Le rimostranze sulla (dis)organizzazione dello scalo piombinese hanno preso a giungerci negli ultimi giorni con l'intensità di una pioggia, con le note della marcia degli isolani incazzati che risuonano sempre più alte. La domanda sul che minchia (cosa diavolo) stiano facendo gli amministratori elbani, a partire dal salvifico Julio Iglesias dei poveri Francesco Bosi, così spesso pronto a partire lancia in resta contro il continentale comunista cinico e baro e così pronto poi a servirci accordi-pateracchio kutufatti e kutusfatti (guarda caso in primis sui destini e sulle cariche della Autorità Portuale Piombinese), più che opportuna ci pare obbligatoria. Noi che siamo lontani mille miglia da una visione campanilistica della lotta politica, che giudichiamo assurdo dire "l'Elba agli Elbani" perchè l'Elba è patrimonio di tutti (condizione che sostanzia anche il rivendicare la "proprietà" del porto di Piombino da chi sostanza il suo esistere, come l'Elba), noi che abbiamo considerato "l'isolelbanità" e puttanate correlate, come un concetti un po' patetici un po' ragnatelosi in un mondo sempre più connesso ed interdipendente, DICHIARIAMO SOLENNEMENTE DI ESSERCI ROTTI I COGLIONI delle trovate di scialbi ma pagatissimi (coi soldi nostri) burocrati (con parte, ma senza arte) che giocano all'antiterrorismo come i bimbi giocano all'indiani, creando alla gente isolana sempre maggiori difficoltà a muoversi a lavorare a passare un mare che è loro. La misura è colma, ora basta.
papero incazzato