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Sognando il Ponticello

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 06 agosto 2009

Romania-Italia solo andata. Era il biglietto di Val ed Emanuela. Con il passaporto europeo in tasca tutto sembrava possibile, perfino un lavoro ed una casa. Dopo un periodo di ricerca, di assestamento, di conoscenza di quella lingua italiana, simile perche Traiano aveva scorrazzato e spadroneggiato nell’antica Dacia duemila anni fa, Val e la sua compagna (sordomuta) avevano iniziato ad ambientarsi. Non in un rispettabile monolocale senza riscaldamento affittato in nero da ottobre a Pasqua, non i un decoroso container degli Orti. In una baracca, al Ponticello, il quartiere-schifezza a ridosso del centro storico rinascimentale. Forse, stretti da due giganti di ruggine, una capanna di legno sarebbe apparsa il male minore. Invece no. Si è scoperto che non si può tollerare chi non chiede nulla, che questo modo di vivere contrasta con l'alto principio dell'integrazione tra i popoli. Val non può neppure dire: “toglietemi tutto ma non la mia baracca”. Non solo non ha nient'altro, ma soprattutto la baracca non è un orologio. Allora di fronte a questa testimonianza di semplicità, a questo modello che si contrappone all’accumulo, al Pil offeso perché se tutti facessero così non ce la farebbe più a crescere, dobbiamo intervenire. Il sindaco, di centrosinistra, deve dare l’esempio. Il water-front, che in italiano significa “bonificare il mare con il cemento con la benedizione della regione Toscana”, non ammette deroghe. Una baracca di legno sarebbe il corpo estraneo, il monito che si può vivere anche senza un posto barca o la port-security. Il memento mori dello sviluppo. Come non capire. Il mite Val ha un milione di significati. Mette in crisi le coscienze. Quelle “buone” che si sentono in colpa perché vivono in sicuri appartamenti, quelle “cattive” perché Val non è un potenziale consumatore. Si è pure messo in proprio nel campo dell’elemosina, adesso è uomo povero, ma nessuno lo può sfruttare. Di questi tempi, non sta bene desiderare soltanto una baracca. Se tutti facessero così, come ci si rimetterebbe in piedi dalla crisi? Fa bene il sindaco, di centrosinistra, a ripristinare la legalità, quella economica , quella estetica. E’ un sindaco giusto, con la legge dalla sua parte, sarà un grande sforzo della macchina comunale abbattere l'unico abuso di legno (perché tutti gli altri ormai sono in cemento armato), ma è suo dovere. Il sindaco, di centrosinistra, ha detto che “la rete di protezione il Comune l’ha costruita parallelamente all’ordinanza di sgombero, se Val e la compagna vorranno, potranno usufruirne”. Dov’è? Perché non dice qual è? Fino a due giorni fa nessuno dei suoi assessori rispondeva al telefono. Sappiamo che qualcosa si muove, ma soltanto da martedì scorso. Sistemare la questione è comunque un dovere di chi amministra, ma la situazione è talmente delicata che, se davvero si troverà una soluzione, saremmo pure disposti a ringraziare chi garantisce i diritti inviolabili di una persona, considerandoli, nel marasma nazionale, non più così scontati. Per quanto ci riguarda, saremo sempre e comunque dalla parte di Val, proprio perché ci sentiamo in colpa di non saperlo aiutare, di vivere in un paese in cui le leggi giuste sono contro le persone perbene, e di non essere capaci, non solo di vivere come lui, ma di parlare con così tanta nostalgia di un tugurio che ha continuato a riparare per tutto l’inverno, perché ci pioveva dentro.


rom campo nomadi centrale

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