La lettera della mamma di Capoliveri che invita a svegliarsi, a mobilitarsi per impedire il degrado per i giovani, per il dilagare di bullismo e quanto altro c'è di peggio, è la risposta anche allo "sgombero" dei rumeni a Portoferraio, di cui hanno scritto Elena o Maestrini e Giovanni Gay. Si potrà dire che le questioni sono ben diverse, ma secondo me non tanto. Il punto è proprio quello che dice la signora: mobilitarsi per il bene comune dimenticato. Sia per la faccenda dei ragazzi che si ritrovano sempre di più soli di fronte alle insidie della società, sia per i casi di aiuto a persone in difficoltà, la soluzione può venire dalla condivisione dei problemi, come ribadisce la capoliverese. Le migliori risposte possono venire da una mobilitazione reale della gente, di singoli, associazioni, enti pubblici e privati, che decidono di contribuire volontariamente affrontando i problemi. Non risolvono certo questi interventi più o meno illuminati sui media, anche se servono a mettere in evidenza le cose, a creare un dibattito democratico. Dobbiamo trovare capacità di unione verso tematiche di interesse sociale e lo possono fare sindaci di sinistra come quelli di destra, insieme, e altri. Se questo non accade e va avanti la degenerazione della vita in atto, verso il totale individualismo, il puro consumismo, saremo presto ridotti ad un drammatico e generico “si salvi chi può”. Ma ci siamo già. Il circolo culturale Pertini ha avviato, con il proprio impegno fatto di volontariato, grazie ai nostri soci Luigi Peri e Giuseppe Romano, coinvolti dall'assessore al sociale Pellegrini, i primi due tentativi di sostegno a casi umani difficili, nella speranza di incidere, seppure parzialmente, su alcune problematiche. Piccoli passi. Occorre andare in questa direzione, ricercare, insieme, il reale senso di giustizia e di solidarietà. E' molto difficile ma un tentativo va fatto e va ben strutturato. Del resto a Portoferraio è stata istituita anche la Consulta del Sociale, che potrà svolgere un ruolo importante in tutto ciò. Sono in ballo le sorti delle fasce più deboli della società: giovani, meno giovani, immigrati, donne e altri, come ricordava il compianto Don Marcolini. Se si aspetta, o si confida, che gli Enti possano agire, da soli, sarà raro poter risolvere certi casi. E ritorna il concetto di mobilitazione. Troppo facile concludere dicendo che Pertini ha sacrificato la vita per fare l'Italia repubblicana e democratica, ma non sarebbe stato di certo d'accordo con la degenerazione che siamo vivendo. E' tempo di rimettere in campo la solidarietà, recuperando un certo nostro Dna dalle tradizioni, per sconfiggere questa non cultura che sta avanzando. Certo tra il dire e il fare.. Stefano Bramanti del Circolo Pertini (info@circolopertini.org) Approfittiamo della pubblicazione della lettera di Bramanti per segnalare che (fortunatamente) nelle ultime giornate diverse persone, tra le quali alcuni amministratori, si sono attivate per trovare una soluzione al problema derivante dalla esecuzione dell'ordinanza di rimozione della baracca dei supposti nomadi (in realtà delle 4 persone dimoranti presso le rovine della ex-centrale ENEL una sola si può considerare Rom). Il Sindaco Roberto Peria ha anche annunciato un suo intervento pubblico sulla questione sui mezzi di informazione che dovrebbe arrivare nelle prossime ore.
giovani sbracati