La lunghissima risposta di Yuri Tiberto, Consigliere comunale di Campo nell’Elba, Delegato alla tutela e fruibilità ambientale del mare e delle coste e ai rapporti col Pnat, a Legambiente denota una discreta difficoltà a padroneggiare la materia Aree marine protette che cerca di nascondere con la tecnica del confondimento delle carte, con la fuga all’estero o su Wikipedia. Purtroppo per lui le carte, sia date con mazzo toscano, francese o milanese, servono a giocare allo stesso gioco, che è fissato dalle leggi nazionali sui parchi di Italia e Francia e dagli accordi internazionali ed europei sottoscritti da Italia e Francia che parlano di ampliamento della rete delle Amp, secondo le regole esistenti e non secondo i desiderata di Yuri Tiberto. L’ultima a dirlo è stata il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo scrivendolo nero su bianco sulla Carta di Siracusa: «Incrementare, promuovere e gestire efficacemente una rete protetta di aree marine e terrestri, al fine di favorire nuove opportunità economiche e di impiego, ed anche promuovere nuovi e innovativi meccanismi finanziari, come l’iniziativa Life Web. 16». Non a caso ieri l’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn ) ha chiesto al G8 di tenere conto di quel documento approvato dai suoi ministri dell’ambiente solo nell’aprile scorso. Appurato che le Amp si fanno su queste basi e secondo gli accordi sottoscritti dai nostri governi (centrodestra e centrosinistra) e non secondo i desiderata di Tiberto, vediamo di rispondere ai punti essenziali e più seri sollevati dal neo-consigliere-delegato, magari per scoprire qualche trucchetto di troppo. 1) Tiberto trasecola che solo oggi Legambiente prenda in considerazione le tesi di due consiglieri comunali elbani, dovrebbe sapere, perché gli è stato spiegato pubblicamente e privatamente, che finché le strampalate tesi sulle Amp le dicono due pittoreschi signori con ambizioni assessorili a Legambiente la cosa interessa poco, se le dicono due signori che ricoprono cariche istituzionali la cosa cambia. Cambia anche per i nuovi Consiglieri comunali, che non possono più nascondersi dietro gli insulti e gli sberleffi scaricatici addosso da comodi blog o attizzando la canea antiparco; 2) Tiberto, per screditare i “divieti” dei parchi italiani, scopre che in Francia sono identici (ma fatti rispettare meglio), ma non sa, o fa finta di non sapere, che la legge 394/91, proprio perché apre i Parchi alle comunità locali attraverso l’istituzione della Comunità del Parco (che se all’Elba non funziona non è certo colpa dei colonialisti romano-fiorentini) è su quel modello che, prima a Johannesburg e poi a Bangkok, i summit mondiali delle aree protette hanno suggerito di cambiare leggi e regolamenti che prevedevano solo un rigido controllo statale. 3) Tiberto è convinto che l’efficienza dei parchi francesi sia dovuta a regole diverse, così confonde il Parco regionale della Corsica con un Parco Nazionale e si scorda che il modello francese rimane non solo molto più centralistico di quello italiano (con maggiori poteri per i Prefetti), ma che la Francia è un Paese serio che dà risorse ai parchi e non le taglia come ha fatto il governo italiano: da sola la Corsica destina alle sue aree protette circa 6 milioni di euro all’anno, quanto noi destiniamo a tutte le Aree marine protette italiane. L’efficienza viene probabilmente da quelle politiche conseguenti e dai soldi dati ai Parchi per farli funzionare, non per bloccarli in un limbo burocratico e considerarli un bene superfluo. Infatti, se Tiberto avesse voluto leggersi una volta senza paraocchi la legge 394/91 ci avrebbe trovato tutte le iniziative di valorizzazione del territorio e dell’artigianato che tanto lo meravigliano scaricate da Wikipedia. Il problema è che quelle misure devono essere fatte con l’approvazione del “Piano Pluriennale di sviluppo economico e sociale” del Parco, che quel Piano lo deve redigere ed approvare la Comunità del Parco e che i Comuni elbani (non i colonialisti romano-fiorentini) non sono riusciti a farlo in 8 anni. Speriamo che l’elezione di Tiberto muti questa situazione di mal gestione di un organismo del Parco che dovrebbe rappresentare le istanze ed i progetti degli Enti Locali e che invece negli ultimi 5 anni ha vissuto nella completa illegittimità dei suoi organismi, con un Presidente che non avrebbe potuto ricoprire quella carica e delegati senza delega ad hoc. Una cosa che in Francia non sarebbe mai potuta accadere, perché il Prefetto avrebbe chiuso baracca e burattini. 4) Incolpare l’esistenza del Parco della devastante speculazione edilizia fuori dal Parco è poi veramente una cialtronata politica colossale, una furbizia di basso livello. Vedremo se il neo consigliere Tiberto saprà ora conseguentemente denunciare e perseguire, da delegato del Sindaco, quegli abusi e quelle speculazioni, vedremo se saprà fermarle. Ne dubitiamo: noi abbiamo ancora negli orecchi i campanacci di giubilo suonati dai partiti politici che lo hanno eletto ad ogni condono edilizio o privatizzazione di spiaggia. 5) Nessuno, tantomeno Legambiente, considerare la 394 intoccabile, tanto è vero che chiediamo insieme a Federparchi la convocazione della Conferenza nazionale delle Aree Protette per le necessarie modifiche ed adeguamenti dopo 18 anni (basterebbe leggersi i documenti di Legambiente) ma è strano che si imputi al Parco dell’Arcipelago la mancanza di fondi governativi che è causata da scelte politiche del centro-destra italiano che sono l’opposto del centro-destra francese. Poi Tiberto, per ignoranza e dolo, mischia competenze di vari Enti per addebitarle tutte al Parco, ma questo è un vecchio trucco populista da bar che un neo-consigliere comunale non dovrebbe utilizzare. Tiberto scopre anche che Port-Cros ha un Consiglio d’Amministrazione «che include 31 membri, ampiamente rappresentativo di tutte le realtà locali, compresi imprenditori e pescatori, supportato da un Comitato Scientifico composto da ben 22 personalità accademiche», un bel “poltronificio” verrebbe da dire utilizzando le parole del ministro Prestigiacomo e dei leghisti nostrani che considerano eccessivo un Direttivo con 12 consiglieri (5 dei quali della Comunità del Parco che ha 15 membri) e che non costano praticamente nulla allo Stato. Anche questa naturalmente è una furbesca scoperta dell’acqua calda: le Amp italiane prevedono fin dal 2009 una Commissione di Riserva nella quale il ruolo degli Enti Locali è preponderante e che comprende le categorie sociali interessate alla gestione del mare, Legambiente chiede che agricoltori e pescatori siano rappresentati anche all’interno del direttivo del Parco… ma Tiberto non lo sa. Sarà perché i francesi ai parchi danno i soldi che un parco piccolissimo può permettersi di dare lavoro a 4 volte più persone del Parco dell’Arcipelago? Ma è strano che gli stessi profili professionali vengano chiamati “mangiapane a tradimento” all’Elba ed esaltati se fanno in maggior numero le stesse cose a Port Cross. 5) Per far questo bisogna presentare naturalmente un inesistente Parco blindato nelle isole abitate e dire che nei parchi francesi tutto è permesso “sotto la responsabilità di ciascuno”. Il problema infatti non è come furbescamente cerca di far credere il neo-consigliere che le ottime professionalità à dei direttori del Parco sono fagocitate dalle continue vessazioni della politica e della burocrazia, ma che questo territorio, l’Elba e l’Arcipelago, non è stato in grado fino ad ora di esprimere una classe dirigente capace di governare la complessità e le opportunità della protezione dell’ambiente, il problema è che la Comunità del Parco non ha saputo confrontarsi ed orientare, fare progetti e piani. Ma questo non riguarda la legge riguarda un territorio che ha puntato sulla rendita e non sull’innovazione, che si dice eccezionale e poi risponde agli strumenti eccezionali di valorizzazione ignorandoli o contrastandoli perché disturbano un tran tran che è in crisi. 5) Tiberto non si fa onore utilizzando quella che potremmo chiamare finanza creativa del territorio protetto: la tesi è che siccome «il territorio elbano compreso nel Pnat è percentualmente ben superiore al 40% sottoposto alla tutela del Parc Naturel Régional, e questo nonostante una presenza antropica più che quadrupla renda assai meno facile una serena convivenza fra uomini e vincoli». Naturalmente il raffronto andrebbe fatto tra una regione e l’altra, tra Corsica e Toscana e non con un’isoletta come l’Elba che nella Corsica ci sta quasi 40 volte, ma il paragone sarebbe scomodissimo visto che la Toscana dovrebbe aumentare di 4 volte il suo territorio protetto… Ma a corto di argomenti Tiberto si lancia in un conto ragioneristico che niente ha a che vedere con la sostanza delle cose. Per farlo sceglie il Parco internazionale delle Bocche di Bonifacio, omettendo di dire che quel Parco (che è un’estensione non di un’Amp ma della Réserve Naturelle des Bouches de Bonifacio), ma guarda un po’ comprende anche il Parco Nazionale della Maddalena in Sardegna, molto più piccolo ma considerato, per vincoli e regolamento del tutto compatibile con quello corso, una cosa che Tiberto ignora non si sa se volutamente o perché è fastidioso capire che l’integrazione tra vincoli francesi e italiani è possibilissima. Infatti le regole per la zona “C” scoperte da Tiberto sono esattamente quelle che si trovano nella zona “C” della Maddalena e in tutte le Amp italiane, ad esclusione della pesca subacquee (che è però vietata in diverse zone anche in Corsica) che in Francia però viene esercitata con una licenza ad hoc e nelle zone delle Amp dove è consentita con rigidissimi limiti di pesca (8 esemplari) e di taglia, così come Tiberto non dice che la parte francese è direttamente gestita dall’office de l’environnement de la Corse, con tanti saluti agli enti locali e che il Prefetto, se necessario, può decidere di inasprire i vincoli. Le stesse regole potrebbero essere estese all’Elba, come dice Tiberto? Lo pensiamo anche noi, tanto che la fascia “D” che il ministero dell’ambiente ha proposto intorno alla maggiore isola dell’Arcipelago come collegamento tra le zone A,B e C serviva proprio ad allontanare lo strascico ed a consentire gli altri tipi di pesca, compresa quella subacquea, esattamente come la grande area di mare che collega l’area protetta corsa a quella sarda . 6) Tiberto poi passa ad illustrare la sua personale visione di un’Area marina protetta che avrebbe ricevuto le firma di 2.100 persone (che però credevano di firmare contro l’Area marina protetta, fra i quali probabilmente molti pescatori che Tiberto accusa di supersfruttare il mare dell’Arcipelago) assicurando che è tutto come in Francia… non dice che nella parte francese del parco di Bonifacio, ci sono 6 zone “rosse” dove sono vietato qualsiasi prelievo e le immersioni subacquee (cioè zone A), 4 grandi zone di protezione rafforzata e due più piccole dove è vietata la pesca subacquea (cioè zone B), una vasta zona di riserva naturale che ha i vincoli della nostra C/D con in più la pesca subacquea autorizzata. Come si vede le differenze non esistono se non per il particolare della pesca subacquea in zona “C-D”, basta spostarsi sulla carta e vedere i vincoli della Maddalena per capire che sono del tutto simili, così simili che i corsi li hanno tradotti in francese. Guardare per credere: http://www.parcmarin.com/parc.php?p=car_fr#i 6) Che Tiberto accusi Legambiente di voler discutere solo di Elba e Giglio è abbastanza ridicolo: da sempre diciamo che va istituita l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano prevista dal 1982 per permettere al parco di gestire e normare un mare ingessato dal decreto istitutivo del Presidente della Repubblica e dal DM per Pianosa che affidano al Parco solo vincoli previsti da precedenti decreti. La trovata di Tiberto è quella che Naopolitano annulli il DPR del 1996, senza pensare che lo può fare solo se il governo gliene proporrà un altro che tenga conto delle stesse tre leggi e degli impegni europei ed internazionali, e della presenza di ZPS a terra e a mare che a Tiberto fanno così impressione. Probabilmente quel decreto (che speriamo sia discusso) aumenterebbe l’area protetta, non potendola diminuire, e non si potrebbe mai arrivare a quella confusionaria (e Tiberto sa bene inapplicabile) Area di tutela biologica all’interno di un Santuario internazionale dei mammiferi marini che teoricamente dovrebbe svolgere gran parte di quelle funzioni e in luoghi già sottoposti a forme di protezione maggiori che L’Italia e l’Ue hanno inserito nelle Zone di protezione speciale e nella Rete Natura 2000. Il neo-consigliere deve capire che una cosa sono le sue elucubrazioni personali da leguleio novizio, un’altra le leggi nazionali, le direttive europee e i vincoli conseguenti posti dai governi di centrodestra insieme alla Commissione Europea e da un commissario europeo all’ambiente di centrodestra. Il problema è come trasformare questi vincoli in opportunità e la via di uscita è una sola: la realizzazione dell’Area marina protetta. 7) Tiberto asserisce che in Corsica «non ci sono zone in cui siano vietati ingresso, navigazione, balneazione e snorkeling», basta dare un’occhiata alle cartografie di quelle Amp per capire che non è vero, ma Tiberto sa bene che questo è possibile anche in alcune Zone A italiane, basta andare a Pianosa, il problema è che su progetti di questo tipo, come le boe per i sub a Pianosa, il Parco non riesce ad ottenere i permessi da Enti “esterni” come il Comune o la Soprintendenza o la Regione. Ma questo, lo ammetterà anche Tiberto, non è colpa di una legge che darebbe troppo potere al Parco ai danni delle Amministrazioni Locali. La cosa bella è che si accusa il Parco di volere vincoli che sono stati messi da altri ben prima (come a Montecristo) e poi non si vuole che li normi direttamente con il solo strumento possibile: l’istituzione dell’Amp dell’Arcipelago. L’impressione è che Tiberto si sia reso conto di essersi infilato in un bel tramaglio con la sua Amp “vorrei ma non posso” e con la sua pretesa di cambiare leggi e direttive europee e riscrivere accordi presi con l’Onu, il G8, la Conferenza per la Diversità Biologica e l’IUCN secondo il proprio gradimento, la confusione che fa contrapponendo vincoli uguali (magari fatti rispettare meglio in Francia) ne è la dimostrazione più evidente, infatti alla fine per uscirne scade nella solita polemica localistica di corto respiro contro la sua ossessione: il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Comunque lo ripetiamo: vogliamo ragionare di un’Amp dell’Arcipelago con vincoli di tipo “Franco-corso”, noi ci stiamo, cominciamo subito. Temiamo che Tiberto si troverà contro molti dei suoi firmatari, elettori e camerati
corsica riserva