Secondo una consuetudine consolidata da diversi anni sabato di Ferragosto sono andato in pellegrinaggio al santuario della Madonna del Monte per assistere alla prima Messa delle 8,30. Pochi i turisti, molti i devoti di Marciana e numerosi da Portoferraio. Arrivato in anticipo, ho curiosato fra gli ex voto che costituiscono da secoli una caratteristica del santuario: simboli di ogni genere per grazia ricevuta, richieste di grazia scarabocchiate su fogliettini di carta nell'acquasantiera. In cima al mucchio una sbalorditiva richiesta: cara Madonnina, fai che quest'anno Eto'o segni tanti gol per l'Inter! Uno sbalorditivo messaggio che mescola disinvoltamente il sacro e il profano e che si commenta da se. L'ho consegnato a don Franco responsabile del santuario che, da persona arguta, che ne ha viste di tutti i colori, ci ha riso sopra. Da tifoso della Roma spero proprio che il cielo si inquieti e fulmini i palloni calciati da Eto'o.... Romano Bartoloni Caro Romano Non hai idea del rimescolamento che mi ha provocato la lettura delle tue righe, non già perché tu abbia rinnovellato il dolor che in cor mi preme, l'essere assediato da una banda di convinti interisti facente capo alla novantatreenne suocera e che ha ultima propaggine il già scalcicchiante nipote, ma perchè pensando alla Madonna del Monte mi è passata in successione rapida davanti una serie di ricordi di tempi fatti e persone. Mi hai fatto ricordare Franco Bersani il mio amico prete che sta ancora là appollaiato, e che mi fu laicissimamente utile e vicino in un momento nodale della mia vita, e Francesco un amico vero, molto sentito e negli anni poco frequentato, partito troppo presto, un amico con il quale da adolescente avevo diviso l'abitudine, allora considerata un po' bizzarra, di andare a piedi senza costrutto sulle alture, per il puro piacere di elevarsi con lenta naturalezza sul circostante, di sentire il fiato che si scorcia per quanto le viste si allungano. A quel posto in cui di norma si saliva in processione una mattina, (camminavano i primi anni '60) ci arrivammo in due soli e sfilata la chiesa dopo aver bevuto l'acqua gelata del chiostro, passata la canonica deserta ci spingemmo fino al Masso dell'Aquila dove ci fermammo a riprendere fiato perché eravamo saliti al solito a passo rapido. Mi ricordo che sopra quel miracolo di equilibrio creato dai tempi della terra proprio di miracoli parlammo, anzi (come al solito) quasi litigammo, mi pare che avessi appena letto "Perché non sono cristiano" di Beltrand Russel e lui era roccioso nel suo essere credente non meno di quanto lo fosse nel camminare. Per noi adolescenti di quei tempi speranzosi era normale accanirsi con i mezzi che avevamo, in teologia o teosofia con il culo sul granito che ancora scontava l'eredità del freddo della notte, volando su un uccello di pietra sopra una zattera di sasso, ringraziando chi francescanamente (a volte si dice un nome) il Signore, chi illuministicamente la geologia, di aver prodotto quei miracoli tra i quali ci aggiravamo. Ho pensato ad un pallone deviato in corner per intervento dell'Altissimo o meglio ancora sospeso in aria, come il muratore che stava cadendo e che il monacello non sapeva ancora se era autorizzato a miracolare e a far posare dolcemente a terra, nell'episodio del Dizionario Filosofico di Voltaire, per cui il poveretto restava a mezz'aria in attesa che il Priore decidesse se fosse conveniente salvarlo per l'intercessione del neofita o se dovesse continuare il volo verso l'esiziale "patta a rospo". Quelli, caro Romano, erano tempi della passione sociale, della sete del sapere e dell'essere, questi, di cui cui la nostra generazione porterà responsabilità di fronte alla storia, sono i tempi della vacuità culturale e dell'apparire, della crassa ignoranza esibita come merito, di puttanopoli. Siamo in un piccolo Medio Evo nel quale non si bruciano (ancora) le streghe comuniste (tradotto: chi non la pensa come Lui) ma si rivolgono suppliche al Signore per i goal di un extracomunitario dagli scandalosi guadagni che si chiama Eto'o (carne umana pagata a prezzo carissimo, avrebbe annotato il marziano di Diario Minimo). I coglioni sì, c'erano pure allora, ma la coglionocrazia no. un abbraccio
Madonna del Monte quadrotta