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Improbabile una marcia indietro del Governo su Tirrenia. Responsabilità della Regione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 19 maggio 2009

I marittimi Toremar sono di nuovo sul piede di guerra. Corse sospese e assemblee sulle navi. Vogliono avere certezze sul loro futuro. Poco rassicurante, sotto questo aspetto, è stato il Ministro Matteoli quando ha affermato che il Governo, come ha risolto il caso Alitalia, riuscirà anche a risolvere il caso Tirrenia. Ha dimenticato che la vicenda Alitalia è stata chiusa con il licenziamento di migliaia di lavoratori. Nella assemblea dei marittimi di venerdì scorso sulla M/n Aethalia è stato da tutti richiesto che il Governo garantisca le risorse finanziarie necessarie per evitare una drastica riduzione delle corse e dei posti di lavoro. Mancano all’appello, per questo anno, 47 milioni di euro. Il responsabile nazionale della Filt CGIL Roberto Luvini è stato categorico: lo stato di agitazione non si fermerà, anzi sarà intensificato se il Governo non fornirà tutte le necessarie garanzie. Oltre ai tagli ai finanziamenti minacciati dal Governo, un altro argomento ha occupato tutto il dibattito: lo “spacchettamento” della Tirrenia. Si vuole in sostanza che il Governo ritiri il decreto approvato il 13 marzo con il quale è stato deciso di aprire un bando di gara per la privatizzazione della Tirrenia comprese le quattro Società regionali. Su questo c’è chi pensa, come il Sindaco di Portoferraio, che il Governo confermerà la vendita di tutta la Società e c’è chi, come il Presidente dell’Autorità portuale, non la dà per scontata. Personalmente ritengo che sia molto improbabile una marcia indietro del Governo. E almeno per due motivi. Il decreto del 13 marzo non è stato un colpo di mano del Consiglio dei ministri. Prima della sua definitiva approvazione la bozza del decreto è stata sottoposta all’esame di tutte le Commissioni parlamentari competenti. Tra queste la Commissione trasporti della Camera che, nella seduta del 3 dicembre dello scorso anno, ha espresso, all’unanimità, un parere favorevole, valutando in particolare che “la previsione - contenuta nel decreto - della alienazione della totalità del capitale di Tutto può succedere, per carità, ma è difficile pensare che il Governo e le Commissioni parlamentari coinvolte facciano a ritroso un procedimento già da tempo concluso, riuscendo a trovare anche le giuste motivazioni. Una di queste potrebbe essere che, a differenza dello scorso anno, quando lo “spacchettamento” era stato previsto dal decreto legge n°112 di giugno, le Regioni, tutte insieme, accettino di acquisire il capitale azionario detenuto da Tirrenia nelle consociate regionali (quel decreto ne prevedeva la cessione gratuita). Decidano insomma di diventare proprietarie delle Compagnie regionali. Ma l’unica Regione che ad oggi ha fatto questa scelta è stata la Campania. Con la legge di bilancio di questo anno ha infatti stabilito di istituire una Compagnia regionale marittima. “ Scopo della CO.RE.MA – si legge nella relazione al bilancio – in ossequio alla normativa nazionale e a quanto disposto dalla Unione europea con il Trattato di Amsterdam, è quello di garantire regolari servizi verso porti che collegano comunità periferiche con la Regione stessa nonché assicurare rotte poco servite e considerate vitali per lo sviluppo socio-economico della Campania, nel rispetto del principio della continuità territoriale”. Ma la Campania è solo una delle quattro Regioni interessate ai servizi di cabotaggio marittimo. La nuova Giunta regionale sarda non si sa quale posizione abbia. La Sicilia, per quanto da tempo sollecitata ad assumere una più diretta responsabilità nella gestione del trasporto marittimo dagli Amministratori e dalle associazioni economiche locali, non ha preso alcuna decisione in tal senso. La nostra Regione infine si è sempre dichiarata assolutamente contraria ad acquisire la proprietà della Toremar. L’Assessore regionale Conti ha ribadito più volte che non intende fare l’armatore. In questo quadro come può il Governo rivedere la decisone di vendere in blocco Tirrenia? Decisione che, a livello parlamentare, è stata da tutti condivisa ( destra, centro e sinistra). Il Segretario nazionale della Filt-Uil Giuseppe Caronia ha sollecitato le Regioni a seguire l’esempio della Campania. L’unico modo – secondo Caronia – per salvaguardare gli interessi dei territori insulari, la continuità territoriale e lo sviluppo turistico e socio-economico delle isole è quello che le Regioni abbiano il diretto controllo delle rispettive Società regionali. Anche il Segretario nazionale della Filt-CGIL Luvini, nel suo intervento conclusivo alla assemblea dei marittimi di venerdì, ha sostenuto che, risolto il problema dei contributi statali, i Sindacati chiederanno al Governo di non vendere in blocco Tirrenia, ma su questo fronte le Regioni devono fare la loro parte accettando di subentrare nella proprietà delle Società regionali. Se, invece, la Sardegna, la Sicilia e la nostra Regione non seguiranno l’esempio della Campania, sarà molto difficile che il Governo possa cambiare “rotta” e ritirare il decreto del 13 marzo. Due considerazioni finali. Non mi è mai sembrata “strategicamente” vincente, anzi molto debole perché oltre tutto immotivata, la proposta della Giunta regionale toscana di una “privatizzazione separata” della Toremar. Perché solo Toremar? Mi sembra poi piuttosto “curiosa”, se prima non avviene il passaggio della proprietà, la richiesta di affidare alle Regioni il processo di privatizzazione. Come è pensabile che il Governo autorizzi le Regioni ad indire un bando di gara per la vendita di Compagnie marittime di cui non sono proprietarie? Sarebbe come se il Comune di Portoferraio, tanto per fare un esempio, chiedesse di fare un’asta pubblica per vendere un immobile dello Stato. Ha ragione il Sindaco Peria ad essere “molto preoccupato ed arrabbiato”. Ma forse la responsabilità di questa situazione davvero seria, anzi “nera” come lui stesso l’ha giustamente definita, non è soltanto del Governo.


marmorica toremar in accosto

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