L’ex Sindaco di Portoferraio Giovanni Fratini ha scritto cose stimolanti sull’emergenza incendi e sulla gestione dei boschi, rivolgendo alcune domande, speriamo retoriche, delle quali, anche per il suo ruolo politico e per professione, dovrebbe già conoscere le risposte. Comunque, pensiamo che Fratini sollevi questioni importanti, riportando anche sensazione della gente comune, quella che non ha confidenza con le competenze degli Enti e con le pastoie burocratiche. Speriamo che anche stavolta le domande non rimangano senza risposta. Alcuni chiarimenti li potrebbe sicuramente dare il Professor Tanelli in qualità di ex Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, tirato nuovamente in ballo per la sua gestione dell’Area Protetta (acquisto del Volterraio, aree sosta e cartelli indicatori...), altri l’attuale Commissario Barbetti, criticato per spese giudicate non indispensabili (motovedette, ufficio informazioni,. ecc...) altre risposte potrebbe darsele lo stesso Giovanni Fratini in qualità di ex Presidente della Comunità del Parco, un organo che fino ad oggi è brillato per la sua assoluta mancanza di conoscenza dell’ambiente e del territorio, inconsistenza di indicazione dei problemi e di proposte per affrontarli. Anche noi crediamo sia strano che si decida di pulire le banchine della strada provinciale di Perone l’11 agosto e solo dopo un disastroso incendio, sappiamo anche che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha dovuto a volte ripulire tratti di quella strada e spessissimo l’area pic-nic del Monte Perone pur essendo la competenza di altri Enti. Sappiamo che l’Ente Parco ha più volte sollecitato i Comuni di Marciana e Campo nell’Elba a tenere libera dai rifiuti la zona. Intanto, mentre il Parco ripulisce faticosamente centinaia di chilometri dei suoi sentieri, gli altri Enti abbandonano stradelli comunali ed accessi al mare e permettono il sorgere di cumuli di rifiuti, discariche abusive di inerti edili, elettrodomestici e materiali ingombranti, contando che, di fronte alle lamentele di cittadini e turisti, la pulizia la farà l’Ente Parco al quale si potrà, comunque, addossare la colpa della mancata manutenzione di strade e la presenza di rifiuti su cui altri hanno precise competenze. Le stesse famose cesse parafuoco - in alcuni limitati casi utili, in altri inutili o dannose per impedire propagarsi degli incendi - sono di competenza della Comunità Montana dell’Elba e Capraia (di cui, se non sbagliamo, Fratini è Consigliere), che le ha addirittura inserite in una bella carta dei sentieri edita dall’Ente Comprensoriale e che dovrebbe anche provvedere alla loro manutenzione. Il Parco è stato più volte accusato di “proibire di pulire le cesse”, cosa naturalmente non vera ma che serve a scaricare sull’Area Protetta le responsabilità, l’inefficienza la cattiva programmazione di altri. Al Parco è stato attribuito anche l’abbandono del sottobosco, un’accusa un po’ strana, visto che il sottobosco è indispensabile al mantenimento di quella biodiversità e dell’ambiente naturale che un Parco Nazionale è chiamato a proteggere. Un’accusa ancora più strana se riferita all’area percorsa dal recente incendio, visto che quasi l’intera zona era costituita da gariga e bassa macchia mediterranea e non da bosco. E’ evidente che qualcuno scambia la tutela dell’ambiente con il giardinaggio. Non vorremmo che anche all’Elba qualcuno pensasse, come il Presidente Americano Bush, che per evitare gli incendi basterebbe tagliare gli alberi o la macchia. Due inverni fa una nevicata ha devastato il Demanio Forestale della Regione Toscana, il Parco Nazionale è subito intervenuto con centinaia di milioni di lire per riaprire e mettere in sicurezza sentieri, il Presidente Tanelli ha scritto alla Regione per chiedere un intervento per risanare la Pineta ed i boschi di Perone, Masso alla Quata e tutta la fascia delle foreste Regionali che si spinge verso la Madonna del Monte, il Troppolo e il Semaforo. Nessuna risposta, quasi nessun lavoro avviato. Gli stessi grandi rimboschimenti dei primi anni ’90 sulle aree percorse dagli incendi di Sant’Ilario/Perone e di Monte Giove/Madonna del Monte - migliaia di lecci e sughere piantati - sono stati poi lasciati senza manutenzione (che pure era prevista), compromettendo così un attecchimento delle piantine che era stato inizialmente molto alto, come dimostrano le limitatissime aree dove le piante sono state successivamente curate. Speriamo che l’incendio di questo agosto serva almeno a prendere coscienza di quello che LEGAMBIENTE va denunciando da anni: gran parte della macchia e delle pinete dell’Elba Occidentale sono in un pericolosissimo stato di degrado e sofferenza, esistono intere zone completamente devastate da eventi metereologici ed incendi ripetuti, migliaia di alberi caduti, con gravi problemi dal punto di vista idrogeologico e di espansione delle malattie e dei parassiti delle piante. Occorre stanziare subito risorse ed avviare progetti per impedire di perdere anche quello che rimane di un patrimonio ambientale fatto di castagneti, boschi di lecci, pinete, sottobosco e alta macchia mediterranea. LEGAMBIENTE sa che la prevenzione e repressione antincendio dell’Elba è ben strutturata ed efficiente, grazie anche ai finanziamenti ed ai mezzi messi a disposizione dal Parco Nazionale, e che ha dimostrato anche nell’ultimo spaventoso rogo doti di coraggio ed abnegazione di cui tutti gli elbani debbono essere fieri, sarebbe bene se lo Stato Italiano, come chiede giustamente Fratini, accompagnasse il nostro volontariato, la Forestale, i Vigili del Fuoco ed il personale della Comunità Montana con iniziative straordinarie quale fu negli anni passati la presenza di reparti specializzati dell’esercito, organizzando una vera missione nazionale di pace per difendere l’ambiente italiano, il territorio ed i cittadini dai nostrani terroristi del fuoco.
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