L’intervento del Consigliere regionale del Pdl Andrea Agresti che chiede le dimissioni di Mario Tozzi da presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano perché non avrebbe approvato il Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale ha dell’incredibile per il ruolo che Agresti ricopre da anni: vicepresidente della Territorio e ambiente della Regione Toscana. Agresti accusa Tozzi e il Direttivo del parco di non aver approvato un Piano che avrebbe dovuto approvare un altro organo dell’Ente, quella Comunità del parco (Comuni, province, regione) che invece lo ha tenuto in un cassetto per anni. E’ strano che Agresti citi la legge e poi si dimentichi di riportare questo piccolo particolare. E’ vero che, come dice il Consigliere regionale, «Piano del Parco e Piano Pluriennale Economico e Sociale dovrebbero procedere di pari passo, poiché si integrano e sostengono reciprocamente senza soluzioni di continuità», ma è anche vero che questo è accaduto per intera responsabilità della Comunità del Parco. Il parco ha fornito alla Comunità i necessari finanziamenti per redigere il piano (che è stato redatto insieme al Piano del Parco già approvato dal Consiglio Direttivo, quindi con l’evidente concomitanza richiesta da Agresti), in ultimo e per sbloccare uno stallo che dura da 8 anni, ha messo a disposizione della Comunità del Parco la direttrice Franca Zanichelli per elaborare gli ultimi aggiornamenti richiesti dai Comuni. Se nell’ultimo anno «passato da quando il Consiglio regionale, nell’approvare il Piano del Parco, raccomandava di affrettare i tempi per la definizione del piano pluriennale di sviluppo economico e sociale previsto dalla legge, per permettere al Parco di raggiungere i propri obiettivi di governo del territorio in modo efficace ed efficiente, più di un anno in cui niente è stato fatto», Agresti dovrebbe rivolgersi agli amministratori comunali elbani, all’ex presidente della Comunità del parco Pietro Paolo D’errico e all’attuale presidente Ruggero Barbetti, non a Mario Tozzi chiedendo incredibili irrevocabili dimissioni per non aver approvato un atto la cui redazione e approvazione dipende da un altro organo del Parco che ha esplicitamente per legge questa funzione. D’altronde nemmeno il Commissario del parco Barbetti, in quasi 5 anni di attività, era riuscito a costringere la Comunità del parco ad approvare il piano di sviluppo, ma non ci risultano richieste di sue dimissioni da parte di Agresti. Va detto che lo stesso Barbetti, in qualità di neo-presidente della Comunità, nell’ultimo Direttivo del parco si è impegnato ad accelerare l’approvazione del piano, che è praticamente pronto, ma aspetta da mesi: prima a causa della scadenza elettorale amministrativa, poi l’insediamento delle nuove amministrazioni e della nuova Comunità del parco, infine l’elezione del suo presidente. Quindi, se Agresti vuole trovare i colpevoli di quello che anche Legambiente ritiene uno scandaloso ritardo (e magari teste da tagliare con le richieste di dimissioni) può rivolgersi proprio a quei Comuni che secondo lui Tozzi danneggerebbe non approvando il Piano economico e sociale, sono loro che non hanno mantenuto gli impegni e non hanno rispettato le normative nazionali «nell’interesse delle comunità locali che ne fanno parte». Stavolta Agresti non ha sbagliato solo mira, ma addirittura il bersaglio.
Bosco Tambone