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Peria: Sgombero Nomadi. Andava fatto, si è fatto ma con una "rete di protezione"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 agosto 2009

Talvolta di fronte ad una scelta controversa chi governa si trincera dietro l’espressione “è un atto dovuto”; è infatti questo un modo per dire che, in base alla legge ed ai doveri istituzionali, non si è espressa, nel promuovere un’iniziativa, alcuna valutazione discrezionale. Andava fatto e si è fatto. Riguardo alla mia recente ordinanza di sgombero dell’insediamento abusivo all’ex Centrale Enel non me la sento di dire semplicemente questo, anche se l’atto era oggettivamente dovuto; non me la sento perché mi sembrerebbe di eludere le mie responsabilità anche etiche di amministratore, il mio dovere di non far soggiacere di fronte ad una norma le ragioni di una scelta che, lo sapevo bene, non poteva non avere conseguenze politiche, non poteva non colpire alcune sensibilità. A questo proposito vorrei dire che ho rispetto delle ragioni di chi dissente, fino al punto di spingersi persino a similitudini a dire il vero parecchio estemporanee con altri sgomberi, quale quello del vecchio canile, o di chi vede in questa scelta una sorta di vittoria di un perbenismo superficiale e provinciale, di un malcelato senso della sicurezza costruita sul rifiuto del diverso; ho profondo rispetto di queste opinioni perché corrispondono ad una sensibilità umana e sociale che in linea generale apprezzo, ma non posso condividere larga parte di quanto è stato scritto e vorrei spiegare perché. L’ordinanza dell’ex Enel, prima che un atto dovuto, era un atto necessario, venuto dopo diversi mesi di attenzione e di monitoraggio compiuto dall’Amministrazione. In questo anno abbiamo visto l’insediamento abusivo crescere, gli occupanti aumentare costantemente, le condizioni umane ed igieniche diventare insostenibili. Non intervenire voleva dire far ulteriormente incrementare qualcosa che poi, per le sue caratteristiche, più che per le sue dimensioni fisiche, sarebbe divenuto ingestibile, sotto tutti i punti di vista. In questi anni, con Cosetta Pellegrini, abbiamo aiutato molti stranieri, rom o di altre nazionalità ed abbiamo cercato di farlo attraverso un percorso di integrazione che non piegasse le loro abitudini di vita alle nostre, ma che, attraverso la mediazione sociale e culturale favorisse dei punti d’incontro e di contatto possibili. Quello che però non si può accettare è che si generino dei modelli d’insediamento e di vita totalmente insostenibili dal punto di vista umano, prima ancora che sanitario. Se per qualcuno essere progressista vuol dire tollerare che si creino tuguri, dove le persone vivono in condizioni subumane, in totale distacco sociale dal resto della comunità, allora consideratemi pure qualcos’altro, perché ritengo che l’accoglienza non possa prescindere dal rispetto delle regole che governano la reciproca convivenza; non solo: è proprio dalla passiva accettazione di certi fenomeni, dall’incapacità di governarli, in nome di un malinteso senso della tolleranza, o di una confusa sensibilità progressista, che nascono i ghetti, o, come reazione, il rifiuto dello straniero, le magnifiche cavalcate demagogiche di certa destra, l’idiozia delle ronde e l’esercito nelle strade delle nostre città. Credo peraltro che la determinazione nel rimuovere quello che è un insediamento inaccettabile, non possa prescindere da un’attenzione sociale ed umana per le persone, dalla disponibilità a dare loro quel sostegno sociale che verrebbe concesso a qualsiasi cittadino in analoghe condizioni, disposto ad accettarlo e riceverlo. La rete di protezione il Comune l’ha costruita parallelamente all’ordinanza di sgombero, se Val e la compagna vorranno, potranno usufruirne. Il futuro delle nostre città è nell’accoglienza e nell’integrazione; ma queste ultime non possono prescindere da regole e principi; senza di essi si genera solo un ottimale brodo di coltura per il peggiore dei mali sociali, l’intolleranza e si spiana la strada a chi vuole costruire sulla paura e sul rifiuto dell’altro il caposaldo più forte della propria fortuna politica.


peria solo e sconsolato

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