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Il documento della CNA: LA CONQUISTA DELL’ECCELLENZA

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 13 maggio 2009

UN PARADIGMA PER UNO SVILUPPO CHE VALORIZZI TUTTE LE VOCAZIONI LOCALI Assemblea Elettiva CNA Isola d’Elba Hotel Airone – Portoferraio 8 maggio 2009 INDICE INTRODUZIONE RIPARTIRE DAL TERRITORIO CON L’OBIETTIVO DELL’ECCELLENZA QUALE MODELLO DI SVILUPPO ALCUNE PROPOSTE I trasporti marittimi La logistica delle persone e delle merci L’ integrazione della nautica da diporto nel sistema generale dell’accoglienza La valorizzazione delle tipicità I servizi a rete e la possibilità di chiusura del ciclo dei rifiuti Un’economia della manutenzione e dell’efficienza energetica con il sostegno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano IL QUADRO ISTITUZIONALE CONCLUSIONI INTRODUZIONE E’arrivata la bufera, è arrivato il temporale…non per tutti e non allo stesso modo. I più esposti sembrerebbero coloro che non si sono assunti rischi, che non hanno ristrutturato, che non hanno consolidato ed espanso le proprie quote di mercato. Anche i distretti e le grandi imprese a rete, che pure sembrerebbero tenere meglio di altri, risentono, tuttavia, della contrazione. Fino a quando sarà così? Le aziende stanno con il fiato sospeso in attesa di sperimentare direttamente gli effetti delle scosse che, dai mercati internazionali, si stanno propagando fino ai nostri sistemi di imprese locali. Eppure, l’estrema variabilità del contesto di riferimento per le aziende – anche locale - ha già diffusamente attivato veri e propri processi di selezione nel mondo della piccola e media impresa, e il nostro territorio non si mostra immune da tali fenomeni. Tuttavia, ancora una volta sembra prevalere sull’Isola l’attendismo e l’affidamento ad un estro locale che dovrebbe aiutare a tenere duro fino a che la ripresa non arriva. I dati disponibili sull’andamento dell’economia elbana – tra gli altri, quelli relativi alla stagione turistica e quelli sui saldi dell’avvio delle attività – ci consegnano indicazioni univoche su uno stato di sofferenza che si manifesta ora in maniera prepotente, ma che aveva già mostrato segnali abbastanza chiari anche in passato. Al calo delle presenze turistiche è stata data ampia pubblicità dalla stampa e dagli enti preposti; inoltre, nel settore del commercio si continua a registrare un turn over elevato e nell’artigianato le cessazioni di impresa non sono compensate da inizi di attività sufficienti, come ha confermato la Camera di Commercio. Perfino l’edilizia, che ha sempre svolto una sorta di funzione anticiclica nel nostro contesto locale, risente di un rallentamento evidente dovuto a poche risorse e ad una domanda non più dinamica come fino ad un recente passato. D’altra parte, una riprova di tale situazione di contrazione si ha quotidianamente verificando la tipologia di affidamenti richiesti dalle aziende al sistema bancario: sono contenute le richieste di finanziamento per investimenti e risultano significative sia le richieste di poter usufruire di strumenti bancari a breve termine che di ristrutturare i debiti esistenti. La stessa Regione Toscana ha ritenuto utile predisporre un vero e proprio “Pacchetto Anticrisi” che, tra le altre cose, agevola le operazioni di ristrutturazione del debito per aziende che dimostrino di avere una effettiva prospettiva di continuità produttiva ed a monte una sufficiente solidità patrimoniale Sono anche queste scelte selettive con le quali dover fare i conti. L’affermazione che le piccole e medie imprese rappresentano una risorsa, pertanto, non può essere più assunta acriticamente, ma deve essere declinata alla stregua delle difficoltà presenti e non eludendo la valutazione dei limiti evidenti che devono essere corretti. Ora più che mai si ha dimostrazione che diventare imprenditore è un processo culturale e di acquisizione di capacità di analisi che consente di valutare le contingenze, i vincoli imposti e le opportunità offerte dall’ambiente. In questo senso, l’onere di fornire informazioni, di diffondere esempi di buone pratiche e di mettere in rete le imprese spetta anche alle organizzazioni della rappresentanza. Se agli imprenditori spetta il compito di qualificare le proprie aziende puntando sull’organizzazione, sulle risorse umane e sulla qualità delle prestazioni, alle istituzioni nazionali vorremmo assegnare quello di dare una possibilità a coloro che – non riuscendo autonomamente a imboccare questa strada – rischierebbero di collocarsi nell’economia sommersa; d’altra parte, dalle istituzioni regionali e locali ci si attende capacità di programmazione e di sollecitazione delle energie sociali. Nelle manifestazioni dello stato dell’impresa, che si è cercato di riassumere, si può individuare un tratto rilevante comune, consistente nella difficoltà crescente ad essere competitivi nei confronti dei concorrenti in relazione alla dimensione dei mercati di riferimento: vale per i flussi turistici che crescono a livello mondiale ma decrescono in Toscana (anche a Firenze!) ed all’Elba, così come per la piccola e media impresa del terziario e dell’artigianato che ha talvolta impaccio a cogliere tempestivamente i cambiamenti delle abitudini dei consumatori, la portata delle innovazioni tecnologiche, la domanda sempre più individualizzata di servizi qualificati. Ci sono elementi di difficoltà che, evidentemente, hanno origine nell’andamento generale dell’economia; tuttavia, tale constatazione non può essere ritenuta soddisfacente per coloro che non intendono rinunciare – come le associazioni di categoria e le imprese che rappresentano- al tentativo di giocare un ruolo attivo nella propria comunità. Con tale intento si sono fornite analisi, a suo tempo, sullo stato dell’economia locale oltre a qualche proposta che aveva l’intento di fornire una prospettiva di rinnovamento per l’Elba. In particolare, sui temi della qualificazione dell’offerta turistica, della dotazione infrastrutturale, della programmazione delle attività promozionali, dei trasporti – solo per rammentarne alcuni – le associazioni hanno cercato di raccogliere consensi intorno a proposte che potessero essere assunte dall’intero territorio. Intendiamo continuare, anche con il presente documento, lungo la traccia di questo sentiero. RIPARTIRE DAL TERRITORIO CON L’OBBIETTIVO DELL’ECCELLENZA Anche nella attuale difficile congiuntura riteniamo che si debba ripartire dai territori e da tutte le occasioni che essi presentano per creare reddito. Per non cadere nel luogo comune né nell’ideologia della centralità del locale (locale è bello qualsiasi cosa si faccia) dobbiamo provare a declinare una concezione di localismo priva di retorica e funzionale all’attivazione di risorse, classi dirigenti, aggregazioni sociali utili all’avvio di un processo di eccellenza. All’Elba più che altrove il territorio rappresenta un valore di per se stesso, con tutto quello che ciò comporta in termini di pressione culturale prima ed economica poi (si pensi alle implicazioni in termini di pressioni immobiliariste e di passata scarsa cura per radicare una cultura dell’accoglienza…). I frequentatori dell’ormai noto network di Facebook che si sono imbattuti nei gruppi di discussione che riguardano l’Elba si saranno resi conto di quanto la qualità del territorio rappresenti – superando anche i municipalismi – una fonte identitaria che passa anche per la comunione nell’attaccamento all’ambiente naturale. Si tratta di un dato qualitativo che, seppure da approfondire, merita di essere tenuto in considerazione. Posto che svolgere la propria attività, quale essa sia, secondo criteri di qualità dovrebbe essere normale, quali condizioni devono essere implementate affinché questa ricchezza possa essere il combustibile della declinazione di un processo che abbia come obiettivo l’eccellenza? • Innanzitutto, riteniamo che se l’identità locale non è immediatamente municipale – salva la presenza di alcune sacche di conservatorismo – allora deve essere compiuto lo sforzo di pensare l’Elba come una rete non solo di realtà urbane, ma anche di funzioni complementari che in queste realtà si svolgono e che possono essere fatte convergere in un sistema che tende all’integrazione. • A questa condizione è legata quella ulteriore della programmazione di una organizzazione efficiente del territorio da intendere non solo in termini di cura dei beni pubblici, ma anche di capacità di reperimento e di spesa di risorse e di responsabilizzazione collettiva in un progetto di sviluppo. • Inoltre, non ci sono più le condizioni per una autosufficienza che fino ad ora ha fatto ritenere che non fosse necessario il confronto con tutto quello di innovativo che viene provato al di fuori dei nostri confini. Si tratta, in questo senso, di avviare la costruzione delle reti di relazioni (con università, centri di ricerca, associazioni di imprenditori ed istituzioni) che servono a questi scopi. • La scarsa coesione istituzionale non è funzionale allo sforzo necessario per la costruzione di queste condizioni. Fino ad oggi non c’è un progetto unitario del territorio nel quale tutte le istituzioni rappresentative e le formazioni sociali si riconoscano; frammentazione istituzionale e compresenza di finalità eterogenee si alimentano assecondando appetiti immediati e mortificando i tentativi di dare respiro di più lungo termine al governo del territorio. • La ricerca dell’eccellenza ha bisogno di tutte le cose che fino ad ora si sono elencate; ma ha bisogno anche di imprese che, con la loro attività, siano in grado di dimostrare che le cose possono farsi in modo diverso e più efficiente da quello consueto, perché possano essere un punto di riferimento per il tessuto diffuso delle imprese. Naturalmente non si tratta di incentivare solo questo tipo di aziende ma di sostenere la diffusione delle loro buone pratiche in modo che divengano standard minimo garantito a chi frequenta l’Elba. • Infine, si ritiene che sarebbe rischioso perseguire un’eccellenza che fosse esclusivamente monovocazionale; è l’intero territorio che deve essere eccellente, in qualsiasi cosa si faccia, dalle attività turistiche a quelle commerciali e artigianali, dell’agricoltura e così via:è una scelta che in prospettiva può metterci al riparo dalle difficoltà momentanee del settore trainante. QUALE MODELLO DI SVILUPPO Proprio a tale proposito, già in passato abbiamo avuto modo di sostenere l’opportunità di qualificare e di diversificare, per quanto possibile, il sistema economico locale partendo da quello di importante che già c’è. L’economia locale è - e rimarrà - prevalentemente turistica; ciò, tuttavia, non deve precluderci la possibilità di cogliere occasioni di diversificazione. Fissato tale orizzonte, ci poniamo la questione se possiamo permetterci un progetto di crescita ad ogni costo, dettato dall’urgenza di dare una scossa all’economia. La stessa dimensione ridotta dell’Isola d’Elba – se non bastassero i dati economici - suggerisce che la strada della crescita indiscriminata e continua è difficilmente praticabile. Pensiamo che sia possibile tenere insieme crescita e qualità. Se così è – e si ritiene che lo sia – è indispensabile tenere in considerazione tutti quegli elementi – che sono essi stessi fattori competitivi – che attengono alla qualità della vita umana ed alla sostenibilità dell’impatto delle attività produttive. Ciò significa, tra l’altro, incorporare negli stessi processi produttivi elementi di tecnologia, di conoscenza, di qualità, di tutela ambientale, di valorizzazione delle risorse umane, di diritti e di socialità. Lo stesso turismo balneare estivo ha bisogno di posizionarsi in modo da cogliere le aspettative di turisti ormai in grado di effettuare rapidi raffronti con i nostri potenziali concorrenti. Abbiamo disomogeneità nella qualità dell’offerta nell’ambito della quale esistono, tuttavia, punte di valore che devono diventare standard comune. Le risorse pubbliche disponibili – per il turismo, il commercio e l’artigianato - che aiutano gli investimenti devono essere utilizzate con questi scopi; d’altra parte, ci si attende dalle istituzioni locali che ci sia particolare attenzione per le iniziative di miglioramento. Si pensi solo all’impatto che potrebbe avere concentrarsi sulla riqualificazione energetica degli edifici e sull’impiego di energie alternative. Avere una programmazione urbanistica comprensoriale – che assegni una chiara priorità in questo senso - potrebbe servire anche a questi scopi. L’idea dell’Elba come laboratorio di innovazione capace di portare a sintesi vocazioni economiche diverse – alcune già esistenti ed usate, altre da rivitalizzare, altre ancora da inserire – ha ancora tutta la sua attualità, proprio perché le difficoltà del momento impongono una riconsiderazione critica di identità che, magari, si sono considerate immutabili. Da questo punto di vista sarà utile coniugare diverse forme di turismo indirizzate a bacini di utenza differenti per aspettative, capacità di spesa, interessi prevalenti. Per questo motivo, per esempio, pare poco sensato considerare in maniera antagonista le diverse modalità di soggiorno sull’isola; in particolare, si ritiene che il diportismo nautico sia una risorsa aggiuntiva alla quale l’Elba non deve rinunciare. Una risorsa in grado di mobilitare energie che richiamano, tra l’altro, ad una vocazione produttiva di alcuni comuni dell’Elba. Individuando questi collegamenti si possono cogliere le opportunità per modificare i tratti consueti del nostro modello di sviluppo e quindi per inserire elementi di discontinuità che possono incidere positivamente sulla attitudine a competere. Si tratta, in definitiva, di attivare contemporaneamente vocazioni diverse per portarle ad una sintesi nuova che possa apportare valore aggiunto per canali innovativi. Il turismo, oltre a declinarsi in modi diversi, può integrarsi con vocazioni non ancora compiutamente espresse come quelle del diportismo nautico, della riscoperta di tipicità alimentari e paesaggistiche, della promozione di uno stile di vita sostenibile attraverso l’implementazione di servizi a rete efficienti, l’uso di energie rinnovabili, l’impiego di mezzi di trasporto adatti alla fragilità della nostra rete stradale. La scoperta di una vocazione alla mobilità sostenibile, tra le altre cose, dovrebbe riguardare il trasporto da e per l’isola e il movimento interno di persone e merci: la logistica può essere un campo di innovazione e di eccellenza che modifica gli schemi attraverso i quali si sono svolte consuetudinariamente tutte le altre attività. In questo senso, il criterio dell’eccellenza rimanda non solo alla qualità intrinseca della singola attività svolta; ma anche ad una capacità di organizzazione di sistema in quanto fattore differenziale che dà “qualcosa in più” rispetto a chi eccellente non è. Da quanto si è detto fino ad ora è possibile provare a desumere e sottolineare alcuni fattori di fondo che servono per costruire il quadro dell’eccellenza in un modello di sviluppo a più vocazioni, a partire dall’accoglienza. • La proposta del territorio in quanto unità integrata in grado di offrire – abbinate a servizi adeguati nel turismo e in tutti i settori- le proprie tipicità che insieme vanno a definirsi come marchio identificativo. • Il rigore nella pianificazione è utile per collegare in maniera inequivoca obbiettivi e risorse, ovvero per selezionare le priorità che derivano come corollario della finalità di accogliere in maniera eccellente chi approda all’Elba. • L’eccellenza come processo di miglioramento continuo che trova nutrimento in una cultura dell’amministrazione e dell’impresa che non si accontentano di quanto è già acquisito. • Non disdegnare le iniezioni di innovazione che possono arrivarci grazie ai contatti esterni ed all’imitazione. • La fruibilità del territorio, grazie a collegamenti esterni ed interni in grado di contemperare basso impatto ambientale ed effettiva raggiungibilità. Il ripetuto riferimento alla pianificazione, all’impegno delle istituzioni e delle imprese, alla processualità del miglioramento continuo lasciano intendere una concezione di eccellenza che non è genius loci, ma è un fattore potenziale che deve essere fatto emergere con lavoro costante ed impegno collettivo e non delegabile. Un fattore potenziale che è fatto di “pezzi” che vanno ricondotti al filo conduttore della qualità: la cura del territorio, la coltivazione del capitale umano, l’emersione di tratti di riconoscibilità dei prodotti, la sollecitazione di singoli soggetti portati più di altri a battere territori nuovi. ALCUNE PROPOSTE Tenendo conto del quadro economico - generale e locale - succintamente prospettato, dell’obiettivo dell’eccellenza che si ritiene dovrebbe pervadere le iniziative locali per la competitività e della plausibilità di un modello plurivocazionale per lo sviluppo elbano, si proverà a formulare alcune proposte che vogliono rappresentare un contributo allo sforzo generale di implementare un progetto per l’Elba. In particolare, si presterà attenzione ai temi: • dei trasporti; • della logistica delle persone e delle merci; • della integrazione della nautica da diporto nel sistema generale dell’accoglienza; • della valorizzazione delle tipicità (paesaggistiche, naturalistiche, architettoniche, enogastronomiche, ecc.) • dei servizi a rete e specificamente dei rifiuti; • della conversione dell’edilizia verso un’economia della manutenzione e dell’efficienza energetica con il sostegno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. I trasporti marittimi L’assetto dei trasporti marittimi attiene – per i cittadini delle comunità insulari - al diritto fondamentale alla mobilità. E’ una precondizione che rende possibile qualsiasi altra iniziativa. Non si intende tornare sui temi dei rapporti tra le compagnie e dell’utilizzo delle banchine già trattati ripetutamente. Ci si limita a ribadire l’esigenza della effettiva concorrenza e del livello adeguato dei servizi per la comunità isolana. Riteniamo che le scelte di assetto proprietario e gestionali della Toremar debbano essere operate tenendo in considerazione, innanzitutto, questi aspetti. Le vicende di questi ultimi mesi sembrerebbero talvolta far trasparire una certa discontinuità di attenzione delle istituzioni – dal governo nazionale a quelli locali – a quanto i trasporti marittimi siano intimamente connessi agli standard minimi di qualità della vita. La privatizzazione in blocco delle compagnie e dei servizi offerti attualmente dal Gruppo Tirrenia – da attuare entro tempi rapidi secondo le scelte del governo e non secondo obblighi comunitari - sarebbe verosimilmente penalizzante per l’Isola d’Elba per il rischio di decremento del livello dei servizi, dell’occupazione, degli investimenti futuri. A questo si aggiunga la previsione di ulteriori imminenti tagli ai finanziamenti pubblici per Tirrenia. Proprio per la consapevolezza di questi rischi le Associazioni di Categoria - già nel 2008 - hanno aperto un confronto, attraverso le loro rappresentanze regionali, con la Regione Toscana al fine di rendere attuale la possibilità del cosiddetto “spacchettamento” di Tirrenia. Avvertiamo l’urgenza di soluzioni alternative alla privatizzazione in blocco che possano garantire il trasporto marittimo, che svolge per le comunità isolane la stessa funzione di quello che nel resto della Toscana viene considerato trasporto pubblico locale. D’altra parte, vorremmo che si evitassero annunci di nuove iniziative imprenditoriali che non trovano riscontro nelle dichiarazioni delle istituzioni che hanno il compito di provvedere alla organizzazione dei porti. Dopo che le opportunità fornite dal decreto legge 112/2008 - che consentiva l’acquisizione delle compagnie regionali da parte delle Regioni interessate – non sono state colte per il mancato accordo sulle risorse di compartecipazione statale, non possiamo permetterci di ritenere chiusa la partita. Gli stessi incontri intercorsi tra l’assessore regionale Conti e il sindaco Peria, delegato dalla conferenza dei sindaci, hanno lasciato intendere l’unità delle istituzioni intorno all’obiettivo della separazione del destino di Toremar rispetto a quello del Gruppo Tirrenia. E’ una circostanza che dovrebbe quanto meno essere verificata, traendone i corollari congrui anche in termini di opportunità di sospensione delle procedure di privatizzazione in blocco di Tirrenia. Innanzitutto è indispensabile che la Regione Toscana sia disposta a farsi carico della compagnia di navigazione con lo scopo di procedere successivamente alla predisposizione di una procedura di evidenza pubblica per l’affidamento dei servizi. E questa disponibilità è stata manifestata. Per parte sua, il Governo dovrebbe mettere la Regione in grado di esercitare le competenze in materia di trasporti marittimi, assegnando specifica delega sui servizi di cabotaggio. Le premesse per farlo possono esserci, dato che gli stessi diretti interessati lo richiedono. Allo stesso modo, abbiamo bisogno che si realizzino le condizioni la cui mancata maturazione ha impedito precedentemente di cogliere l’occasione della regionalizzazione di Toremar: servono risorse statali per assicurare il mantenimento del livello dei servizi e la continuità territoriale. Oltre a questo, riteniamo che nelle more della predisposizione del bando di gara da parte della regione la stessa Toremar – con il sostegno di Governo e Regione nei termini detti – dovrebbe approntare un nuovo credibile piano industriale, in grado di rendere esplicite le potenzialità dell’azienda adeguatamente sostenuta. Abbiamo di fronte il precedente dei trasporti aerei e della “vicenda Alitalia”: vorremmo evitare di rivivere il medesimo “film” sulla nostra pelle. Quale che sia l’esito della vicenda, la comunità locale ha il diritto di poter usufruire di servizi strutturati in modo da: 1. Garantire intervalli delle corse tali da coprire la massima estensione oraria possibile e con un intervallo massimo tra le singole partenze di un ora; 2. Prevedere tariffe ridotte per residenti; 3. Preveder tariffe agevolate per veicoli aziendali e trasportatori c/p e c/t (imprese residenti e non) che tengano conto, per esempio, della frequenza dei passaggi e di prenotazioni anticipate; 4. Assicurare servizi a bordo qualificati (a mero titolo esemplificativo: ristoro di qualità, arredi confortevoli, postazioni di lavoro attrezzate con prese di corrente, TV, ecc.); 5. Stabilire modalità e frequenza dei servizi di pulizia; 6. Procurare corse sostitutive/aggiuntive in caso di necessità; 7. Contemplare integrazione modale e tariffaria (coordinamento treno – autobus – nave con coincidenze Campiglia M.ma – Piombino M.ma – Portoferraio – possibilità di biglietto unico); 8. Assicurare la differenziazione delle tipologie di vettori per rispondere ad esigenze diverse dell’utenza (nave passeggeri, nave merci, mezzo veloce, aliscafo, natante per circolazione locale); 9. Organizzare le operazioni di imbarco/sbarco ai fini della riduzione della congestione e dell’inquinamento; 10. Integrare la rete e l’organizzazione dei servizi (rapporto tra Portoferraio e Rio Marina e previsione dell’integrazione dei servizi di collegamento anche attraverso il coinvolgimento di imprenditori privati); 11. Individuazione di un sistema di monitoraggio del livello dei servizi del quale sia incaricato un soggetto terzo. La logistica delle persone e delle merci Il futuro probabile riassetto obbligato dei servizi di trasporto marittimo rappresenta un rischio, ma può anche rappresentare un’occasione di innovazione. Si è parlato spesso di riorganizzazione dei trasporti marittimi in modo implicitamente ripetitivo dei servizi esistenti (il che è anche comprensibile quando sono a rischio i livelli di servizio!). Qui vorremmo provare, tuttavia, a ipotizzare uno scenario diverso che, partendo dalla modifica della tipologia dei servizi marittimi, porta all’avvio del ridisegno del modello di trasporto e di mobilità delle persone e delle merci nel contesto isolano. Non dovrebbe essere così scontato che all’Elba si possa arrivare pressoché esclusivamente con navi di dimensioni notevoli, con l’auto al seguito e con mezzi che trasportano in modo promiscuo persone e merci. La dimensione ridotta dell’Elba – e la sua assimilabilità ad una sorta di città diffusa - si presta alla sperimentazione di politiche di innesco e di sostegno a iniziative locali di trasporto alternativo in un quadro omogeneo. Proviamo ad avere l’ambizione di raggiungere l’eccellenza della sostenibilità del sistema di movimentazione di persone e merci già da Piombino. La attuale frammentazione istituzionale rende difficile implementare programmi di questo genere: è un ulteriore argomento a supporto dell’urgenza di modifica radicale dell’attuale assetto. Nonostante queste cose, riteniamo che – per quanto riguarda il trasporto di persone - possa essere avviata una riflessione su tutto il territorio circa la praticabilità – attraverso una valutazione dei costi e dei benefici – della riduzione degli arrivi con auto private. Abbiamo tutti presente la estrema difficoltà di circolazione nei mesi estivi che pregiudica la qualità della vita dei residenti e del soggiorno degli ospiti. Non dovrebbe essere eccessivamente difficoltoso verificare, tramite opportune indagini statistiche, l’effettivo bisogno di mobilità dei turisti per progettare e sperimentare un sistema di trasporti locali plurimodale, integrato e flessibile (autobus, noleggio, taxi, battelli, ecc.) che, coinvolgendo soggetti pubblici e privati, risponda alle esigenze rilevate. Sul piano diverso della logistica urbana relativa alle merci avvertiamo la necessità di una completa razionalizzazione del sistema in modo da ridurre le inefficienze che si ripercuotono, tra l’altro, sul funzionamento delle aziende, sulla fluidità della viabilità, sulla fruibilità dei centri storici. Anche in questo caso può essere utile verificare quali opportunità ci sono di limitare l’imbarco di mezzi pesanti e di privilegiare l’imbarco delle sole merci. Intanto, anche sulla base di esperienze già praticate in diversi contesti urbani, è possibile individuare alcune tipologie di misure che possono mitigare l’impatto dell’approvvigionamento delle stesse merci (ma anche del movimento dei mezzi di installatori e manutentori) sui centri abitati e sulla rete viaria che li collega. Si va dal governo degli accessi e dei percorsi, al miglioramento dell’efficienza del trasporto, alla riduzione delle emissioni utilizzando gli incentivi per il rinnovo del parco mezzi. Queste macro classi di misure possono essere declinate secondo specificità che si adattano al singolo contesto di riferimento. Anche in questo caso è opportuno partire da una base di dati che consenta di implementare uno studio di fattibilità che tenga conto delle esigenze degli operatori e della sostenibilità economico finanziaria di eventuali iniziative che dovessero richiedere investimenti sia per le amministrazioni che per gli imprenditori. Sono considerazioni che servono, per esempio, nel momento in cui ci si prefigga di individuare le infrastrutture che potrebbero servire per le attività di raccolta delle merci provenienti dal continente, rottura e consolidamento dei carichi. In altre parole, ci serve una piattaforma logistica? In quale parte dell’Isola è più conveniente collocarla? Siamo in grado di farla funzionare in equilibrio economico – finanziario? Possono essere sufficienti delle piazzole attrezzate? Ci sono operatori interessati a investire? Sono domande che si pongono per sollecitare l’assunzione nel dibattito corrente di temi che riguardano il tipo di futuro che si vuole prospettare per quest’isola. Domande che possono trovare una risposta sensata avendo chiaro, per esempio quale debba essere il rapporto tra i porti di Portoferraio, Rio Marina e Porto Azzurro. Quali sono le intenzioni sugli assetti futuri? Il cambiamento di destinazione di Porto Azzurro sembra un fatto acquisito; ma, allora, come si intende attrezzare i due porti ? Sono tutte scelte che devono essere valutate in termini di impatto sulla circolazione di persone e merci. L’ integrazione della nautica da diporto nel sistema generale dell’accoglienza La recente ultima indagine svolta dal CENSIS sul turismo nautico in Italia fornisce una testimonianza chiara sul “carattere diffusivo” del diportismo e mette a disposizione spunti utili sulla direzione da intraprendere non solo per valorizzare una vocazione espressa all’Elba solo in modo parziale, ma anche per indirizzarla da subito verso un profilo di eccellenza. Sono proprio le caratteristiche del “diportista medio” e le sue richieste, indicate nell’indagine, a suggerire una sorta di piano di sviluppo della nautica che abbia lo scopo della yachting satisfation, che sia compatibile con la plurivocazionalità e tendente necessariamente all’eccellenza. Innanzitutto, è noto che la richiesta principale dei diportisti (e degli operatori del settore) sia quella di incrementare i posti barca; una richiesta supportata dalla tendenza all’aumento dei periodi di utilizzo dell’imbarcazione anche oltre il solo periodo delle vacanze estive (periodo invernale, fine settimana, ecc.) e dalla crescita di coloro che sono dipartisti pur non possedendo un’imbarcazione (ma utilizzano comunque imbarcazioni a noleggio che hanno bisogno di spazi). Riteniamo anche noi che l’incremento dei posti barca all’Elba sia opportuno e urgente - secondo le previsioni già rese pubbliche - per non perdere le occasioni che ci sono ora e che potrebbero non esserci più se dovesse procedere – come sta avvenendo - l’infrastrutturazione della costa continentale. Si sta definendo un quadro complessivo nel quale emergono i poli di Portoferraio , Marciana Marina e Rio Marina con infrastrutture portuali fisse che possono dare risposte ai bisogni espressi dall’utenza. Il comune di Porto Azzurro sta intraprendendo iniziative autonome di irrobustimento delle proprie infrastrutture portuali esistenti che vanno integrate in un disegno complessivo che non riguardi solo la nautica ma anche – come si è detto poco sopra - il riassetto dei trasporti marittimi e l’implementazione di una logistica adeguata. Sollecitiamo le amministrazioni a dare compimento ai procedimenti amministrativi necessari. D’altra parte, non escludiamo che in particolari tratti di costa dell’Isola sia opportuno realizzare campi boe tecnologicamente avanzati, controllati e dotati di servizi integrati, in modo da regolamentare le soste e da evitare l’impatto negativo dell’ormeggio libero. La coesione istituzionale su queste scelte è indispensabile perché sia chiaro che puntare sulla nautica è una scelta strategica per tutto il territorio, disposto a organizzarsi efficientemente attorno a questa vocazione, imponendo regole di sostenibilità e assecondando l’iniziativa di tutti quegli imprenditori che intravedono occasioni di intervento attraverso la fornitura di prestazioni oggi carenti. Proprio la richiesta di servizi di qualità a costi ragionevoli è un ulteriore tratto caratterizzante i praticanti del diporto. Assecondare questa esigenza significa non solo creare opportunità di lavoro (che tendenzialmente ricoprono l’intero corso dell’anno) riguardanti direttamente la gestione delle imbarcazioni in transito o in stazionamento (manutenzioni, riparazioni, servizi portuali, pratiche amministrative, ecc.); ma anche, come si è già accennato, implementare servizi ulteriori - attinenti per un verso alla qualità del soggiorno per il diportista e per l’altro alla sua sostenibilità per il territorio - che riguardano, tra l’altro, le forniture, lo smaltimento dei rifiuti, la pianificazione dei viaggi e la scelta delle mete. Una buona quota di diportisti sono persone comuni, appartenenti a famiglie standard, di età matura, con buoni livello di istruzione e capacità di spesa; cresce la quantità di donne: insomma non si tratta più di una elite racchiusa in una nicchia ma di un’utenza diffusa che si attende servizi integrati di accoglienza (dalla ristorazione, alla disponibilità di posti letto a terra, ai trasporti terrestri…) e che ha gli strumenti per esprimere capacità di giudizio, di raffronto, di scelta della propria destinazione in base a elementi che riguardano il sistema territoriale nel suo insieme. Un’utenza che può compiere la scelta di “essere fedele all’Elba” con ricadute economiche positive che si spalmano sull’intero anno, a patto che trovi soddisfazione delle proprie aspettative. Per questo le diverse modalità di permanenza e di fruizione del territorio non possono essere in conflitto. La plurivocazionalità e l’eccellenza servono per dare risposte a questo tipo di clientela esigente. La valorizzazione delle tipicità La valorizzazione delle tipicità (paesaggistiche, naturalistiche, architettoniche, enogastronomiche, ecc.) rappresenta l’esito di un processo di riscoperta del territorio e della cultura tradizionale che passa attraverso una rilettura delle possibilità di impiego delle proprie risorse in chiave moderna ed innovativa. Un percorso di tale genere deve trovare fondamento in un compiuto progetto di recupero e di conservazione, innanzitutto delle caratteristiche salienti del paesaggio per come ci è stato consegnato da una storia di antropizzazione non recente. Esperienze a cui si è dato avvio in altri parchi nazionali – da cui non è disdicevole prendere spunto - possono rappresentare esempi utili di salvaguardia del paesaggio e di rivitalizzazione economica. Mediando tali esperienze, proponiamo di implementare un progetto di recupero delle terre incolte e di ripristino delle sedi di coltivazione e principalmente dei terrazzamenti. In una realtà come quella delle Cinque Terre il recupero dei terrazzamenti e la differenziazione della produzione agricola hanno proceduto di pari passo con risultati estremamente positivi. Tali produzioni agricole locali (anche ulteriori rispetto ai vitigni autoctoni) hanno fornito la materia prima per produzioni di alimenti tipici commercializzati da aziende locali con il marchio di qualità rilasciato dal parco. Gli stessi prodotti sono stati inseriti, altresì nella filiera della ristorazione locale. Queste operazioni dovrebbero essere sostenute da iniziative di marketing territoriale turistico, che chiamano ad un ruolo innovativo tutti i soggetti che hanno competenza nelle promozione. In questo modo la funzione di tutela può saldarsi positivamente con le esigenze di crescita compatibile delle comunità locali. Il piano del Parco dell’Arcipelago contiene spunti di questo genere che devono essere colti. Valutazioni analoghe possono essere fatte per la valorizzazione del patrimonio architettonico. A solo titolo di esempio, il recupero avviato nel centro storico di Portoferraio deve essere finalizzato – oltre che al miglioramento della vivibilità per i residenti – all’implementazione di un progetto di fruizione integrata che possa attrarre, tra le altre cose, investimenti, visitatori e sperimentazione di nuove tecnologie per l’accesso. Ma che possa produrre anche ricadute positive – rappresentando un modello - sulla fruizione complessiva dei centri elbani. Il richiamo del sindaco di Portoferraio a tutte le istituzioni coinvolte nella gestione del patrimonio per un accordo di programma finalizzato alla gestione unitaria rappresenta una sollecitazione che non dovrebbe essere lasciata cadere nel vuoto. I servizi a rete e la possibilità di chiusura del ciclo dei rifiuti Un sistema dell’accoglienza che mira all’eccellenza deve dare per scontato il funzionamento ottimale non solo dei trasporti, ma di tutti i servizi a rete. La gestione delle risorse idriche sembra risentire ancora delle difficoltà del soggetto gestore unico ASA, in particolare per quanto riguarda i lavori di manutenzione della rete esistente ed il rispetto degli investimenti programmati. Tutto questo, in prospettiva, può mettere in discussione la stessa continuità del servizio. Per questo, il tema della tendenziale autosufficienza idrica dell’isola non deve essere accantonato. Le amministrazioni locali, che fanno parte degli organi dell’Ato Toscana Costa, dovrebbero sottolineare in quelle sedi le esigenze ineludibili del territorio. Il quadro è preoccupante anche per il ciclo dei rifiuti. Ereditiamo una situazione impiantistica e gestionale che genera costi elevati senza assicurare l’obiettivo della chiusura del ciclo e imponendo oneri per trasporto e conferimento significativi. Le amministrazioni locali, d’altra parte, sembrano avere un atteggiamento talvolta troppo disinvolto circa il valore strategico da affidare all’azienda nei confronti di tutto il territorio. Ciò nonostante, la società ESA – con la consulenza di CISPEL Toscana – si è fatta carico di individuare soluzioni gestionali alternative da sottoporre all’assemblea dei soci. Tra le opzioni possibili è stata individuata quella di utilizzare gli impianti esistenti integrando in essi una tecnologia nuova – la pirolisi - in grado di consentire la chiusura del ciclo dei rifiuti all’Elba. La società attende che su tale possibilità si pronunci l’assemblea dei soci al fine di ottenere il nulla osta sull’avvio della progettazione tecnica (ed anche economico – finanziaria), ovvero di avere indicazioni diverse sulla gestione dell’azienda. Tale pronuncia, seppure sollecitata, ancora non c’è stata; in altre parole, i comuni soci di ESA ancora non hanno preso posizione. Riteniamo utile che questi nodi vengano sciolti e sollecitiamo una presa di posizione dei soci. Intanto, condividiamo la scelta del consiglio di amministrazione di ESA di inviare i decreti ingiuntivi di pagamento a quei comuni - soci della società - che non pagano regolarmente per i servizi ricevuti. Auspichiamo tuttavia che possa essere evitato il contenzioso e che i servizi possano svolgersi con regolarità concordando piani di rientro congrui. Sarebbe interessante, comunque, sapere quale destinazione abbiano avuto gli importi riscossi dalle amministrazioni a titolo di TARSU… Un’economia della manutenzione e dell’efficienza energetica con il sostegno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Si è già fatto cenno in apertura di questo documento al momento di persistente difficoltà che sta passando anche un settore come quello delle costruzioni, tradizionalmente trainante sia a livello regionale che locale. La maggiore difficoltà di accesso al credito per famiglie e imprese - insieme all’aspettativa di ridimensionamento del valore degli immobili – hanno creato le condizioni per uno stallo del mercato immobiliare che si è trasmesso al settore dell’edilizia. Almeno a livello locale (elbano), il sistema degli appalti pubblici non sembra poter rappresentare un volano sufficiente sia per gli importi complessivi che per la concorrenza crescente e la quantità e tipologia di aziende che possono essere coinvolte. Di queste cose non si può fare una colpa alle amministrazioni… Possiamo però provare a fornire indicazioni di sbocchi di mercato alternativi; sbocchi ai quali si può aver accesso con capacità di conversione rapida delle competenze e dell’organizzazione aziendali. L’idea dell’Elba come laboratorio di innovazione può essere spesa per promuovere una nuova economia della manutenzione che guardi all’eccellenza attraverso non soltanto il mero ripristino del decoro degli edifici, ma con l’introduzione di elementi utili al miglioramento della qualità energetica degli immobili e di sistemi di produzione di energia alternativa. A tale proposito, apprezziamo gli interventi del presidente del PNAT finalizzati a sottolineare l’esigenza che la Sovrintendenza non ostacoli l’installazione di impianti per il fotovoltaico ed il solare termico. Alcuni sindaci si sono già espressi in questo senso. Un accordo istituzionale tra Amministrazioni locali e Parco nazionale per promuovere tali indirizzi sarebbe auspicabile. IL QUADRO ISTITUZIONALE Sui temi istituzionali si è cercato di tenere il filo conduttore della salvaguardia del valore della comprensorialità. Per questo, dapprima si è sollecitato il conferimento di deleghe effettive alla comunità montana; poi si è sostenuto il percorso dell’unione, per la quale si sarebbe preferito l’esito diverso dell’adesione di tutte le amministrazioni come tappa intermedia - e a termine - per arrivare all’istituzione del comune unico. La attuale frammentazione istituzionale è in buona parte il prodotto – e la garante - di un modello economico di crescita non programmata che si sta ormai dimostrando inidoneo a riprodurre i propri fattori e le proprie prestazioni. Le imprese hanno bisogno di risposte innovative che segnino discontinuità rispetto a quel passato. Si ritiene che uno sforzo coordinato per lo sviluppo e per l’eccellenza come quello che si è descritto reclami una mobilitazione sociale ed un assetto istituzionale in grado di sostenerlo in maniera univoca per un tempo prolungato, senza cedimenti a richieste particolaristiche di breve respiro. Il paradigma dell’eccellenza e la rilevanza della polivocazionalità come via dello sviluppo locale impongono a tutti di mettersi in discussione; impongono anche la costruzione di alleanze sociali stabili attraverso le quali il lavoro e l’impresa della comunità possano valorizzarsi reciprocamente. Il quadro istituzionale dovrebbe essere in grado di evolvere di conseguenza. Nel momento in cui le forze politiche ed i candidati alle elezioni amministrative dovessero condividere l’impostazione che si propone, dovrebbero essere conseguenti anche sul piano dell’assetto istituzionale ed esprimere già in fase di campagna elettorale il loro orientamento di assenso all’avvio del processo di fusione dei comuni, o almeno di processi che facessero imboccare in modo deciso la strada della comprensorialità. CONCLUSIONI Nel corso di questo documento si è cercato di mettere a disposizione una visione ottimista per il nostro territorio. Infatti, appena dopo aver descritto i tratti salienti della crisi (non è un caso che solo ora e per la prima volta si usi questa parola…), si è cercato di proporre una possibile via d’uscita che esalta l’insieme delle vocazioni dell’isola e impegna alla ricerca dell’eccellenza come fattore differenziale di competitività. Non possiamo permetterci un’inerzia prolungata in attesa che le difficoltà passino da sole; rischieremmo di perdere parti importanti del nostro tessuto imprenditoriale con ricadute sociali pesanti. Questo il senso di un patto sociale rinnovato di cui avvertiamo la necessità. Nella recente iniziativa degli “Stati generali dell’Isola d’Elba” si è parlato di un piano strategico per il nostro territorio. Riteniamo che la declinazione del processo continuo dell’eccellenza che abbiamo tentato di illustrare possa rappresentare esso stesso un piano strategico, o quanto meno una sua parte importante. Su questi obiettivi auspichiamo il coinvolgimento di tutte le parti attive della comunità locale.