A proposito di camper sulle dune di Lacona Risulta da questo giornale del 22 maggio scorso, che alcuni escursionisti si sono scandalizzati nel vedere parcheggiati due camper sulle dune a Lacona, hanno gridato allo scandalo mossi da istintiva indignazione ma senza conoscere i particolari della situazione. I due camper non avevano invaso il territorio chissà come, ma erano giunti tramite strada privata sostando su uno spiazzo esistenti già da oltre trenta anni. Quella “comitiva di ippopotami”, come da loro definiti, non erano altro che i proprietari di quel terreno su cui da poco meno di trenta anni essi trascorrono, con camper appositamente acquistati, alcuni giorni di riposo all’anno, in quell’oasi pagata a caro prezzo, perché era in vendita, mossi dal desiderio di vivere a contatto della natura essendone molto amanti. Forse chi ha scritto l’articolo non si è reso conto che quella che definisce “l’ultima zona dunale”, è rimasta non solo intatta ma in questi trenta anni ha visto la vegetazione crescere più rigogliosa grazie all’opera di protezione che ne hanno fatto i proprietari, curandola, rispettandola e recingendola per difenderla da ogni tipo di aggressione. Vere “Vicende giudiziarie” non vi sono mai state, anche se si è dovuto difendere il diritto di recintarla e di sostare con dei mezzi mobili su quel terreno, cosa che ci è stata riconosciuta lecita da una sentenza del Pretore di Portoferraio. Dove erano questi cortesi signori quando le dune adiacenti venivano sventrate poche stagioni orsono per realizzare strutture commerciali? Se acquistata per tali scopi anche questa duna avrebbe fatto la stessa fine, magari senza che nessuno se ne scandalizzasse. Nella duna recintata, invece, sono ancora presenti quasi tutte le specie tipiche, dal giglio pancrazio, al rosmarino quasi scomparso altrove, alle cistus, al mirto, al lentisco ed alle altre piante psammofite. Alcune volte, anche dopo l’istituzione del Parco la Forestale è venuta a controllare tale area, ha fatto delle raccomandazioni ma non ha avuto nulla da eccepire avendo constatato l'ottimo stato della biocenosi dunale; qui la duna si espande e non arretra, basta salire a Capo Fonza per constatare. Chiarito questo, le varie associazioni ambientali possono stare tranquille per la sorte dell’habitat dunale ed eventuali escursionisti saranno graditi ospiti se vorranno osservare la flora rigogliosa della duna che certo non è ridotta al lumicino come altrove. E’ vero, quella duna è un tesoro, deve essere rispettata come un tempio, la conosciamo palmo a palmo, pianta per pianta, è come una persona di famiglia, non accettiamo di essere tacciati da selvaggi invasori o come i turisti della domenica che sfruttano, sporcano, rovinano e la sera se ne tornano a casa. Qualunque siano i fini di queste insensate accuse, saremo pronti e determinati a difendere sia la duna che i nostri diritti come già abbiano fatto. I proprietari della duna Gentili Signori Non vi nascondo che il solo leggere la definizione che vi date e che riportate a mo' di firma al termine della vostra lettera mi provoca un certo allarme. "I proprietari della duna", perdonatemi, mi suona un po' come "i proprietari del mare", i proprietari cioè di un bene che in qualsiasi paese civile non dovrebbe avere altri proprietari che la collettività. Non so neanche se all'atto dell'acquisto trenta anni fa le vostre intenzioni o aspirazioni erano quelle di farne una esclusiva piazzola per camper "appositamente acquistati" o piuttosto edificarvi una esclusiva villetta, ma non muta di molto il problema che sta proprio nella esclusività dell'uso che comunque si sarebbe verificato di un bene culturale unico all'Elba e ormai poco presente in Italia. Il pretore di Portoferraio applicando i codici della legge vi ha consentito di recintare un pezzo di Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, bene, personalmente, applicando i codici del buon senso non trovo molto giusto che si frappongano ostacoli alla visita ed alla fruizione (rigorosamente rispettosa) di un'area che potrebbe essere utilmente usata ad esempio come aula a cielo aperto di educazione ambientale. Quanto a cosa è accaduto intorno, a parte che il benaltrismo non è mai condivisibile, non sono in grado di sapere dove fossero gli escursionisti (giustamente) scandalizzati, probabilmente facevano escursioni altrove ed altrove trovavano giuste ragioni per scandalizzarsi. Posso rispondere da vecchio cronista (e un po' da modesto ambientalista) che c'era chi sventrava le dune, chi le cementificava, chi glielo consentiva, ma c'era pure chi si dannava l'anima per impedirlo, spiegando contemporaneamente perché le dune non dovevano essere violate, con infinita pazienza, finché non è cresciuta, accanto alla cultura del consumo e dell'abuso del territorio, della sua spinta privatizzazione, anche quella del suo uso cosciente e avvertito, una cultura ambientale di massa, dimodoché più di uno, vivaddio, oggi, vedendo dei camper parcheggiati in una zona donale, sacrosantamente s'incazza.
Lacona Dune Camper 3