Venerdì 18 Settembre, nella rada di Portoferraio, oltre a numerose barche e yachts, c’era un vero e proprio pezzo della storia della Marina Militare: l’Amerigo Vespucci, un maestoso e antichissimo veliero la cui realizzazione risale al periodo antecedente alla Seconda Guerra Mondiale. Questo veliero si trovava nel golfo, insieme a una nave militare della Marina, perché stavano attendendo l’arrivo, in elicottero, di un ufficiale che poi avrebbe premiato i cadetti perché arrivati alla fine del primo corso di formazione militare. Questa magnifica imbarcazione troneggiava, con la sua bellezza, sull’ampia distesa d’acqua che la circondava; infatti dal porto si potevano scorgere con lo sguardo gli altissimi alberi maestri che spuntavano da dietro gli edifici della Linguella. Quel pomeriggio, alcuni ragazzi della V IGEA dell’Istituto Cerboni di Portoferraio, di cui anch’io faccio parte, accompagnati dalle professoresse Annamaria Contestabile e Maria Gisella Catuogno, hanno avuto la fortuna di visitarlo grazie alla collaborazione del Capitaneria di Porto, che ha permesso loro di essere traghettati dal molo della Linguella fino alla scaletta del veliero. Grazie alla disponibilità dell’equipaggio dell’Amerigo Vespucci, hanno avuto la possibilità di ammirare esternamente e internamente la perfezione di questa nave-scuola che forma i futuri ufficiali della nostra Marina militare. Il gruppo di studenti ha potuto osservare da vicino il ponte di comando, dove si trovano quattro timoni che determinano la rotta del veliero, che solo con la forza del vento, sfruttata dalle ampie vele dei tre alberi maestri, può navigare.. Questa imbarcazione , a differenza delle moderne, è fatta interamente in legno, eccetto lo scafo che è in acciaio, e quindi ha bisogno di continue, costanti cure e manutenzioni. Anche le sue dimensioni non sono banali: ha una lunghezza di 101 metri e una larghezza di 21 metri considerando anche le scialuppe agganciate alle fiancate. Quello che colpisce di più è la smisurata altezza degli alberi maestri, che sono il Tronchetto ( alto 50 metri), la Maestra ( alta 54 metri) e la Mezzona ( alta 43 metri). Molto coraggio hanno i cadetti che, per dispiegare le vele, si arrampicano sulle altissime cime senza l’ausilio di protezioni fino ad un’ altezza di 30 metri: più su c’è un gancio in acciaio che li protegge dalle cadute. Gli studenti, inoltre, hanno visitato alcuni locali interni della nave dove sono esposti antichi fucili e lanterne d’epoca insieme ad altri oggetti riguardanti la storia di questa nave, tra cui l’elenco di tutti i comandanti che hanno prestato servizio sull’Amerigo Vespucci. A conclusione di questa visita, il gruppo di studenti ha potuto far ritorno a Portoferraio , orgogliosi di aver potuto ammirare e toccare da vicino il veliero più amato e conosciuto di tutto il mondo. Andrea Modica Una volta arrivati a bordo dell'Amerigo Vespucci, un marinaio ci ha spiegato la storia della stessa, raccontando quindi del 1931, anno in cui è stata varata, ma ci ha inoltre esposto come funzionassero determinate procedure tecniche. L'imbarcazione è costruita per la maggior parte in acciaio, ma vi è presente anche una grande quantità di legno, che richiede però molto personale che vi si dedichi per il mantenimento. Ci sono stati mostrati i quattro timoni, per manovrare i quali occorrono otto uomini e alcuni locali interni; purtroppo non abbiamo potuto ammirare la sala convegni in quanto chiusa. Ci hanno spiegato in che modo vengono issate le vele e molto altro. E’ stata veramente un'esperienza interessante che auguro a molte persone di vivere. Federico Signorini Per me l’emozione è stata fortissima: la nave si stagliava imponente e maestosa sopra le nostre teste, mai mi ci ero avvicinato tanto e da sempre sognavo di salirci. In particolare mi ha impressionato la vista degli alberi che sembravano perdersi nel cielo. Di lì a poco abbiamo salito le scale che permettevano di raggiungere il ponte del veliero, qui un ufficiale dell’Amerigo ci ha salutato ed ha iniziato a illustrarci gli elementi principali della nave. Ci ha spiegato quanto è importante la manutenzione di questa particolare imbarcazione composta in molte parti di legno; per esempio le tavole del ponte devono essere trattate quotidianamente per mantenersi in perfetto stato, altrimenti la nave si rovinerebbe a tal punto da dover essere smantellata, come successe al Cristoforo Colombo, la nave gemella dell’Amerigo, che fu ceduta per debiti di guerra alla Russia. L’ufficiale ci ha anche chiarito il funzionamento del sistema di vele ed alberi che permette ad un veliero di 4000 tonnellate di navigare sospinto solo dal vento. Dopo la breve lezione abbiamo percorso tutto il ponte da poppa a prua e visitato i passaggi del capitano e degli ufficiali, i quali sono tappezzati di targhe e riconoscimenti di ogni tipo e provenienti da praticamente tutto il mondo. Io e i miei compagni abbiamo sbirciato anche all’interno della cabina di pilotaggio dove c’è ancora il timone manuale e scattato una marea di fotografie. È difficile esprimere quanto sia stata emozionante questa esperienza, mi sembrava, infatti, di tornare indietro nel tempo man mano che muovevo i passi sulla assi del ponte. Ora capisco perché questa nave ci è invidiata in tutto il mondo, è senza ombra di dubbio un’opera d’arte ed ha un valore storico importantissimo, dato che ha partecipato a quasi tutte le campagne della seconda guerra mondiale. Una cosa sola mi è dispiaciuta, il fatto che il veliero non stesse navigando a vele spiegate ed io non abbia potuto sentire il vento scompigliarmi i capelli. Enrico Lupi Venerdì 18 Settembre, 7 rappresentanti della classe V A Igea, accompagnati da alcune professoresse sono stati in visita sulla più conosciuta nave-scuola d’Italia, stiamo ovviamente parlando dell’Amerigo Vespucci. Qualche cenno storico deve essere fatto quando si tratta di un così importante veliero! Nel 1929 viene varato il Cristoforo Colombo, successivamente entra in scena il nostro Amerigo Vespucci. Sono due navi che vivranno la Seconda guerra mondiale, ma, con la sua fine, l’Italia sarà costretta a cedere la Cristoforo Colombo alla Russia come debito di guerra. I sovietici non saranno in grado di mantenere in vita una così imponente nave, che richiedeva cure continue; ed essa verrà pertanto, qualche anno dopo, smantellata. Quello che salta subito alla vista sulla nave è la cura dei minimi particolare, il grande lavoro che c’è dietro ogni gesto. Ciò che mi ha maggiormente stupita, e che forse potrà sembrare totalmente infantile, è il dover arrampicarsi, con ogni condizione atmosferica e in ogni momento, agli alberi per spiegare o ammainare le vele, tutto questo con il rischio di cadere con un minimo movimento della nave. Per il resto la storia dell’Amerigo Vespucci non ha bisogno di ulteriori parole, la nave racconta da sé. Ci rimane solo da dire che è l’orgoglio navale di tutta l’Italia e che dobbiamo certamente tenercelo stretto. Ilaria Cintoi
catuogno ragazzi su vespucci