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Le considerazioni di Marini e la nostra "anatomia di una sconfitta"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 11 giugno 2009

Quello che afferma Leopoldo Provenzali è vero: personalmente ero disposto a fare il Vice Sindaco, il consigliere comunale e anche a starmene a casa, purché il centro destra vincesse. Ma in politica le opinioni personali contano poco perché alla base di qualsiasi progetto politico devono esserci il consenso e la fiducia della gente. Ed è questo consenso che fin dall’inizio è mancato al candidato ufficiale del PDL e, cosa ben più grave, la dirigenza del partito ne ha preso atto ed ha comunque portato avanti un’iniziativa senza gambe rifiutando addirittura di ricorrere alle primarie da me più volte pubblicamente richieste. Già nel comunicato di Montecatini vennero espressi i due nomi di Provenzali e Marini con l’indicazione di una verifica sul territorio, proprio perché di questi problemi ne erano tutti a conoscenza. Come si dice “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” ed i risultati delle due liste dovrebbero almeno riportare il PDL con i piedi per terra o meglio tra la popolazione elbana cominciando a prendersi la responsabilità di scelte sbagliate e, oltre tutto, addirittura non nuove per Portoferraio. Anziché parlare di calunnie, dovrebbero chiedersi perché nonostante il simbolo sulla lista e l’avvento di Ministri e sottosegretari la lista “ufficiale” abbia raccolto consensi inferiori di quelli ottenuti da quella del sottoscritto, principiante con tutto da dimostrare e “sedicente amministratore di banca” (se vogliamo parlare di calunnie…). Io non posso ritenermi soddisfatto del risultato raggiunto: ho lavorato tanto per un mese per cercare di vincere questa tornata elettorale e dare così soddisfazione al popolo di centrodestra. Il mio impegno e l’entusiasmo dei miei candidati non sono bastati ma il voto di 2100 elettori ci dice oggi che la nostra era la strada più vicina ai Portoferraiesi. Oggi, con tanta gratitudine per il sostegno ricevuto, sono certo che questo progetto continuerà in attesa delle scuse da parte della dirigenza del PDL per aver buttato nuovamente alle ortiche la possibilità di amministrare Portoferraio e di un nuovo dialogo che non rifiuteremo. Roberto Marini In matematica 2 e 2 fanno indiscutibilmente 4, in politica non è detto, lo sanno bene quelli che hanno provato a mettere identità diverse all'interno dello stesso "cartello" e che hanno contato di ricevere suffragi commisurati alla somma delle diverse componenti, uscendone quasi sempre delusi. Ciò vale a maggiore ragione per le elezioni locali dove entrano in gioco le liste e dove 40 candidati hanno il doppio delle possibilità di trascinamento di voti personali (anche pescati in campo avverso) di 20 candidati. Ribadiamo quindi quanto affermavamo ieri, e cioè che una partita portoferraiese a due sarebbe stata diversa, più favorevole certamente al candidato unico del centrodestra ma non "automaticamente" vincente; chi di noi non a sentito dire: "Piuttosto di votare x voto z (laddove, nel nostro caso, z era Peria?)" Stabilito questo tentiamo "un'anatomia della sconfitta" del centrodestra ferajese inserendo nel racconto di questa campagna elettorale elementi che non sono informativamente emersi nell'immediato (o che non si è ritenuto corretto rivelare per una mancanza di riscontri). Il PDL aveva scelto su chi puntare a Portoferraio ed era legittimato a compiere una simile scelta, che evidentemente teneva conto di parametri anche diversi dalla sola popolarità, ma includevano una valutazione (giusta o meno non ci interessa) sulle capacità di governo. E Marini ad accettare il ruolo di secondo aveva compiuto una scelta che era insieme intelligente e (guardando agli interessi del centrodestra) responsabile, un passo che ne avrebbe, può apparire un paradosso ma così non è, fatto un leader, perché sarebbe stato un passo indietro da leader, molto più artefice del proprio destino. Il micidiale errore politico lo ha fatto chi nella notte prima della presentazione delle liste ha costretto Marini a correre da solo pure contro il PDL, nella notte in cui hanno contato quelli che si sentivano padroni, padrini (e madrine) della lista, più dello stesso capolista (!). Ma non sempre, per parafrasare un'opera di grande "successo" chi sa fare affari è pure uno stratega della politica, talvolta, come in questo caso, dimostra anzi di non capirci un piffero. Per fare politica ci vuole il cuore caldo della passione, è vero, ma pure la testa fredda dell'intelligenza, e se uno scende direttamente o indirettamente in campo animato da propositi di "personale vendetta" nei confronti di chi è stato "nemico" e di chi non è stato "sufficientemente amico" alla ricerca della verginità palesemente perduta, con teatrale sperpero di soldi (in un momento in cui molti debbono tirare la cinghia), per di più affidando il compito di perorare le sue "argomentazioni" a qualche mezza calzetta, va veramente poco, ma poco, lontano. Certo come diceva un noto curato il coraggio uno non può darselo, né lo si può acquistare dietro prescrizione medica in farmacia, ma vero è anche che si può imparare a praticarlo, e magari per Marini trascorrere un'altra legislatura all'opposizione servirà davvero per imparare a dire qualche no, a togliere la bacchetta di mano ad improvvisati maestri e maestre di banda e a candidarsi per dirigerla veramente lui l'orchestra, ribadendo il sacrosanto primato della politica sugli affari.


fortezze da mare

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