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Sulla bimbe "veline"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 08 luglio 2009

Grazie, Sergio, per gli stimoli che dai su temi prioritari, spinosi e scomodi, che conseguentemente non affronta mai nessuno. Grazie per queste “boccate d’ossigeno”, per queste opportunità di confronto filosofico che offri. Speriamo che chi si occupa di Politiche Sociali “ci legga”, condivida e provveda. Io non ho figli e qualcuno penserà che non dovrei “impicciarmi”, perché è facile pensare di poter essere buone madri prima di esserlo davvero; ho ricordi da figlia però, e speranze da futura mamma … forse, un giorno, se Dio vorrà. Comunque, al di là di tutto, semplicemente come donna mi soffermo ad osservare scene come quella che hai descritto e che mi impressionano. Sono una donna impressionata sfavorevolmente da tante piccole donne, triste per loro, a volte arrabbiata per lo scempio, lo “spreco di anime” che si consuma. Certo è lontano - ma non così tanto poi - il tempo in cui le mamme per carnevale vestivano noi figlie - “risorse umane per il futuro” - da fatine buone, tutte tulle, rosa e argento, angeliche, e le mandavano a scuola con abitini sobri, adeguati all’occasione. Si giocava con la corda e al gioco della campana e si vestivano le bambole, si leggeva Topolino e quelle favole “insidiose” che ci hanno fatto affezionare all’idea del Principe Azzurro. Si andava al catechismo, si aiutava la mamma - per imparare a contribuire al ménage familiare e per acquisire piano piano abilità nei lavori di casa e responsabilità - e si salutavano immancabilmente tutti i parenti più grandi con il giusto rispetto. Allora, nessuna traccia di PC o telefonini, strumenti utili per certi versi ma devastanti per i bimbi che non imparano a relazionarsi con altri esseri umani a quattr’occhi e coltivano in questa maniera una brutta “solitudine”. Oggi sulle magliette per le bimbe di quattr’anni sbrilluccica sexy girl, e le loro mamme le comprano soddisfatte, sui telefonini dei bimbi di una decina d’anni appaiono donnine nude. E’ un mondo erotizzato anche quello dei bimbi. Molte figure appartenenti all’ambiente scolastico hanno adottato un approccio “amicale”, indossano “trasparenze”, shorts e tacchi. Un “laissez faire” che ha contribuito a far perdere loro il ruolo di figure autorevoli di riferimento, credo. La televisione non ha più nulla di educativo, anzi è lo strumento più efficace per provocare “l’ottundimento delle menti” e diffondere la volgarità. Le famiglie delegano e scaricano quasi tutte le responsabilità sull’educazione dei loro figli alla scuola e alla televisione, tuttavia le utilizzano entrambe volentieri come baby sitter. Eppure è in famiglia che prima che altrove si dovrebbero sperimentare valori, norme, sentimenti. Sono i genitori che dovrebbero accompagnare i figli nel faticoso, doloroso cammino di scoperta del mondo e di sé, verso la definizione della propria identità, attraverso un rapporto affettivo capace di ridurre il “malessere della crescita”, fatto spesso di solitudine ed apatia. Sono i genitori a dover insegnare a dare un significato ed un senso alle cose, a parlare del lavoro non solo come vendita delle proprie abilità ma come realizzazione delle proprie inclinazioni e ad affermare l’importanza di una solida base culturale non solo come strumento per ottenere un impiego migliore ma soprattutto per la formazione di identità mature ed originali. Eppure spesso si assiste ancora al vanto dell’ignoranza come fosse una virtù. Il tempo speso a pensare, a riflettere, appare ai più come uno spreco, e pare utilizzato bene solo se riempito di cose da fare, senza che alla fine vi sia la minima consapevolezza di ciò che si è ma solo di ciò, anzi di quanto si è fatto, e non importa se si è fatto bene o se si è fatto male, perché la differenza tra questi due concetti sembra anch’essa superata. Molti genitori non possono insegnare perché essi stessi non sanno, perché si sono fatti da sé e a volte la personalità riesci a costruirla ben definita soprattutto se hai la fortuna di fare gli incontri “giusti”, che stimolano a leggere la realtà in modi diversi. Interessante il libro di F. Savater “Etica per un figlio”; contiene, tra tanti spunti di riflessione che vengono suggeriti ad un figlio adolescente, questo, che mi pare fondamentale:” Libertà è decidere, ma anche, non dimenticarlo, rendersi conto che stai decidendo”.


giunchiglia fiore

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