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Ma é proprio necessaria una legge per le isole minori?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 18 settembre 2009

Walter Fortini riferisce su Elbareport del 12 settembre l’annuncio del Sen. D’Alì al simposio di Insulae della ripresa in Parlamento di un d.d.l. sulle isole minori che dovrebbe terminare l’iter entro la fine della legislatura. Il Sen. D’Alì ha tutte le carature per occuparsi di queste cose perché é particolarmente introdotto nei problemi delle I.M., soprattutto di quelle siciliane (se ne é occupato anche nella sua veste di Sottosegretario al Ministero dell’Interno). Ma sull’argomento vorrei esprimere una miniriflessione ed un mio convincimento. Premetto che ho vissuto con passione i problemi delle Isole Minori perché sono stato segretario generale dell’ANCIM fin dalla sua fondazione (Isola del Giglio – giugno 1986). L’ANCIM, appunto, ha praticato per anni lo stesso percorso: il miraggio di una legge ad hoc. Ricordo i convegni finalizzati: quelli per un ”progetto strategico” per le I.M. del novembre 1990, quello di Capri nell’ottobre del ’95 (nel quale furono presentati i risultati di una significativa e approfondita ricerca realizzata da Publitecnica), e tanti altri: a Roma presso la Sala Zuccari, o al Residenza Ripetta, ecc.ecc. Si creò, allora, un’attenzione particolare nei confronti dell’Associazione e delle isole tant’é che nacque (non so se esiste ancora) un’associazione di “Parlamentari Amici delle Isole Minori”. E soprattutto furono presentate tante proposte di legge ed altrettanti disegni di legge. Potrei citarne decine di questi e di quelle. L’ultimo provvedimento, ch’io sappia, è quello licenziato all’Aula della Commissione 13a del Senato il 12 maggio 2004 con la proposta di coordinamento dei d.d.l. 470 – 813 – 1222 – 146 - 1450. Nessun provvedimento giunse a conclusione. Tutto ciò per dire che i tentativi di legiferare non sono mancati e, come dimostra l’annuncio di D’Alì sono ancora presenti. Il che è tutto legittimo, anzi meritorio. Ci mancherebbe. Però. Via via all’interno dell’ANCIM si sono formate opinioni diverse. La mia, anche se adesso conto poco o nulla, è dettata da una forte perplessità. I motivi sono più di uno, ma due estremamente semplici. Una legge speciale, una leggina per così dire, non può antivedere gli sviluppi della legislazione generale e non potrà mai raccordarsi con essa. Mi viene in mente la situazione del “dimensionamento ottimale della scuola” affrontata dal Ministro Berlinguer, per esempio. Quali raccordi sarebbero stati possibili? Ed inoltre può una legge speciale affrontare gli sviluppi determinati dal vertiginoso mutare degli accadimenti? Non diventa obsoleta in pochi anni? E poi le cose, i problemi, le situazioni vanno contestualizzate: nell’’86 fondammo ANCIM perché nessuno ci vedeva. Eravamo negletti: oggi siamo dei privilegiati. Mi si dirà: ma i problemi delle isole rimangono. Certamente, rispondo. Ed é per questo motivo che bisogna rafforzare le potenzialità, le capacità di ANCIM (che tra l’altro dispone di un comitato tecnico-scientifico di tutto rispetto), renderla più coesa, slegata da vincoli partitici, com’era nella sua genuina origine, a schiena dritta su linee ed obbiettivi condivisi da tutti i Comuni aderenti. Nei prossimi giorni l’Assemblea che si riunirà a S. Antioco potrà ridisegnare una strategia più consona all’oggi per affrontare nuove sfide in un paese un po’ sbalestrato, ma che dovrà in qualche modo uscire dalla sua confusione. Una strategia più consona potrebbe avvalersi di due strumenti minimi: uno politico, uno contrattuale. Il primo quello non di perseguire una legge per le isole, ma quello che rivendica invece “un’attenzione per le isole minori” nelle “singole” leggi. Tale attenzione si deve rivolgere da parte del legislatore in quelle che assicurano parità di diritti: la scuola, la sanità, i trasporti, l’ambiente, il turismo; quei comparti, insomma, che hanno una “dimensione insulare” propria, cioè diversa da quella del “continente” o della “terraferma” come diciamo noi isolani. Il secondo strumento è di ordine contrattuale: cioè la capacità di regolare attraverso accordi di programma fra Governo – Regioni – Territorio lo sviluppo socio–economico (aggiungerei valoriale) delle isole minori. Programmi mirati, coordinati ovviamente. Come si è fatto con il DUPIM e l’accordo di programma–quadro che ne è derivato.


Giglio Faro Rosso

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