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Controcopertina: Salvadori a Insulae: Difenderemo la legge toscana sull'immigrazione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 12 settembre 2009

Portoferraio (Li) «La nostra legge sull’immigrazione la difenderemo con le unghie e con i denti. E siamo convinti che la Corte costituzionale, dinanzi alla quale l’attuale governo l’ha impugnata, eserciterà il suo ruolo di garante della Costituzione». Così l’assessore regionale alle politiche sociali Gianni Salvadori è intervenuto oggi a Portoferraio nel corso della densa sessione di Insulae 2009 dedicata al tema dell’immigrazione. «La legge approvata di recente dalla Regione Toscana - riprende l’assessore - che ha suscitato tante polemiche, non fa altro che riprendere i principi fondanti della Costituzione. Quello che vogliamo è semplicemente costruire insieme un futuro condiviso nei valori e nelle regole. Tra assimilazione e multiculturalismo abbiamo scelto la terza via, quella della interazione. Questa è la filosofia che ci ha ispirato e ci ispira, ed è per noi l’unica modalità possibile per rapportarsi all’immigrazione. Espellere e fare a spallate non risolve niente, anzi pregiudica il nostro futuro». Non è buonismo, secondo l’assessore, ma è un riallacciarsi alla propria storia. Anche la Toscana è stata una terra di immigrazione e di emigrazione. E Salvadori ha attinto al proprio passato, alla sua infanzia in un paesino di 1700 persone dove erano arrivati in cerca di un futuro migliore lucani, sardi, siciliani. «Non ci capivamo, non parlavamo lo stesso dialetto, eppure ne è venuto fuori un popolo nuovo – ha detto l’assessore – ed è questa la ricchezza della Toscana. Non dimentichiamo che un’icona toscana come la Valdorcia è stata costruita anche dal lavoro e dalla presenza dei pastori sardi». Di immigrazione noi t endiamo a parlare solo in termini numerici, dimenticando che dietro i numeri (alti, secondo il rapporto della Banca d’Italia circa 4 milioni di persone), ci sono volti, storie, persone con cui rapportarsi. E di cui abbiamo bisogno. «Cosa succederebbe – si è chiesto Salvadori – se nel bergamasco e nel bresciano andassero via tutti gli extracomunitari? E lo stesso vale in Toscana nel distretto conciario, nel florovivaismo, in tutta l’attività edilizia. Il nodo grosso è quello dei flussi, del meccanismo di ingresso, perché mancano procedure serie e perché si è fatta confusione sui clandestini. In Toscana io ho invitato questura e prefettura a espellere le badanti e le colf “irregolari”. Se l’ avessero fatto sarebbe crollato il sistema del welfare della nostra regione». «E’ evidente – ha concluso l’assessore - che vanno trovate formule diverse, e che andrebbero ba ndite le ipocrisie, come quella di chi afferma che la crisi attuale determina una minore richiesta di manodopera straniera. Intanto per affrontare il problema immigrazione dal governo non riceviamo un solo euro». In apertura di sessione Catalina Schezzini, presidente dell’Ancim, aveva puntato l’attenzione sull’immigrazione in quelle terre di frontiera che sono le isole, «dove è proprio l’immigrazione a fare la differenza, dove è arrivato il mondo, dai fenici ai turisti russi di oggi, e dove la contaminazione ha significato crescita non solo economica ma di civiltà». Altri interventi interessanti quelli di Wanda Cortese dell’Università di Palermo che ha tratteggiato l’evoluzione del fenomeno migratorio e la sua accelerazione dopo il crollo del muro di Berlino, di Carmela Godeau dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) che ha parlato del valore aggiunto costituito dal le comunità transnazionali, e di Gabriele Tomei che ha approfondito il concetto di identità collettiva, che da un lato può escludere e schiacciare, ma può anche essere inclusiva e aiutare a rispettare l’autenticità e la dignità dell’altro. Ha chiuso la sessione il sociologo dell’Università di Padova Renzo Guolo che ha sottolineato la mancanza in Italia di un modello di integrazione culturale. Ad integrare gli immigrati, facendone dei cittadini informati e coinvolti, e non chiusi nelle nicchie delle loro identità di origine, contribuirebbe in maniera determinante il riconoscimento del diritto di voto.


immigrate fila

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