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Controcopertina: Water Front, ovvero l'impossibile Costa Smeralda "de noantri"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 14 agosto 2009

Credo si debba guardare al passato quando si progetta qualcosa per il futuro. Dal passato si ricavano spesso idee valide e soluzioni alle quali non avevamo pensato oppure si possono riconoscere errori che possiamo evitare di ripetere. La necessità di intervenire sulla costa della rada di Portoferraio deriva certamente da pesanti interventi compiuti nel passato e da esigenze espresse dal nostro presente. La localizzazione di una zona artigianale/commerciale nel sito delle antiche saline, per fare un esempio, fu una svista, per essere comprensivi, di amministrazioni del recente passato, realizzata fra l'altro senza una intelligente pianificazione e, come purtroppo molte delle sviste italiane, mai adeguatamente risanata. Dalla Salerno/Reggio Calabria alla cementificazione di Ischia all'urbanizzazione selvaggia dell'agro romano, per citare solo qualche perla, troviamo esempi diversi di interventi che, pur nati sulla spinta di bisogni e interessi diffusi spesso solidamente motivati, per varie ragioni hanno risposto in modo gravemente lesivo sia degli interessi sociali che avevano contribuito a produrli, sia dell'ambiente nel quale sono stati realizzati. L'intervento che le istituzioni sia regionali che locali stanno, con il consenso generale o quasi dei nostri amministratori, concretizzando per la rada di Portoferraio, va nella stessa pessima direzione. Risponderà agli interessi di bottega di chi possiede i terreni (e si approprierà con concessioni secolari di quelli demaniali), di chi materialmente si aggiudicherà gli appalti e di chi riuscirà, se riuscirà, a piazzare sul mercato quanto costruito, ma, oltre a compromettere definitivamente il territorio e il mare sul quale verrà effettuato non porterà, nel medio termine, alcun vantaggio economico agli elbani e ai portoferraiesi, anzi, contribuirà ad aumentare le differenze di reddito fra i pochi che saranno chiamati a spartirsi la torta di cemento e i molti che di quella torta respireranno solo l'aria polverosa. Non è possibile, anche volendolo, ripetere l'esperienza fatta con la costa smeralda in un sito come la rada di Portoferraio che, per dimensioni, storia e situazione socioeconomica dei suoi abitanti non è assolutamente paragonabile con la zona allora disabitata che l'Aga Khan decise negli anni sessanta di turistizzare a tappe forzate con risultati che ognuno può soltanto giudicare secondo parametri propri essendo ormai irreversibili. Si dice il "turismo di qualità", ma cosa si intende per qualità? L'impressione è che, accecati dai tempi correnti, si scambi la qualità con la ricchezza esibita, volendo significare che lo scopo di questi interventi sia quello di portare all'elba un turismo ricco, opulento, eccessivo nei comportamenti e di conseguenza nelle spese. Al di là di un giudizio etico che non interessa in questa sede, il ragionamento, anche in puri termini economici, è sostanzialmente da pugili suonati. I siti che sono stati in qualche modo investiti da un simile "turismo di qualità" sono diventati, nel giro di qualche decennio, cloni gli uni degli altri, senza più attrattive proprie né specificità, né possibilità di ricrearle, senza più dunque quella unicità necessaria a richiamare un turismo che, oltre a essere fonte di benessere per coloro che lo ospitano, abbia delle caratteristiche di costanza e magari lenta crescita nel tempo attraverso la distribuzione nelle diverse stagioni dell'anno senza per questo sconvolgere i luoghi verso i quali è diretto. Per favorire e incentivare questo tipo di turismo le nostre amministrazioni sono chiamate a impegnarsi nella manutenzione e nella cura dell'esistente, o nell' immaginare, dove necessari, interventi che non stravolgono o distruggono, ma convivono con, e salvaguardano, quanto è, in sé, la vera ricchezza, non solo economica, di chi ha la fortuna di viverci. La delusione è francamente profonda nel vedere come amministratori dai quali ci attendiamo idee e progetti ben più lungimiranti di quanto noi riusciamo a ipotizzare non riescano invece a riproporre altro che vecchie e abbondantemente fallite politiche di espansionismo immobiliare.


Water Front Portoferraio

Water Front Portoferraio