Sono sempre stato un sostenitore delle primarie aperte agli elettori del PD. Credo di essere stato anche uno dei primi iscritti della campagna “Primarie Vere, Primarie sempre”. Come me molti di quelli che adesso sostengono la mozione Bersani e queste primarie vorrebbero cancellarle dallo statuto. Non riesco a capire come possa avvenire il tanto sbandierato, da Bersani, rinnovamento della classe politica se si decide di tagliare fuori milioni di elettori disposti a mettersi in fila e pagare, anche se solo un euro, per scegliere il segretario del Partito che voteranno alle elezioni. Non riesco a capire perché le primarie vadano fatte solo per chi si candida a qualche carica istituzionale e non per quelle politiche, come se queste contassero meno. A mio parere è una forma velata, ma non troppo, di “non disturbare il conducente”. La partitocrazia che rigenera se stessa, la “casta” che non ammette intrusioni dall’esterno nemmeno quando servono a migliorare il partito stesso. Quando il PCI cambiò nome, simbolo e piattaforma politica e partì il percorso che portò la maggioranza di quel partito ai DS, gli iscritti e i dirigenti rimasero chiusi 10 anni nelle sezioni a discutere il perché e il percome e intanto fuori la società stava cambiando e quel partito nacque già vecchio. Vogliamo ripetere lo stesso errore? Ai nostri elettori chiediamo di riempire le piazze e i cortei che convochiamo, gli chiediamo una mano nelle feste e soprattutto gli chiediamo il loro voto ma quando si tratta di decidere è bene che stiano fuori dalla porta dei nostri circoli? Se devo scegliere fra un partito che per avere il segretario nazionale usa il solito vecchio metodo delle cordate interne o il voto di milioni di elettori scelgo senza dubbio la seconda opzione. Come si può pretendere di costruire un partito nuovo, che guarda al futuro, con logiche e strumenti del secolo scorso?! Da qui, e non solo, nasce la necessità di sostenere e promuovere la mozione Franceschini.
Dario Ballini