Sarà la Camera a deliberare se il reato per il quale è indagato Matteoli sia stato commesso nelle funzioni di ministro o meno e se, dunque, a giudicarlo debba essere un tribunale dei ministri o un tribunale ordinario. E’ questa la decisione presa dai giudici costituzionali in camera di consiglio. Nel 2004 Matteoli fu indagato per aver informato il prefetto di Livorno di un'inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio all'Elba. Gli atti dell'inchiesta erano stati trasmessi al tribunale dei ministri di Firenze in quanto, all'epoca, Matteoli era responsabile del dicastero dell'Ambiente. Il tribunale dei ministri di Firenze aveva però ritenuto che non si trattava di reato ministeriale e dunque aveva inviato direttamente gli atti alla procura di Livorno. Il procedimento era dunque arrivato, un paio di anni fa, alla fase del rinvio a giudizio. Ma, a questo punto, la Camera dei deputati ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti di entrambe le autorità giudiziarie, quella di Firenze e quella di Livorno, sostenendo che era necessario un via libera parlamentare alla trasmissione degli atti dell'inchiesta. Tesi, quest'ultima, sostenuta anche da Giuseppe Consolo, deputato del Pdl che nei mesi scorsi aveva presentato una proposta di legge ribattezza, appunto, 'lodo Consolo'. Dal momento, però, che quel progetto di legge non è stato mai preso in esame dall'aula e che dunque un rinvio del conflitto davanti alla Corte Costituzionale, già verificatosi nei mesi scorsi, non è stato più ritenuto opportuno, la Corte ha oggi deciso. A deliberare, dunque, sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteoli sarà pertanto la Camera. La decisione della Corte sarebbe stata adottata a maggioranza e - secondo quanto si è appreso - non avrebbe visto concorde il relatore della causa, il vicepresidente della Corte, Ugo De Siervo. Non sarà dunque lui a scrivere le motivazioni della sentenza ma un altro giudice.
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