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Controcopertina: Angelo Drusiani - Quei fischi bolognesi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 agosto 2009

Ciao Sergio. Se il 2 agosto cade di sabato o domenica, gli unici giorni in cui sono in città, partecipo alla manifestazione in ricordo delle vittime dell’attentato alla Stazione Centrale di Bologna. Domenica scorsa, in occasione del 29° anniversario, ero presente, dapprima seguendo il corteo, poi ascoltando Paolo Bolognesi, il Presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime. Come sempre, ho provato molta emozione, nel vedere sfilare i Familiari, perché ho ancora ben viva la scena dell’attentato. Lo vidi circa mezz’ora dopo le 10,25. Perché ho ascoltato solo il Presidente dell’Associazione Familiari? Perché ho immaginato che, quando avrebbe parlato il ministro della Repubblica, in questa occasione Sandro Bondi, una parte dei presenti avrebbe fischiato. Dai telegiornali, ne ho avuto conferma. Ahimè, si tratta ormai di un rito, che s’accentua se il rappresentante dell’ Esecutivo è di centro destra. Io credo che Bolognesi abbia ben rappresentato lo stato d’animo non solo dei familiari, ma di chi ancora ritiene che non tutta la verità sia stata detta. Il suo atteggiamento nei confronti dei condannati è stato fermo e determinato. Il messaggio è stato chiaro, come sempre, peraltro. So benissimo che, probabilmente, tutto ciò non produrrà nulla di particolare, ma credo che la battaglia vada condotta seguendo la linea che ha sempre percorso l’Associazione Familiari. Mi lascia perplesso l’atteggiamento di quel gruppo di persone che, in parte, se ne va e, in parte, non lascia parlare il ministro presente. Io credo che la storia non sia maestra di vita, perché, in caso contrario, visti anche i risultati elettorali, che senso ha mantenere questo comportamento che, a me, pare irrispettoso dei principi democratici? Se anche non si condivide il pensiero del rappresentante del Governo, credo che sarebbe comunque opportuno lasciare che esprima il proprio parere e che, se non si è per nulla d’accordo, dissentire, al termine del suo intervento. Perché ti parlo di un argomento che nulla a che fare con l’Elba e con le problematiche che la riguardano? Perché m’incurioscise moltissimo il tuo parere. Mi piacerebbe sapere che ne pensi, alla luce delle tue esperienze politiche. Un abbraccio. Angelo Drusiani Caro Angelo Sarà perché quanto alla libertà di espressione del pensiero mi sento più vicino a Voltaire che a Marx ma mi verrebe di sovrapporre quasi il mio non autorevole punto di vista al tuo. In linea generale in una simile occasione occorrerebbe considerare che chi partecipa in nome e per conto dello Stato e che testimonia in quel momento il suo impegno, fosse pure individualmente un inetto ed un cialtrone, dovrebbe essere rispettato per quello che rappresenta. Ed hai anche ragione nell'affermare che sarebbe meglio ascoltare uno prima di contestarlo. Però ... Però è anche vero che chi semina vento raccoglie tempesta e di vento antidemocratico, muscolar-repressivo, autoritario il governo del tremulo Bondi ne ha seminato parecchio. Voglio dire che non si può trattare a pesci in faccia ogni opposizione, non si può trasformare un parlamento in un fiducificio, non si può occupare la Rai, non si può tentare di imbavagliare la libera informazione, non si può mettere a capo di un organo parlamentare dell'antimafia l'avvocato che ha difeso l'assassino camorrista di Don Peppe Diana (ed il premier), non si può mandare lo stato a puttane e le puttane allo stato (nel senso degli edifici che lo rappresentano) e pretendere da chi avversa questa banda di prepotenti beceri, sempre compostezza ed educazione. Caro Angelo tu non sei la casalinga di Voghera, sei un giornalista che per professione deve sapere cosa si pensa nel resto del mondo del nostro paese, sono certo che mi capisci se ti dico che qualche giorno fa mi sono vergognato come un pellaio, quando un mio nipote (acquisito) inglese è venuto a cena da me portando, senza alcuna malizia, il suo giornale sul quale campeggiava a tutta pagina un titolo che si poteva tradurre: "Gli italiani vivono in un universo parallelo". Questo siamo diventati Angelo una locomotiva che fila veloce verso una "democrazia autoritaria" con un satrapo a far da macchinista, una repubblica a libertà condizionata, in cui si esibiscono i pagliacci del mondo. Ovvio che in una tale situazione chi non ci sta sfrutti propriamente o impropriamente ogni tribuna per manifestare il suo dissenso, il suo disgusto per un potentato sempre più da paese bananiero. Mi auguro anche io, celebrazioni diverse e più composte, e rispetto verso uno Stato autorevole (e non autoritario) magari finalmente capace di sanare le ferite sanguinanti conducendoci a scoprire quello che assurdamente ancora non si sa, su quella ed altre stragi, a distanza di decenni. Mi auguro un paese normale. Un abbraccio


strage stazione bologna

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