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A Sciambere del mancato accordo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 14 giugno 2009

L’Elba si conferma in Toscana come la terra dove il centrodestra è più rappresentato. Sarà forse un caso che sono state poste le sbarre al traffico sul porto di Piombino proprio in queste momento del risultato elettorale? La provincia di Livorno è nelle mani della sinistra da ormai oltre sessanta anni. Il PDL avanza in tutta l’Elba e bisogna dare atto ai dirigenti provinciali e regionali del partito che le le loro scelte dei candidati sindaco sono state giuste perché hanno ottenuto consenso popolare. E’ mancata la ciliegina sulla torta: nel capoluogo il PDL non ha vinto. O meglio, a Portoferraio il centrodestra ha ottenuto un consenso elettorale superiore al centrosinistra ma il PDL non ha vinto. Nel centrodestra si sono presentate due liste e quella sostenuta dal PDL ha ottenuto minor consenso elettorale. Provenzali,sostenuto dal PDL, ha avuto meno voti di Marini. Dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dai due protagonisti si capisce abbastanza bene cosa sia tra loro avvenuto. L’accordo tra i due contendenti sembra che non ci sia stato per questione di poltrona non di programmi che praticamente non erano in contrasto. Al congresso di Montecatini non si capisce bene cosa sia successo: i dirigenti del PDL pare che abbiano indicato due nomi Marini /Provenzali. Anche le dichiarazioni rilasciate dall’on Denis Verdini, coordinatore nazionale PDL, indicavano questi due nomi. Poi pare che la scelta sia caduta su Provenzali. Come elettore di centrodestra (PDL-Berlusconi) ho seguito le indicazioni del partito votando la lista Provenzali ma la confusione su quanto accaduto a livello dirigenziale mi è rimasta. Penso che non sia rimasta solo a me. Credo che i dirigenti del PDL abbiano la responsabilità di un chiarimento profondo e comprensibile dal corpo elettorale che ha votato PDL-Berlusconi. Le dichiarazioni post elezioni dei dirigenti che fino ad oggi sono riuscito a leggere sui giornali non aiutano a fare chiarezza. Capisco che pacificare,ricomporre il quadro politico è ora l’obiettivo ma la partenza per centrare questo obiettivo non mi sembra la migliore. Infatti,esprimere amarezza, affermare che divisioni interne hanno portato all’esito elettorale di Portoferraio che è sotto gli occhi di tutti, non sono certo sufficienti a chiarire quanto accaduto. Anche se Portoferraio conta poco perché il corpo elettorale non è numeroso, è un paese periferico, provinciale non una città che ha il suo peso elettorale, merita però qualche parola in più. Insomma i dirigenti PDL ci devono chiarire perché fra due litiganti il terzo ha goduto e come intendono muoversi per far capire all’elettorato cosa è veramente accaduto. Marcello Camici - Università di Pisa Caro Camici Scriveva Bertold Brecht: “E’ il semplice che è difficile a darsi” a cui si potrebbe aggiungere come corollario “ed l’ovvio che è difficile a spiegare”. Difficile, come nel caso di che trattasi, se si cerca, come ci pare lei con tutta onestà intellettuale faccia, ricondurre il ragionamento a quello che la politica dovrebbe essere: un nobile ed alto confronto tra le concezioni di governo (si tratti di una frazione o una nazione non muta molto). La avvertiamo che così non è, e se al PdL è mancato il “fico candito” (una ciliegina non tiene conto delle dimensioni) portoferraiese è perché lo scontro interno al centrodestra non è stata battaglia delle idee ma anche e soprattutto battaglia dei quattrini, delle prospettive di affari, guarda un po’, ancora una volta di “affari e politica”. L’accordo non è fatto semplicemente perché un gruppo di potere disposto ad investire decine e decine di migliaia di euro in maldicente cartastraccia (indiretto ma funzionale supporto della campagna elettorale) a fini auto-riabilitativi, e disposto a pompare un mare di soldi in una campagna elettorale “americana”, non si sentiva abbastanza garantito da Provenzali. Punto. Abbiamo più che una impressione che l’accordo Marini-Provenzali non si sia concretizzato (come logica avrebbe voluto) perché sulle decisioni del centrodestra (e talvolta non solo) più che i confronti nelle sedi naturalmente deputate, hanno gravato i pareri di gruppi massonici (attenzione alla distinzione: non della massoneria in quanto tale, ma di massoni) assai poco esoterici ed altri soggetti almeno irrituali. Ri-punto. Abbiamo l’impressione (e ci dispiace molto a livello personale) che Marini sia rimasto ostaggio dei suoi supporter e che in futuro, se vorrà puntare di nuovo in alto, dovrà fare a meno di farsi spalleggiare da “certaimprenditoria” o quanto meno imparare a metterla a cuccia quando è opportuno. Abbiamo pure un po’ di nostalgia (non ce ne voglia Camici) di quell’Italia pre-Berlusconiana in cui la distinzione dei poteri (politico, amministrativo, giudiziario, informativo, economico) era più marcata e ci forniva una certezza del diritto. I poteri e poterucoli occulti c’erano anche allora, e come, ma venivano esercitati in maniera meno spudorata.


Catena spezzata

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