Ritengo inopportuno e ingiusto cambiare un segretario eletto cinque mesi fa, un tempo troppo breve in cui, tuttavia, Franceschini si è dimostrato capace di scegliere e decidere: sulla laicità è stato risoluto, ha guidato il PD in Europa fino alla costituzione dell’Alleanza Progressista insieme ai socialisti e ai socialdemocratici, e ha dimostrato di volere un partito vero e radicato nel territorio. Il mio è il sostegno a un uomo che ha le qualità umane e politiche per rilanciare il Partito Democratico affinché sia un partito aperto e plurale: “la casa comune dei riformisti”, un partito capace anche di promuovere una nuova generazione di dirigenti sulla base del merito e delle capacità. La forza del Pd devono essere i circoli, e i circoli e le primarie non sono in antitesi. Sono convinto che non si debba tornare indietro, ma si deve superare ogni nostalgia e impedire che si ritorni a quello che c’era prima. Sostengo Dario Franceschini perché così possiamo realizzare un partito che abbia radici salde nella società e perciò più aperto e coraggioso ad ogni innovazione culturale e programmatica, un partito che sia per davvero solido, senza rifare un partito del secolo scorso.
Lorenzo Marchetti