In altra parte di questo stesso numero di Elbareport si parla di una "luminosa palla volante capoliverese non identificata", qui raccontiamo in breve (che tanto tempo non c'è a spenderci) invece di una gigantesca ed identificatissima palla portoferraiese aggirantesi in ambienti marini (alle volte si dice: la combinazione!) in luogo di quelli celesti. L'enorme palla di che trattasi è quella raccontata ai suoi elettori dalla lista "marciante" di (appunto) Roberto Marini su un versante di non secondario rilievo come quello della portualità. Dopo averci fatto capire che gli intendimenti di quel cartello rispecchiavano le posizioni assunte da mesi e mesi da Arcipelago Libero (che avanzava una proposta da verificare in fattibilità, ma dignitosa nei principi come quella del miglior uso turistico dell'esistente centrale portualità) ha eletto un gruppo che poi per 3/4 si è schierato (né più, né meno come l'altra opposizione quella dei berlusconiani D.O.C.) su una "astensione amorosa" su un documento di indirizzo destinato a cambiare i destini della città liquidato in 5.400 secondi di consiglio. Un parto veloce che non ha certo sfiancato i puerperi Peria e Zini ripagandoli delle ansie di una lunghissima quanto complicata gestazione vissuta in una riservatezza senza pari, prossima alla clandestinità. Insomma tutto il consiglio allineato e coperto, con l'eccezione di Gasparri (che nel caso ha salvato la sua personale faccia, non quella della sua lista) marcia massiccio verso il Water Front, radicandoci nella nostra opposizione a scelte del pieno "liberismo nautico" solo imbellettate da un po' di vacua retorica di recupero ambientale (di cui dovrebbero comunque beneficiare i meganaviganti) e motivate da una villettante cultura dell'esclusività, dell'affare offerto ai soliti noti, in puro stile berlusconiano. Il compianto Elvio (Pompilio) Guerra, socialista prima e psiuppino poi, aveva una maniera tutta sua per commentare le avvilenti marmellate che rendevano indistinguibili maggioranza e opposizione (e si trattava di pinzillacchere confronto a ciò di cui si discute). Con voce stentorea imitando i bruschi uomini del mare urlava: "Tutti a bordo!!" Ma c'era pure un altro modo di dire diffuso allora tra le ferajesi genti ed ormai perso: "Parte la chiatta!". La chiatta era "la nave dei folli" il barcone da riempire di tutti i matti e di tutte le pazzie dell'Isola da rimorchiare poi verso il continente. Abbiamo eletto un consiglio comunale da chiatta, ora ne siamo certi.
chiatta