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Capitaneria, cambio di guardia tra i comandanti Busdraghi e Catino

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 12 settembre 2009

E’ facile scrivere un brutto pezzo dopo aver assistito ad una cerimonia militare, lo si può fare facendo una minuziosa quanto annoiata elencazione di gradi, benemerenze e sedi di servizio e specializzazioni professionali o facendosi prendere la mano dalla “retorica delle sciabole, delle divise e delle fasce tricolori ”. E particolarmente facile diventa se la cerimonia è una di quelle “ritornanti”, se è la ripetizione di un rito al quale un cronista di lunga navigazione ha assistito una decina di volte e passa. Per evitarlo basta scavare nei contenuti, basta ascoltare quello che si dice in queste occasioni, basta vedere che mutando i tempi e le persone la tradizione dei valori rappresentata dalla disciplina dei gesti si specchia nel progredire della società civile, dal diversificarsi delle sue sensibilità. E allora la cronaca di un momento come il cambio della guardia alla guida della Capitaneria portoferraiese con due ufficiali per protagonisti il Comandante Nerio Busdraghi che se ne va per assumere altri incarichi e il Comandante Antonio Catino che gli succede sotto gli occhi del Contrammiraglio Ilarione Dell’Anna responsabile della Guardia Costiera sul mare di Toscana, non si riassume solo nell’immagine che fissa l’incedere dei tre uomini davanti al reparto schierato. Il folto pubblico ferajese, elbano, e non solo, che ha assistito venerdì mattina alla cerimonia, ha avuto modo di notare molto del tempo che cambia: a partire da una sempre meno episodica presenza femminile nei ranghi del personale, tra i marinai schierati, tra chi dettava i tempi dell’evento, proseguendo con l’estrema sintesi degli indirizzi di saluto dei tre ufficiali, ancorati a tre concetti che ritornavano: legalità, sicurezza, ambiente. Tre concetti reiterati e sviluppati che facevano comprendere quanto questo corpo, ad di là delle sciabole lucide e dell’acciaio brunito dei mitragliatori (vecchiotti) imbracciati dai marinai schierati, sia per vocazione, teoria e pratica forza di pace. Poi ci sono stati i toni diversi, le sfumature da leggere: ma come fanno i marinai … ci venivano in mente i versi della canzone di Dalla e De Gregori a vedere il Comandante Busdraghi emozionato come e più di uno scolaretto, interrompersi con il groppo in gola nel lasciare un mare che ha sentito e continua a sentire suo, davanti alla Darsena dove stavano quiete le motovedette use a ben più arrabbiati mari, davanti alle donne ed agli uomini che gli hanno consentito di svolgere un eccellente lavoro, di fronte al concentrato di società elbana con la quale si è misurato e interagito, scegliendo come “frame” come fotogramma significativo del suo comando: la catena umana di solidarietà marina dei bagnanti che reggevano le panne per evitare che il catrame spiaggiasse a Seccheto. Rotte le righe dei reparti Capitaneria appena passata di mano, ospiti passati al “Vin d’Honneur” sull’altro lato del bastione Mediceo, i giornalisti passati alla caccia delle “autorità civili e militari” il nuovo comandante esordisce in un colloquio più disteso e ristretto con una dichiarazione di affetto verso la sua nuova sede, sottolineando come lui, uomo di Puglia abbia appreso con grandissima soddisfazione la sua nuova destinazione, sul mare toscano che per chi fa la sua professione, riveste significato e prestigio particolare. Sornione ma attento il Contrammiraglio Dell’Anna, a riprova di rappresentare un soggetto che vuole mescolarsi positivamente con istituzioni territoriali e gente, si impegna in un lungo colloquio con la Direttrice del Parco e parla di cose concrete: della formazione ambientale degli ufficiali, delle sinergie positive che pezzi diversi dello Stato debbono creare per offrire un servizio più alto e migliore. Perché i compartimenti stagni sono utili ai natanti per restare a galla, ma non possono essere una filosofia di gestione di una moderna complessiva cosa pubblica.


capitaneria busdraghi - catino

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