pregio ambientale e paesaggistico. “Le Cinque Terre, Portofino, il Plemmirio, Capo Carbonara sono solo alcuni esempi di aree marine protette dove si sperimenta da tempo con successo l’ormeggio pulito – ha continuato Venneri – e dove le presenze e le attività si sono moltiplicate nel corso degli anni, confermando la valenza di questi sistemi che consentono di godere di certe aree di pregio del nostro mare senza turbarne gli equilibri naturali”. Nell’area marina protetta del Plemmirio ad esempio, ricorda Legambiente, 100 di queste boe permettono “l’ormeggio pulito”di ben 400 natanti che possono sostare senza gettare l’ancora e dunque senza danneggiare le praterie di posidonia e i fondali di pregio sottostanti. Analogamente campi boe sono da tempo funzionanti nell’area marina protetta Portofino, la capitale riconosciuta della nautica italiana ma anche alle Cinque Terre e Capo Carbonara dove i campi ormeggio sono attrezzati con le cosiddette “boe intelligenti”. “Questi campi boe – conclude Venneri - sono in grado, insomma, di conciliare l’esigenza di posti barca e di fruizione delle aree di pregio con la tutela ambientale e soprattutto rappresentano un ottimo esempio di come questo possa essere fatto senza realizzare nuove infrastrutture”. A questo proposito Legambiente ha firmato, già nel 2006, un protocollo d’intesa con UCINA (Unione Nazionale Cantieri e Industrie Nautiche ed Affini) per lavorare insieme alla sostenibilità della nautica e alla tutela delle aree marine protette. Secondo uno studio sulla Portualità in Italia condotto in collaborazione dalle due associazioni, infatti, risulterebbe possibile ricavare ben 39mila posti barca sfruttando al meglio i bacini portuali già esistenti e dunque senza riversare sulle coste neppure un metro cubo di cemento.
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