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Avvistata una foca monaca al Giglio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 10 giugno 2009

Oggi il giornale online Giglio News da notizia dell’avvistamento di un a foca monaca (Monachus monachus) avvenuto il 7 giugno nel mare davanti a alla Torre di Giglio Campese. «Uno splendido esemplare di Foca Monaca si è mostrato agli occhi meravigliati di numerosi turisti» scrive iGiglioNews che pubblica alcune foto scattate da Marco Prete che spiega: «Domenica mattina mi sono quasi addormentato al sole di Giglio Campese, gli scogli a destra della Torre non sono il massimo della comodità, ma il tepore fa la sua. Mi sembra di sognare quando sento "...una foca..."; si sto sognando, figurati se al Giglio ci sono le foche ... vabbè, diamo uno sguardo a questo splendido mare... ma che cos'è quella roba là ???? UNA FOCA !!! Meno male che ho la macchina a portata di mano... due ore circa a fare bella mostra di sè, riemerge, si rituffa, va e viene, per fortuna la vediamo in pochi e a nessuno vien voglia di buttarsi in acqua, così può continuare indisturbata a divertirsi a pochi metri dalla scogliera: uno spettacolo!». Se l’avvistamento della foto verrà confermato, si tratta della più chiara attestazione non solo che il mare del Giglio si meritava le 5 Vele di Legambiente e del Touring Club ma soprattutto dell’importanza dei nostri mari per la sopravvivenza di questo rarissimo pinnipede – dice Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano e responsabile nazionale isole minori del Cigno VVerde – Qualche anno fa venne segnalato un altro esemplare, probabilmente un giovane durante i vagabondaggi marini che contraddistinguono questa specie nella sua fase non ancora adulta. L’Arcipelago Toscano è del resto ancora segnato dal ricordo della foca monaca fin nei nomi di alcune località costiere: grotta della vacca, del bue marino, ecc. Un avvistamento eccezionale come quello del Giglio, così vicino ad una costa abitata conferma la bontà della protezione marina intorno alle isolwe minori dell’Arcipelago Toscano che funge evidentemente da “attrattore” per i giovani erranti e, si potrebbe sperare in un re insediamento della specie nel nostro Arcipelago. La foca apparsa al Giglio è il migliore spot pubblicitario per l’istituzione finalmente un’area marina protetta vera nell’Arcipelago Toscano, così come richiedono ben tre leggi dello Stato (la prima risalente addirittura al 1982!) e che l’Unione europea ci invita a realizzare al più tardi entro il 2012, in ottemperanza degli impegni internazionali presi dell’Italia per la protezione del mare e della sua biodiversità e confermati alò recente G8 di Siracusa con l’approvazione della “Carta di Siracusa” proposta dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo». Per l’Onu sono ormai rimaste meno di 350 foche monache in tutto il Mediterraneo, quasi tutte in Grecia e Turchia. Altre 150, sono stimate nella costa atlantica del nordafricana (Marocco, Madeira e Mauritania). Un animale ormai raro e protetto internazionalmente, ma che rimane il più minacciato dei mammiferi marini. I dati scientifici ci sono, in molti paesi sono state stabilite leggi di protezione, le norme internazionali esistono ma la perdita non si arresta. La Foca monaca viveva fino agli anni ´60 anche in alcune isole dell´Arcipelago (sono molte le cale che si chiamano del bue o bove o vacca marini, come veniva chiamata la foca) e ne frequentava i mari, quasi certamente non si riproduce più nelle isole toscane. Però vengono sporadicamente avvistati alcuni esemplari, probabilmente giovani erratici. La conferenza internazionale sulla conservazione della foca monaca che è appena terminata a Kemer, in Turchia. Organizzata dal Centro comunicazione e informazione del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (Info/Rac) ha segnalato che per porre un freno all’estinzione della foca monaca servono almeno 6 milioni di euro l’anno da impiegare in progetti di sviluppo locale. In Italia la foca monaca è protetta da molto tempo, ma questo non l´ha salvata dai pescatori hanno continuato a uccidere le foche italiane fino all’estinzione, per i danni provocati alle reti da pesca e perché ritenute un pericoloso concorrente nella cattura dei pesci. Ma l´uomo è anche una potente causa di disturbo per la riproduzione delle Foche monache che hanno visto fortemente ridursi il loro habitat costiero: porti, villaggi turistici, navigazione sotto costa hanno determinato la scomparsa di tratti di costa isolata, rendendoli praticamente inaccessibili ad un animale timido ed elusivo, molto sensibile al minimo disturbo antropico. Proprio la persecuzione da parte dell’uomo è stata una delle cause principali della repentina diminuzione della specie. Un´altro dei pericoli per la sopravvivenza delle foche viene dall’accumulo di inquinanti nei tessuti; la concentrazione di sostanze nocive è particolarmente elevata a causa della dieta carnivora (pesci, molluschi e crostacei). Una delle minacce più recenti, che si assomma al disturbo antropico ed alla pesca, è il cambiamento climatico: i piccoli nascono più tardi invece che alla fine della primavera, e sono ancora poco sviluppati al momento delle mareggiate autunnali, così un terzo circa dei cuccioli soccombe alla furia del mare nei primi mesi di vita. Lo scarso numero espone ormai l’intera popolazione di foche mediterranee a rischi di un’epidemia che potrebbe ucciderne così tante da impedire il ricostituirsi di una popolazione vitale: 10 anni fa, nella colonia mauritana un’epidemia ha ucciso i due terzi delle foche presenti. Eppure la foca monaca , da “disturbo” per i pescatori si è trasformata in risorsa economica: ad Alonissos, in Grecia, la riserva marina di tutela per questi pinnipedi è vitale per il turismo e per la piccola pesca costiera.


Foca Monaca Giglio 2009 1

Foca Monaca Giglio 2009 1