Portoferraio (Li) Le piccole isole d'Italia sono 47, sparse tra 36 comuni e sette regioni. Ma come ci si vive? A dare una risposta ci prova Teresa Savino, la ricercatrice dell'Irpet, l'istituto regionale di programmazione economica della Toscana, che durante la Conferenza europea sulle isole minori che si chiude oggi all'Elba, ieri della qualità delle vita sulle isole italiane ha fornito i principali numeri. Una popolazione in crescita, ma più vecchia Quasi quaranta anni fa, nel 1971, sulle piccole isole d'Italia abitavano in 178 mila. Oggi sono 214 mila. La popolazione è cresciuta e spesso più della media delle singole regioni. In molti vi si sono trasferiti: un dato che in fondo lascerebbe pensare che sulle isole si vive meglio. E' una popolazione però più vecchia rispetto alle medie statistiche: con il dop pio degli anziani, più adulti e meno giovani e bambini. L'invecchiamento demografico è un trend comune a tutta l'Italia, ma nelle piccole isole sembra più accentuato. Tanti anziani soli nell'arcipelago toscano In particolare nell'arcipelago toscano ci sono, rispetto al resto della regione, molti più anziani che vivono da soli. Il dato dell'arcipelago è simile nella dinamica a quello della Lunigiana e della Garfagnana. “E questo in prospettiva – racconta la ricercatrice dell'Irpet – significa che presto si porrà l'esigenza di pensare ad un maggior numero di servizi sociosanitari sul territorio”. Meno lavoro e più flessibile Il fatto che maggiore sia il numero degli anziani fa sì che sia inferiore il tasso di occupazione e la popolazione attiva. “Sulle isole il lavoro sembra più flessibile” spiega Savino. E le occasioni di lavoro non mancano. “Ma più bassi sono i livelli di stabilizzazione” aggiunge. Il fatto che gran parte del lavoro sia in questo momento legato all'attività turistica ha anche come conseguenza che minore è il numero di diplomati e laureati rispetto alle medie regionali. Salvo poche eccezioni, come le isole sarde e campane, dove le medie regionali sono già di per sé molto basse. Il turismo, almeno oggi, non richiede infatti un alto grado di formazione per parecchi. Anche il livello di istruzione si è comunque elevato negli ultimi anni. La ricetta? Avvicinare le isole Le soluzioni? Le parole chiave sono tre: continuità territoriale perché le isole non siano isolate, sviluppo armonioso e adeguate politiche di coesione Le richieste dei giovani elbani I numeri dell'Irpet trovano conferma anche nelle riflessioni dei giovani isolani. Ventisei elbani tra 21 e 33 anni hanno partecipato lunedì a Marciana Marina ad un workshop sui problemi e il futuro dell'isola. I trasporti rimangono, anche per i giovani, il nodo più difficile da sciogliere: per il futuro sognano collegamenti più efficienti (non solo in nave), traghetti anche nelle fasce notturne e a prezzi sempre più accessibili. L'isola è come una grande famiglia: forte è il senso di appartenenza ad una comunità, c'è una solidarietà sociale diffusa e un rapporto privilegiato con la natura. Sono tra gli aspetti positivi maggiormente evidenziati dai giovani. La stagionalità del turismo, che si ripercuote sulle opportunità di lavoro discontinue, costituiscono invece una delle pecche della vita nell'arcipelago. Anche se nessuno vorrebbe, sottolineano, lo sviluppo di un turismo di massa sconsiderato. Semmai, invece, un'alternativa al turismo, per non dovere abbandonare l'isola e il territorio. C'è chi propone anche l'ideazione di un polo universitario dell'arcipepago, più opportunità culturali e ricreative, lo sviluppo di percorsi ciclabili per favore un turismo sostenibile e incentivi per la diffusione di mezzi di trasporto ecologici. SCHEDA La storia di Eelin, ragazza finlandese di 24 anni Come si vive su un'isola di sette famiglie e soli 15 abitanti, che d'estate aumentano ma rimangono comunque appena trecento? “D'estate sicuramente bene – racconta Eelin Hoffstrom, finlandese di 24 anni – D'inverno c'è semmai da abituarsi a viaggiare con l'auto sul mare ghiacciato: i traghetti smettono infatti di circolare. Ma quando il ghiaccio è spesso oltre un metro non ci sono troppi problemi, anche se a volte è pur capitato che si sia rotto”. Si parla di Europa, coesione e sviluppo armonioso alla seconda gior nata della seconda edizione della Conferenza europea sulle isole minori, che si chiude oggi a Portoferraio nell'ex cinquecentesco convento che ospita nella cittadina elbana il centro De Laugier. Si parla anche di qualità della vita. E l'isolamento, assieme alle opportunità di lavoro non sempre abbondanti ma che potrebbero crescere con il telelavoro, le nuove tecnologie e progetti di sviluppo calibrati sulle singole realtà, sono sicuramente i maggiori problemi per chi vive su una piccola isola. Lo confermano i dati raccolti anche dall'Irpet. Ieri la ricercatrice Teresa Savino ha raccontato con i numeri il sistema delle piccole isole italiane. E lavoro e trasporti sono tra le parole più ricorrenti che arrivano anche dalla trentina di giovani elbani tra 21 e 33 anni, comunque contenti di vivere su un'isola, che nei giorni scorsi hanno partecipato ad un workshop il cui senso è chiarissimo fin dal titolo: “Isolani, ma non isolati”. Lavoro e trasporti efficienti Problemi comuni, dal Mediterraneo al mar Baltico, nella lontanissima isola di Vano dove la finlandese Eelin Hoffstrom, dopo essersi trasferita sulla terraferma a studiare ed aver passato qualche tempo anche a Firenze ad imparare l'italiano, ha deciso comunque di tornare a vivere l'anno prossimo. “E' una scelta di vita – racconta – Sull'isola siamo come una grande famiglia. Ma con internet l'isolamento si può combattere”. La paura della crisi Eelin è una dei rappresentanti di Esin, la federazione delle piccole isole europee (nove nazioni con l'aggiunta delle autonome isola Aland della Scandinavia), che mercoledì all'Elba ha svolto il suo incontro annuale. Nella piccola isola di Vano, sei chilometri quadrati nel mare che si affaccia davanti a Turku, nel sud-ovest della Finlandia, Eelin è nata. La sua famiglia ci vive da trent'anni. La crisi si è fatta sentire anche in Filandia, terre di boschi, laghi ma anche della Nokia che ha centri di produzione e progettazione in tutta la nazione. “C'è paura. L'industria del legno e della carta, principale attività finlandese, ha perso posti di lavoro per la concorrenza internazionale di paesi dove la manodopera costa meno” racconta la ragazza. Un ponte digitale con la terraferma Cosa farà allora Eelin a Vano? “La traduttrice, collegata al resto del mondo con il computer. E d'estate magari la guida turistica”. Se d'inverno Vano è una distesa di ghiaccio dove non esiste più confine tra terra e mare, d'estate è meta di velisti – “Ogni giorno il piccolo porto si riempie di una quarantina di yacht” racconta – e di turisti che vi si fermano per passeggiata in mezzo alla natura. Con l'acqua a venti gradi, grazie ai fondali poco profondi, c'è anche chi fa il bagno. “Da settembre – sottolinea con soddisfazione – i traghetti per i residenti sono gratuiti. Da qualche tempo per spostarsi sulla terraferma c'è anche un elicottero”. Soluzioni su misura per garantire quella che gli addetti ai lavori chiamano continuità territoriale. E per evitare che i giovani fuggano via. Su www.regione.toscana.it tutti i comunicati relativi a INSULAE 2009
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