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A Sciambere nero

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 25 agosto 2009

Tra le demenziali invenzioni leghiste dei telegiornali in dialetto e della bandiera regionale e la vergogna delle Frecce Tricolori mandate a fare gioiose acrobazie sul cielo di una quarantennale sanguinaria dittatura, la stessa che ci protegge dagli sbarchi dei clandestini (a pagamento) facendoli crepare nei lager libici o rimandandoli a morire nel deserto, tra le figure di merda di un vecchio bugiardo e puttaniere, e la morte per fame e sete e soprattutto per criminale indifferenza di settanta e più disgraziati questo paese (se ancora ha un senso definirlo tale), questo paese rimane in costante equilibrio tra Feydeau e Sofocle tra farsa e tragedia, comunque sempre lontano dalla percezione e dal governo della realtà. Chi semina vento raccoglie tempesta, questa cosa così poco seria, poco rigorosa e ignorante che è quello stalinista partito creatosi intorno all’autocrate che ha la spudoratezza di definirsi “destra”ha carpito con la speculazione su tutte le paure un consenso elettorale strepitoso. A quasi un anno e mezzo dal trionfo siamo già al tonfo, si sbandierano diminuzioni di scippi e rapine senza dire che i reati fiscali sono in impennata, gli evasori gongolano i falsari di bilancio hanno orgasmi, e si trovano sempre meno devianti extracomunitari violentatori da vivisezionare nelle compiacenti e fiancheggianti cronache dei TG del regime, e la cultura della chiusura al mondo di paura del diverso di muscolarità produce sempre più “razzismo quotidiano” si brucia un nero perché è nero, si accoltella un gay perché è gay. Cari lettori, tra le tante spaventose nuove che ci hanno fatto vergognare in questi giorni di essere italiani, due ci hanno particolarmente toccato, apparentemente meno gravi: l’apertura su Face-Book di un gruppo che si chiama “quando vedi il barcone – spara col cannone” ed il pestaggio, da parte di coetanei di un sedicenne brasiliano residente in Italia, anzi nella colta e civile Toscana, e venuto qui con un progetto teso a dargli un’istruzione che la povertà della famiglia di origine non gli garantisce. Ce ne rammarichiamo particolarmente perché tocchiamo con mano che quella cosa schifosa, indegna di un essere umano che si chiama razzismo, ha infettato dei ragazzi e come una immonda bestia si riproduce. Aveva ragione Brecht a chiedere di restare con la guardia alta perché, parlando di nazismo, ricordava: “ .. ventre da cui è nato è ancora fecondo”. A tanto ci hanno portato gli egoismi nazionali e gli affari di bottega, a tanto ci ha condotto una sinistra ora salottiera ora carina e smidollata.


nero black

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