Caro Sergio, sono diversi anni che non indirizzo un mio scritto al tuo giornale, sia perché sono legata a te e ai tuoi collaboratori da un profondo rispetto che mi fa dirigere altrove pensieri e scritti “da salotto”, sia perché se non si ha niente di interessante da dire si può e deve tacere…ma questo l’ho imparato con l’età. Ti scrivo adesso per sottoporti un argomento del quale mi interesserebbe avere la tua opinione, e forse può sollecitare le riflessioni di altri tuoi lettori. Sto seguendo con molta passione, forse troppa, il dibattito popolare inerente i rumori, la musica, i decibel; lo sto seguendo da diversi giorni, ovvero dalle osservazioni apparse su un blog locale inerenti le spiaggiate notturne dei ragazzi, fino alla notizia della improvvisa sospensione della musica, nel centro di Portoferraio. Ho avuto non poche difficoltà a prendere una posizione, che non potesse essere controbattuta o contro argomentata da nuove riflessioni….tuttavia oggi ho avuto una sorta di “illuminazione” (ovviamente meglio questa di una quanto mai inopportuna “annunciazione”!). Orbene, mi trovo a Firenze per motivi di studio, ed essendo il mio alloggio fortunatamente sprovvisto di aria condizionata, la notte sono pressoché costretta a dormire con le finestre aperte. A causa della pulizia delle strade, la notte appena trascorsa è definibile come la classica notte in bianco (avrei preferito una notte bianca….con tutti questi negozi!). Questa mattina ero un cencio, nonostante le litrate di caffè…libri aperti e dormitina in biblioteca. Che figura! Però pensavo….alla fine le pulizie delle strade sono necessarie e utili, in una parola sola funzionali. Allora mi sono detta anche vari tipi di attività che vengono spesso criticate per il loro eccesso di emissioni sonore, forse potrebbero essere risparmiate, in favore della loro funzionalità. Si pensi alla musica…non costituisce una fonte di richiamo ed aggregazione delle persone, in un paese la cui economia, ci piaccia o no, verte intorno al turismo? Le spiaggiate possono essere considerate una attività ricreativa, introitando una sorta di valore socializzante? La conclusione alla quale sono giunta è che un atto che apparentemente può sembrare irragionevole, come appunto la musica alta, si riappropria della sua logicità se contestualizzato e reinterpretato in base al suo scopo. Tu che ne pensi? Linda Del Bono Beh, cara Linda, intanto mi viene da ricordare la mia penultima abitazione che era a piano terra ed in centro storico proprio davanti alla salitella che unisce via Roma e via Elbano Gasperi per superare la quale auto e soprattutto moto e motorini davano delle sgassate tanto forti che spesso nel cuore della notte svegliato di soprassalto, mi ritrovai a contestare ad alta voce “Sei certo che la condotta morale della tua genitrice sia sempre stata ineccepibile?” o qualcosa del genere sempre tipo “budello di ma’!”. Mi ricordo altresì la senzazione di intenso godìo dei primi sonni in una casa come quella in cui abito ancora, allora isolata ai bordi della campagna, intense dormite interrotte solo dall’unica fonte di rotture di coglioni acustiche che sulla zona gravava, il campanile della chiesa di San Giuseppe che proditoriamente scampanava pure prestissimo la domenica, ma dopo un po’, forse convinti dagli ululati belluini e dai cori di moccoli che si levavano dalle case circostanti, che con quel gioioso Din-Don si dannavano più anime di quante ne salvasse la messa, i parroci rinunciarono al festevole e festivo troppo mattutino scampanio. Quanto fino a qui scritto per ribadire che il silenzio, o meglio l’assenza di rumori innaturali, quindi di inquinamento acustico, corrisponde ad una miglior qualità della vita, e non ci piove, però .. Però nemmeno si può pretendere che in un agglomerato umano grande o piccolo si riscontri un silenzio da chiostro monacale o da cimitero, ed è vero anche che, solo prendendo in esame il capoluogo elbano la sovrabbondanza di rumori si manifesta nei mesi della stagione turistica e per il resto è (purtroppo) Mortoferraio. E allora magari sarebbe il caso, in luogo di dividerci tra casinisti e silenziatori, di esercitare vicendevolmente un po’ più di tolleranza, comprendendo gli uni le ragioni degli altri, che se da una parte significa sopportare il carico di rumori connesso con l’esercizio della socialità, all’aumentato carico antropico del turismo, ed anche all’incontenibile necessità dei giovani di fare un po’ di casino, dall’altra quella di non molestare più di tanto (nel senso dei decibel e dell’orario) l’altrui diritto di riposare in santa pace.
totò votantonio