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Foca Monaca - Interrogazione al Ministero dell’Ambiente dell'On. Ermete Realacci

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 20 giugno 2009

Interrogazione al Ministero dell’Ambiente dell'On. Ermete Realacci Per sapere, premesso che - Il 7 giugno scorso nel mare davanti alla Torre del Campese all’Isola del Giglio nell’arcipelago Toscano è stato avvistato un esemplare di foca monaca (Monachus monachus). Si tratta di un avvistamento casuale da parte di un turista, documentato con numerose fotografie; - se l’avvistamento sarà confermato, si tratta di un evento di eccezionale importanza scientifica, dal momento che la foca monaca è una specie considerata estinta dai mari italiani; - secondo l’Onu sono ormai rimaste meno di 350 foche monache in tutto il Mediterraneo. Come noto, la presenza è ridotta a pochi nuclei, in Turchia (Egeo e Mar Nero), in Grecia (Egeo e Ionio) e lungo la costa africana (Libia, Tunisia, Algeria e Marocco). In Italia viene sporadicamente avvistata a Montecristo (Silvio Bruno -Centro di Studi Ecologici Appenninici- osservazioni personali 18-23 Maggio 1974), in Sardegna nel golfo di Orosei e nella zona di Capo Caccia, a nord di Alghero; - la Foca monaca viveva fino agli anni ´60 anche in alcune isole dell´Arcipelago Toscano (sono molte le cale che si chiamano del bue o bove o vacca marini, come veniva chiamata la foca) e ne frequentava i mari, ma quasi certamente oggi non si riproduce più nelle isole toscane. Negli anni, tuttavia, sporadicamente sono avvistati alcuni esemplari, probabilmente giovani erratici; - Sebbene la foca monaca sia un animale ormai raro e protetto internazionalmente, rimane il più minacciato dei mammiferi marini. Nonostante la presenza di numerosi dati scientifici, le leggi di protezione dei singoli Stati, oltre alle norme internazionali, la perdita di esemplari non si arresta; - la recente conferenza internazionale sulla conservazione della foca monaca di Kemer, in Turchia, organizzata dal Centro comunicazione e informazione del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (Info/Rac) ha segnalato che per porre un freno all’estinzione della foca monaca servono almeno 6 milioni di euro l’anno da impiegare in progetti di sviluppo locale; - in Italia la foca monaca è protetta da molto tempo, ma questo non l´ha salvata dall’estinzione. Le cause sono state molte: i pescatori che hanno continuato a uccidere le foche italiane per i danni provocati alle reti da pesca e perché ritenute un pericoloso concorrente nella cattura dei pesci; l’antropizzazione delle coste è una potente causa di disturbo per la riproduzione delle foche monache che hanno visto fortemente ridursi il loro habitat costiero: porti, villaggi turistici, navigazione sotto costa hanno determinato la scomparsa di tratti di costa isolata, rendendoli praticamente inaccessibili ad un animale timido ed elusivo, molto sensibile al disturbo antropico. Ma esistono anche (per esempio per la Foca monaca delle Hawaii Monachus schauinslandi) esempi di convivenza tra questi pinnipedi ed economia turistica fortemente sviluppata. Un altro dei pericoli per la sopravvivenza delle foche viene dall’accumulo di inquinanti nei tessuti; la concentrazione di sostanze nocive è particolarmente elevata a causa della dieta carnivora (pesci, molluschi e crostacei). Una delle minacce più recenti è il cambiamento climatico: i piccoli nascono più tardi invece che alla fine della primavera, e sono ancora poco sviluppati al momento delle mareggiate autunnali, così un terzo circa dei cuccioli soccombe alla furia del mare nei primi mesi di vita. Lo scarso numero espone ormai l’intera popolazione di foche mediterranee a rischi di un’epidemia che potrebbe ucciderne così tante da impedire il ricostituirsi di una popolazione vitale: 10 anni fa, nella colonia mauritana un’epidemia ha ucciso i due terzi delle foche presenti; - nel Mediterraneo esistono “isole felici” in cui la presenza della foca monaca , da “disturbo” per i pescatori si è trasformata in risorsa economica: ad Alonissos, in Grecia, la riserva marina di tutela per questi pinnipedi è vitale per il turismo e per la piccola pesca costiera e gli animali si stanno re-insediando in altre isole ed anche nei pressi di coste abitate; - un avvistamento eccezionale come quello del Giglio, così vicino ad una costa abitata è un segnale positivo che potrebbe confermare la bontà della protezione marina intorno alle isole minori dell’Arcipelago Toscano che funge evidentemente da “attrattore” per i giovani erranti e, si potrebbe sperare in un re insediamento della specie nel nostro Arcipelago; - Non ci risulta che a seguito di questo evento di eccezionale importanza sia stata predisposte da parte del Ministero dell’Ambiente alcuna azione di indagine, per verificare la consistenza della segnalazione e predisporre le necessarie azioni di prevenzione e tutela. Ciò premesso si chiede Se il Ministro interrogato non intenda dare seguito ad indagini scientifiche conoscitive, predisponendo una task-force di ricerca, visto lo straordinario evento segnalato all’Isola del Giglio; se non intenda come richiedono ben tre leggi dello Stato (la prima risalente addirittura al 1982) e come l’Unione europea ci invita a realizzare al più tardi entro il 2012 avviare l’iter istitutivo dell’un’area marina protetta nell’Arcipelago Toscano anche in ottemperanza degli impegni internazionali presi dell’Italia per la protezione del mare e della sua biodiversità e confermati al recente G8 di Siracusa con l’approvazione della “Carta di Siracusa” proposta dallo stesso Ministero dell’Ambiente.


Foca Monaca Giglio 2

Foca Monaca Giglio 2