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Roberto Saviano LA BELLEZZA E L’INFERNO

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 29 agosto 2009

Roberto Saviano è nu quaqquaraqquà, nu fetente che fa il grano con quello che scrive, sputtanando la terra sua. Chi pensa questo, e non sono pochi, non compri questo libro, lasci perdere anche se non farebbe male a leggersi almeno la postfazione e i ringraziamenti, giusto per avere un’idea di che cosa questo ragazzo sia riuscito a smuovere a livello di opinione pubblica internazionale, di solidarietà e vicinanza di premi Nobel, intellettuali, amici, lettori, colleghi. Un movimento di opinione globale sostiene un giornalista che un giorno ha scelto di non vivere più una vita normale, nemmeno di fare il proprio lavoro come lo aveva sempre fatto, in Vespa sulla notizia per le strade di Napoli e provincia, costretto invece in appartamenti di periferia, la vita privata rubata dalle incredibili vendite di Gomorra. Ma restano le parole e la voglia di raccontare, per questo “La bellezza e l’Inferno” merita di essere letto, per l’esplosione di vitalità che traspare dalle pagine già pubblicate su vari giornali, ma ora finalmente raccolte in questo testo edito da Mondadori. Saviano non smette mai di intrecciare la sua vita (soprattutto da recluso) con le sue emozioni; che si parli di calcio, di mafia o di politica estera, quello che scrive si imprime come su una pietra nella memoria e nessuno potrà scalfirlo, perché chi ti vuole cancellare, prima di tutto umilierà te, per poi arrivare a quelle parole che saranno la tua vera salvezza nel momento in cui diventano universali, condivise con chi compra e legge i tuoi libri. Anna Politkovskaja e Lionel Messi ad esempio, sono solo strumenti, il tramite per un giovane che a nemmeno trent’anni è già reduce, per sentirsi vivo e dare un senso ad una passione, crearsi un alibi, o meglio ancora darsi una prospettiva che vada oltre la scorta, l’isolamento, l’oblio dalla vita reale. Non è un caso infatti che alcune delle pagine più toccanti e più intense siano dedicate a due personaggi così diversi. La giornalista russa fu uccisa a causa della sua voglia di sbattere i fatti in faccia ai colpevoli, uno strumento della verità che non puoi nascondere, che ti guarda così dritto negli occhi che non puoi denigrarla, la sua voce è la più forte perché non mente, la notizia esiste solo in funzione della sua penna. Il suo sacrificio si fa cronaca e legittima tutta la sua esistenza. A nessuno ora il diritto di diffamare. Questa è la paura più grande di Saviano: un quaqquaraqquà, nu fetente che fa il grano con quello che scrive, sputtanando la terra sua. Ma Saviano alla fine è un ragazzetto di quasi trent’anni. Cresciuto con il mito di Diego Armando Maradona, un giorno vede Lionel Messi, un uomo che non doveva essere campione ma storpio, e Roberto si innamora di Lionel la Pulce come avrebbe fatto Osvaldo Soriano, di quel futuro mezzo uomo che spacca le convenzioni e frantuma il destino prendendolo di petto, anzi dribblandolo in velocità. Lionel la Pulce non dovrebbe essere lì, Lionel è uno storpio esattamente come Roberto è un quaqquaraqqà, un’illusione per chiunque non voglia credere che l’impossibile non esista, solo chiacchiere e voglia di illudersi, finché Lionel non prende la palla, si ricorda di Diego e ne salta uno, poi due, poi un altro e ancora la palla è lì fra i piedi e ne salta un altro paio prima di scartare a destra e buttarla dentro. Sembrava impossibile dopo Diego: Lionel la Pulce lo fa. Le parole di Saviano spaccano le difese della paura, dell’oblio e della rassegnazione alla solitudine, come un dribbling della Pulce ammazzano la difesa di chi credeva impossibile questo miracolo. Giornalista, scrittore, testimone e capro espiatorio, la scrittura di Saviano si smarca dal quotidiano e dal giornalismo e diventa Letteratura come una finta della Pulce diventa Calcio. Il resto sono chiacchiere. Roberto Saviano LA BELLEZZA E L’INFERNO Mondadori € 17,50


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