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A Sciambere: Fatti le lastre!

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 27 novembre 2002

Quando in queste plaghe si sente qualcuno apostrofare il prossimo con un “Fatti le lastre!” si deve desumere che l’apostrofato non goda molto della stima dell’apostrofatore, poiché l’invito può essere tradotto con un: “Deh ti esorto a compiere degli esami radiografici nella zona cerebrale poiché ritengo qualcosa disturbi il tuo pensiero!” ; “Fatti le lastre!” appunto in sintesi. A tal proposito dobbiamo narrare un episodio di vita vissuta che, essendo assolutamente vero, dimostra ancora una volta la fondatezza del luogo comune: “La realtà supera ogni fantasia”: Orbene: gli anni ‘70 furono tempo di grandi cambiamenti anche del nostro vivere quotidiano. In campo assistenziale medico ad esempio fu varato il sistema sanitario nazionale, che mandò in soffitta la vecchia “mutua” il cui ruolo fu assunto dai Consorzi Socio Sanitari (successivamente USL) e presso il Consorzio erano avviati dai medici di famiglia per esami specialistici gli assistiti che non si potevano permettere analisi etc. presso i gabinetti privati. Francesco (lo chiameremo così per non sputtanarlo completamente), un nostro amico che faceva l’operaio, un giorno lamentando una brutta bronchite si recò dal suo medico il quale dopo averlo visitato gli prescrisse per cautela un esame radiografico. Il Sanitario compilò la richiesta e la consegnò a Francesco. “Con questa - chiese Francesco - devo andare alla mutua?”. “No – gli rispose il medico – la mutua non c’è più, al su’ posto c’è il Consorzio, devi andare lì che ti fanno le radiografie” Francesco uscì dall’ambulatorio un po’ perplesso, la cosa gli sembrava strana, ma ligio alla prescrizione medica si recò al Consorzio. Arrivò dunque alla Sghinghetta nel magazzino dove aveva sede l’unico consorzio che conosceva, il Consorzio Agrario. Entrò dentro e si rivolse ad un altro amico comune: Cipriano (detto Cippe) che lavorava appunto là. “Cippe – disse Francesco – so’ malato e ‘un c’ho quadrini ..” Cipriano, un tipo dai tratti somatici bizzarri (sembrava un negrone sbiancato ed ossigenato) era piuttosto incline alla presa di culo del prossimo ed era anche pronto di spirito, ma nel caso fu preso un poco in contropiede temeva che l’amico gli fosse venuto a chiedere un prestito, sentì una “tocca” (dicesi così il primo abboccare del pesce, in senso figurato “avviso”) al portafogli e gli chiese con aria molto sospettosa: “E allora??” “Il dottore – rispose Francesco – m’ha detto che per fammi le lastre alle spalle dovevo veni’ da voi!” “Ah! – commentò il Cippe intuendo il qui pro quo e reprimendo la ghignata (trad. riso sguaiato) – ho capito .. appoggiati al muro va! Bene accosto .. con le spalle al muro!!” Ciò detto quel boia sollevò da terra un sacchetto di patate e lo appoggiò al torace del “paziente” e finse di scrutarci dentro, poi con aria professionale disse: “Ora girati!” Francesco obbediente volse la faccia al muro, Cippe ripetè l’operazione e poi disse: “E’ tutto a posto, però le lastre quest’altra volta fattele ordina’ al cervello!” Francesco non capi’ bene, però si sentiva sollevato e commentò: “Meno male!”