Giovanni Baroni detto “Mingrino” per la sua costituzione poco robusta, era stato un fascista della prima ora, ma al di là delle espressioni talvolta trucibalde era una persona mite, e una vittima designata di una serie infinita di scherzi. Gli antifascisti suoi coetanei al bar Roma più che scontrarcisi lo prendevano continuamente per il culo: gli attaccavano col nastro adesivo al cappotto fogli sui quali c’era scritto “Fascistaccio” che Baroni si portava in giro ignaro, baravano spudoratamente (fattispecie Teodolindo) giocandoci a carte, a scopa o alla mariaccia, organizzavano performance canore nelle quali a comando tutta la sala carte quando entrava lui si metteva a cantare Bandiera Rossa, continuavano a ripetere la fola che lui aveva fatto la Marcia su Roma sì, ma che non l’aveva portata a termine in quanto fermatosi per due giorni in un casino a Civitavecchia. Erano anni quelli in cui si andava volentieri al bar a vedere in televisione gli eventi sportivi con gli amici, ed una sera in TV c’era il match pugilistico Benvenuti-Monzon. Qualcuno notò che Mingrino seguiva le fasi che precedevano l’incontro con una inusuale partecipazione. Qualcuno si chiese il perché e qualcun'altro spiegò “Chiaro .. Benvenuti è fascio!” A quel punto scattò lo scherzo: dopo un rapido passa-parola tutta la sala fingeva di fare un tifo indiavolato per l’argentino Monzon contro l’italiano Benvenuti, facendo incazzare bestialmente il sorpreso Baroni. Per giunta Monzon pestò Benvenuti come un tamburo e l’italiano perse il titolo. Baroni rattristato lasciò la sala per ultimo, ma fu ferocemente incicciato, mentre passava davanti alla cassa, da Gigino Villani che volle girare il coltello nella piaga e facendo riferimento a cose che in effetti erano accadute quel giorno disse: “Certo Baroni che giornata oggi per un fascista come lei … l’Italia ha riconosciuto la Cina, c’è il Negus Hailé Selassié in visita a Roma, lei ha perso sei scope di fila con l’avvocato Lupi, n’ha toccate anche Benvenuti da Monzon ….” “Hai ragione - disse facendosi più curvo e avviandosi all’uscita Mingrino – è meglio che me ne vada a letto, avesse a capitammene qualche altra!” Orbene ci è tornato in mente quell’episodio di una quarantina di anni fa, pensando a come deve sentirsi oggi un antiparco elbano di quelli DOC o di più recente fede, uno che solo a sentire nominare Legambiente gli vengono gli sturbi, nell’apprendere, leggendo questo numero del giornale, che: a) Sono finite nel cestino le promesse di abolire parchi ed Amp: l’Italia ha recepito la Direttiva Ue per l’ambiente marino (evidentemente i solenni impegni legaioli e i viaggi a Roma sono serviti a meno d’un cazzo); b) Aree marine protette: la Prestigiacomo fa il marchio di sostenibilità per la valorizzazione (idem come sopra) c) Si è risolta in un fiasco anche la seconda asta, e il brutto affare dell’ecomostro di Stato del Villaggio Paese, è risultato troppo caro anche per gli speculatori (Bosi dice che lui uno che è interessato lo conosce, lo faccia conoscere anche all’agenzia del demanio che è meglio) Che giornatina eh?
Benvenuti Monzon