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A Sciambere del correggere e del tacere

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 18 luglio 2009

(da www,camminando.com) TACERE, purtroppo, è un verbo irregolare, nel senso che coniugandosi all’indicativo e al congiuntivo, in alcune persone, singolari o plurali, raddoppia la C. Per carità, non è una gran regola, ma lo diventa quando a sbagliare sono coloro che da un po’ di tempo montano in cattedra ed usano la grammatica italiana come strumento di lotta politica. Quasi a dire: “Noi siamo classe dirigente perché conosciamo la lingua, i destri sono solo dei buzzurri perché, al massimo, conoscono il dialetto”. TACERE, quindi, quando non si conosce la grammatica, è sempre buona norma. Saluti elbani Pasqualino P.S. Sappia, inoltre, il compagno correttore dei comunicati padani, che “da”, quando è voce del verbo dare e non preposizione, si scrive con l’accento! Caro signor Pasqualino In primo luogo vorrei farle notare che è un po’ spocchioso il vezzo di citare qualcuno senza citarlo, in evidente segno di sottovalutazione, e di seguito manifestarle il mio concordare pienamente con un concetto da lei espresso: chi corregge deve avere padronanza della disciplina in cui si avventura. Ciò premesso mi duole rilevare che una cosa che lei ha solennemente affermato è non vera o quanto meno non esatta, in quanto fior di linguisti accettano come corretto l’uso sia del “tacciamo” che del “taciamo”, a riprova in diverse grammatiche troverà la voce verbale coniugata nelle due forme, nonostante che lei unitamente al correttore automatico di MSWord bocci inesorabilmente il “taciamo”. La questione (che immagino appassionerà moltissimo chi ci legge) è comunque antica, se addirittura uno dei padri della filologia italiana, il Mastrofini nel suo “Dizionario critico de’ verbi italiani conjugati” al contrario di lei riporta come corretta la forma “taciamo” e stigmatizza come “erronea” la forma “tacciamo”. Come dire, almeno sull’argomento si taccia (due C) lei che forse è meglio. Le chiedo inoltre di credermi sulla parola, so perfettamente quali monosillabi debbano essere accentati e quali no (e perché), conosco le preposizioni semplici quelle articolate, ma comprenda, un po’ l’età, un po’ la mole del lavoro che svolgo… uno o più errori nel digitare e qualche distrazione credo siano perdonabili. Ma la ragione vera per la quale ho deciso di risponderle è un’altra: la sua affermazione: “ …Quasi a dire: “Noi siamo classe dirigente perché conosciamo la lingua, i destri sono solo dei buzzurri perché, al massimo, conoscono il dialetto””. Lei mi attribuisce in tal modo un pensare ed un agire da perfetto idiota, che non posso accettare. Ho conosciuto nella mia vita persone di destra dotate di una raffinata cultura ed elementi che si definivano di sinistra colti quanto la mitica capra dello Scaglieri. Per me uno non è buzzurro se è di destra, uno è buzzurro, cafone, ignorante, dotato di uno spirito di patata, incline all’uso di una fraseologia da squadrista se è tale. Non sarà allora, signor Pasqualino, che lei è molto più prevenuto nei confronti della sinistra (visto che ne dà una immagine così trinariciuta e caricaturale) di quanto in fondo non sia io nei confronti delle destre? Saluti tout-court


silenzio tacere

silenzio tacere