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Campi boe sostenibili per il diporto in aree marine protette ed isole minori

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 agosto 2009

Il disegno di legge “Istituzione di campi ormeggi attrezzati per imbarcazioni da diporto nelle isole minori e nelle aree marine di maggior pregio ambientale e paesaggistico”, presentato dai senatori del Partito democratico Ranucci, Della Seta e Zanda e da quello del gruppo misto Villari, è stato approvato all'unanimità in Commissione territorio, ambiente e beni ambientali e, con il parere favorevole del governo, approderà in aula il 17 settembre. Il Dl nel 2008 aveva ottenuto il nulla-osta delle commissioni affari costituzionali, programmazione economica e bilancio e degli Affari regionali, e il relatore a palazzo Madama sarò il senatore Raffaele Ranucci (nella foto) che ne è anche il primo firmatario. Il Disegno di legge, apre le Aree marine protette ad una nautica sostenibile prevista anche dal tavolo tecnico sul diporto nelle Amp istituito dal ministero ed al quasle hanno partecipato le associazioni del settore e quelle ambientaliste. Il relatore sarà il senatore Raffaele Ranucci che presentando il Ddl ha spiegato: «Il nostro Paese è caratterizzato da uno dei sistemi ambientali e paesaggistici di maggior pregio, ma risulta essere anche tra i pi§ fragili e delicati. L’eccessiva pressione turistica e antropica che alcuni tratti di costa, le isole minori, le aree marine protette e le aree marine di reperimento sono costretti a subire durante il periodo estivo rischia di comprometterne l’inestimabile valore. I flussi turistici non regolati rischiano, infatti, di aggredire il territorio senza produrre ricchezza e non consentono di generare le risorse in grado di riequilibrare i fattori di disturbo all’ecosistema. Si aggiunga, inoltre, che tali aree soffrono di una cronica carenza infrastrutturale che pregiudica una corretta gestione, ad esempio, di attività quali la nautica da diporto o la balneazione. La mancanza di posti barca o di approdi attrezzati rappresenta un fattore d’isolamento che impedisce una buona fruizione di questi territori di enorme pregio». Il disegno di legge approvato dalla Commissione punta a promuovere un progetto di infrastrutturazione leggera delle isole minori italiane, delle aree marine protette e di reperimento (come l’Arcipelago toscano, che in realtà è in via di istituzione) e di particolari tratti di costa, dotandoli di campi di ormeggio attrezzati dove la pressione del diporto è più alta. «In questo modo – spiega Ranucci - si potrebbero dotare le coste italiane di posti barca in porticcioli off shore per l’attracco e dotare queste realtà di servizi per la nautica da diporto che consentano una corretta fruizione del litorale e dell’entroterra. Un campo di ormeggio così delineato avrebbe inoltre un precipuo effetto di tutela del fondale marino. Il parco boe nasce infatti con la specifica finalità di limitare, se non eliminare del tutto, gli ancoraggi sulle praterie di Posidonia oceanica o comunque in aree con fondali protetti. Il problema degli ancoraggi è alla ribalta delle cronache scientifiche come uno dei principali fattori di impatto sull’ecosistema di Posidonia; un fenomeno che diventa sempre più allarmante ed evidente, soprattutto nella stagione estiva. Ricerche e studi effettuati hanno messo in evidenza la necessità di ovviare a questo problema per ridurre l’impatto ed esistono soluzioni di vario tipo per la realizzazione di campi boe, al momento l’unica alternativa accettabile al divieto assoluto di ancoraggio. La regolamentazione degli ancoraggi e degli accessi nelle aree protette, oltre a rispondere alla predetta esigenza ambientale, si rende necessaria per far fronte alle difficoltà degli approdi particolarmente sentita nel periodo estivo». Ranucci fa gli esempi di altre aree del Mediterraneo che sono salvaguardate da riserve marine, come a Port-Cros (Francia), a Lavezzi (Corsica) o alle Isole Medes (Spagna) che hanno analoghe esigenze e stanno approntando campi boe. Ma senza andare all’estero anche le Amp di Portofino e Cinque Terre ed altre in Italia hanno già strutture simili, mentre parchi come quello dell’Arcipelago hanno avanzato progetti dello stesso tipo che aspettano di esere approvati. Il Disegno di legge ha accolto alcuni emendamenti che rispondono alle indicazioni venute dalle commissioni parlamentari. «In particolare – spiega Ranucci - l’articolo 1 prevede che, allo scopo di tutelare l’ecosistema, gli enti gestori delle aree marine protette possano istituire, con l’impiego di tecnologie informatiche e telematiche, campi di ormeggio attrezzati per le unità da diporto nelle zone di riserva generale e parziale; tali progetti sono sottoposti al parere della locale Capitaneria di porto. Vengono, altresì, delineate le finalità dei campi di ormeggio ravvisate nella riduzione del fenomeno di aratura dei fondali vulnerabili da parte di ancore delle unità da diporto, nell’erogazione di un numero limitato di permessi di stazionamento nell’area, determinato dal numero di gavitelli disponibili, e nella trasparenza di accesso ai campi ormeggio, attraverso idonee forme di pubblicità e prenotazione non onerosa». Gli enti gestori dei campi di ormeggio definiscono le tariffe orarie e giornaliere di stazionamento e destinano una quota del 15% alle barche a vela, individuano per l’ancoraggio delle boe sistemi compatibili con le caratteristiche dei fondali che assicurino il minore impatto ambientale,adottano sistemi adeguati e tecnologicamente avanzati per il monitoraggio remoto delle boe e dei pali a terra, verificandone costantemente posizionamento e funzionamento. Anche i comuni, che non compresi nelle Amp o nelle are di reperimento, ma con tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica ed antropica, potranno istituire campi ormeggio attrezzati, ma doivranno comunque «redigere mappe ecologiche e di vulnerabilità dei fondali nonché lo studio di incidenza nelle aree appartenenti alla rete “Natura 2000”», cioè Zone di protezione speciale, Siti di interesse comunitario ed Important bird areas. «L’articolo 2 - dice il relatore - riguarda le aree marine di reperimento, all’interno delle quali i comuni, in regime di esenzione concessoria e con la facoltà di affidare l’allestimento e la manutenzione a terzi, possono istituire i campi di ormeggio secondo i criteri e le finalità individuati dall’articolo 1. L’articolo 3, infine, stabilisce che i campi di ormeggio vengano segnalati in base alle indicazioni che i comuni e gli enti gestori acquisiscono dall’Istituto idrografico della Marina».


mola campo boe

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