L’ultima volta che abbiamo sentito intervenire in un dibattito pubblico Saurone Giusti, antico e valoroso guerriero della sinistra, gli abbiamo sentito contestare a chi non voleva “si parlasse di politica” di averlo perfino visto scritto in un cartello “QUI NON SI PARLA DI POLITICA” appeso su un posto di lavoro, ma di ricordare che doveva ancora consumarsi il drammatico finale del regime fascista. Mariastella Gelmini oscura avvocaticchia padana di nascita ma calabrese (ove era più facile conseguirla) per abilitazione alla professione, ministra della Repubblica in virtù delle reverenze e degli inchini al capo supremo e delle benemerenze presso di Lui acquisite, e da Lui proiettata al vertice della Pubblica Istruzione nazionale, ha ivi operato dei drammatici tagli che peggiorando la qualità della istruzione e provocheranno (se nessuno li ferma) la perdita di oltre 200.000 posti di lavoro. Pensino i lettori ad una intera città come Trieste abitata solo da “gelminianamente terminati” ed avranno un’idea del dramma. Tagli e risparmi, ci dicono, peraltro imprescindibili, per 8 miliardi, che ci consentiranno addirittura di acquistare la metà dei 131 utilissimi nuovi caccia-bombardieri per il ministero della guerra (pardon della Difesa) di cui tutto il popolo italiano chiede a gran voce l’acquisizione. In perfetto stile littorio, ed in omaggio al regime declinante tra profumi, musiche e veleni da bordello, la ministra chiede che non si parli di politica a scuola. Proprio come stava scritto sul cartello di Saurone. Giusto, i docenti non facciano politica, non ne parlino in ambito scolastico tra di loro né tantomeno con i discenti, parlino d’altro. Di cosa? D’altro, di miss Italia, del Grande Fratello, della crisi del Milan, del tempo (ma non del riscaldamento globale, immaginiamo, argomento “troppo politico”). Tra i rarefatti neuroni e tra le disperate sinapsi della filoguidata, anzi telecomandata che è più moderno, nessuno ha insinuato il dubbio che in democrazia è impossibile non parlare di politica, affrontando seriamente una sterminata serie di questioni e materie scolastiche? Si obietterà “ma una cosa e parlare una cosa è fare politica” Ma dove sta il confine? E soprattutto chi dovrebbe garantire l’applicazione dell’editto gelminiano? I dirigenti d’istituto dovranno assumere un ruolo di censori? Si formeranno comitati d’istituto contro la politica nella scuola? E’ previsto qualche organismo sovraordinato, una specie di Tribunale della Santa Inquisizione per i casi più gravi.. tipo la Lesa Maestà del capocomico o l’invito alla stessa ministra ad andare a far ghiande? Attendiamo le circolari applicative dell’epocale pronunciamento ministeriale. COSIMOPOLI, ANNO XVII° DALLA DISCESA IN CAMPO Eia Eia Alalà!
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