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Simenon, il Mediterraneo e l'Elba nell'ultimo lavoro di Maria Gisella Catuogno

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 28 luglio 2009

E' da oggi dal Libraio di Calata Mazzini l'ultimo lavoro di Maria Gisella Catuogno, Vento nelle vele Ed. Aletti, che racconta la crociera di Georges Simenon e della giovanissima moglie Tigy nel Mediterraneo, dal maggio all'ottobre 1934. La tappa più lunga è proprio da noi, perché l'equipaggio era elbano. Nella sezione Racconti del giornale il Capitolo IV, dedicato all'Elba. Quest'anno ricorre il ventesimo anniversario della morte di Simenon: Quello di Gisella è un piccolo omaggio allo scrittore, creatore dell'indimenticabile commissario Maigret, ma anche acuto osservatore della realtà del suo tempo. Vento nelle vele sarà presentato a Cavo, presso la Rotonda dell'Hotel Pierolli, alle 21,30 del prossimo 20 agosto. Questo testo si ispira molto liberamente a un diario di bordo di Georges Simenon, La Meditérranée en goélette, Ed. Le Castor Astral, 1999. Ne sono venuta casualmente in contatto per un mio lavoro sull’Isola d’Elba, dato che l’equipaggio della goletta con cui lo scrittore fece il periplo del Mediterraneo, tra il maggio e l’ottobre del 1934, insieme alla mogli Tigy, era del mio paese. Nell’estate di alcuni anni fa ne ho fatto la traduzione italiana, che ho parzialmente utilizzato per raccontare le vacanze elbane di ospiti illustri, in un capitolo de Il mio Cavo tra immagini e memoria. Nell’estate del 2008, in occasione del Festival del cinema e delle isole di Rio Marina (Li) dedicato lo scorso anno a Georges Simenon e alla riduzione cinematografica dei suoi romanzi, tale opera è stata presentata come testimonianza originale e acuta della realtà mediterranea degli anni trenta da parte un intellettuale continentale avvezzo a processi sociali e economici di ben maggiore dinamismo e modernità. Lo scrittore riesce a esprimere nelle sue pagine il cuore della civiltà nata sulle rive del mare nostrum, la staticità legata proprio a un passato di mito e di storia eccelsi, che ne hanno forgiato carattere e ritmi, con una scrittura immediata e ironica, particolarmente spontanea e informale, com’è tipico del genere diaristico, evitando qualsiasi mediazione letteraria, se non nei riferimenti, talvolta quasi sarcastici, a intellettuali a lui coetanei, considerati troppo sicuri nei giudizi e nelle valutazioni della complessità contemporanea. L’idea di utilizzare Il Mediterraneo in goletta per ispirarmi a questo racconto lungo (o romanzo breve) dei vagabondaggi turistico-culturali di Georges e Tigy Simenon, è nata dall’impossibilità di far conoscere direttamente il testo simenoniano nella traduzione italiana che ne ho fatto, dato che le case editrici cui l’ho proposta o non si sono impegnate abbastanza per ottenere il permesso dalla Fondazione o sono interessate esclusivamente alla pubblicazione dei romanzi dello scrittore belga, di sicuro più appetibili commercialmente. Desiderando fortemente far conoscere questa cronaca, che ha il sapore del saggio, per le riflessioni che contiene sull’essenza della mediterraneità, ho pensato di offrirlo come il mio racconto dell’esperienza vissuta dalla celebre coppia, immaginando e approfondendo i loro reciproci rapporti e quelli con l’equipaggio o descrivendo i luoghi del loro pellegrinaggio profumato di salsedine, non tanto nei particolari geografici quanto negli arabeschi storici o leggendari che li riguardano. Da buona isolana, proprio alle isole ho riservato uno spazio privilegiato: a partire da Porquerolles, di cui Simenon parla poco ma che so essergli stata nel cuore a lungo, tanto da divenire il milieu di almeno due suoi romanzi, fino alla mia Elba, cui dedico il capitolo più lungo. Il motivo non è solo affettivo: qui infatti si articola la sosta più consistente, tessuta di incontri non superficiali con gli abitanti e da riflessioni che scaturiscono dall’osservazione del modus vivendi dei locali. Ho immaginato anche un incontro col fondatore del futurismo Filippo Tommaso Marinetti, che in quegli anni frequentava l’isola. Ma molte pagine, ben più che nel Diario, sono dedicate anche alla Sicilia, a Malta e alla Sardegna perché la storia e il mito che le hanno plasmate mi suscitano un’attrazione irresistibile. Simenon non si limita a esplorare il Mediterraneo nostrano: grande attenzione è esercitata anche nei confronti della quarta sponda, del mondo arabo e della sua cultura, nel tentativo di capire una realtà e una mentalità altre. Non poteva neppure mancare, da parte di un frequentatore di luoghi di piacere come lo scrittore belga, una dettagliata descrizione dei bordelli mediterranei del tempo, dalla Costa Azzurra alla Turchia, in un’analisi socio-psicologica dell’amore mercenario, che, al contempo, incuriosisce e fa riflettere. Ho riportato in corsivo le parti riprese direttamente dal testo simenoniano; il resto, che comunque riprende fedelmente l’itinerario della crociera, è frutto della mia fantasia. Mi auguro che quel vento che a lungo spirò tra le vele dell’Araldo in quella primavera-estate del 1934, soffi un po’ anche nelle nostre, per renderci partecipi di un’avventura culturale e umana degna di considerazione.


vento nelle vele gisella catuogno

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