Chiamata direttamente in causa il ministro Prestigiacomo ha tenuto a dire che è contenta dell’avvistamento della foca monaca al Giglio ma che una è troppo poco per farne migliori ricerche e monitoraggi. Insomma il piatto piange. E a tenuto anche a dire che per il resto aspetta richieste e proposte dal territorio. A chi gli ha ricordato che da quelle parti il parco e le aree protette marine non sono ben viste da taluni amministratori ha risposto che quelli erano ‘vecchi atteggiamenti’ . Evidentemente non aveva letto Ortelli a cui vorrei segnalare quello che stanno facendo i suoi colleghi di partito ad Alghero per rilanciare le loro aree protette compresa quella marina di Capo Caccia. Ma torniamo a noi. Nelle parole del ministro abbiamo trovato conferme di una politica sparagna ma nessun riferimento, ad esempio, al Santuario dei cetacei. A Capoliveri peraltro c’è un osservatorio sui cetacei della nostra regione che non ci risulta sia stato coinvolto dalla fantomatica cabina di pilotaggio ministeriale di cui da lungo tempo non abbiamo notizie. Più facile insomma avvistare una foca monaca che sapere qualcosa di quel che stanno facendo a Roma ma anche alla sede di Genova che pare anch’essa in cassa integrazione. Un’altra cosa che ci ha colpito nelle dichiarazioni del ministro è che sta per uscire un regolamento per le aree protette marine che le ‘omogeneizzerà’. Ora, se c’è qualcosa che deve caratterizzare una area protetta –marina o terrestre- è la sua possibilità e capacità di definire in base alla sua concreta realtà le norme regolamentari. Ciò è tanto vero che il consiglio comunale di Ventotene proprio in questi giorni ha discusso a approvato ‘dopo un lungo cammino’- come ha ricordato il sindaco- il regolamento della sua area protetta marina. E’ singolare che chi aspetta richieste dal territorio si prepari a scodellargli un regolamento predisposto in sede ministeriale da parte di chi ignorando le diverse realtà in passato ha già fatto errori marchiani come quello di vietare l’accesso ai natanti in un…porto. Ciò che colpisce però maggiormente di queste dichiarazioni più che i discutibili riferimenti ad una vicenda che sembra imbarazzare chi dovrebbe gioirne è la mancanza di idee sul futuro dei nostri parchi terrestri o marini che siano. C’è la solita solfa sui soldi che mancano ma nessun impegno politico da parte di chi pure aveva parlato di una terza conferenza nazionale. Evidentemente c’è imbarazzo specie se guardiamo a cosa si fa negli altri paesi. Un’ultima notazione vorrei farla sullo stanco e confuso dibattito in Toscana sulla nuova legge regionale. Quella legge deve guardare al ‘sistema’ dei nostri parchi nazionali compresi. La vicenda dell’Arcipelago come quella dell’Appennino Tosco-Emiliano dove si sta discutendo del piano del parco rientrano a tutti gli effetti in questa discussione. O meglio dovrebbero rientrarci perché finora non è stato così.
Stefania Prestigiacomo