"Dopo una prima valutazione sulle candidature a sindaco dei comuni isolani, devo amaramente costatare che all’Elba sono stati fatti grossi regali alla sinistra. Il Popolo del centrodestra è stato diviso con imposizioni dall’alto e scelte dettate da scarso collegamento con il territorio”. Il grido di dolore lo emette Francesco Bosi che nell’occasione si firma “Commissario UDC per la Provincia di Livorno", ribadendo anche in questa occasione il suo essere (non c’è niente di illecito) uomo della destra sostanziale e la smania di ribadirlo ogni pié sospinto, autoqualificandosi come massima autorità politica della destra di quest’isola e continuando a soffiare sulla localistica zampogna del “quelli che vengono di fuori all’Elba a comandare …” come se lui venisse da Grassera, dalla Sghinghetta, dai Pizzenni o dalla Giunca. Di destra (con il suffisso centro apposto solo per la decenza) in maniera particolarmente comica dal momento che se l’U.D.C., a scrutini fatti conterà un altro sindaco oltre lui medesimo, tra i dieci dell’arcipelago e tra gli otto elbani, nel caso se sarà Pasquale Berti a vincere a Marciana, lo si dovrà anche all’atteggiamento del centrosinistra. Abbiamo scelto di partire da questo elemento in sé poco influente, come dato emblematico dell’approssimativo esistere delle forze politiche all’Elba, sempre più personalizzate sempre più incapaci di parlare lo stesso linguaggio a 3 km di distanza, sempre più alla ricerca di capi-bastone o pazzarielli da seguire. Non crediamo che questa abnorme fioritura di liste, la frattura dei campi politici possa essere interpretata come una crescita democratica, al contrario lo sbriciolarsi delle classiche coalizioni allontana dalla politica (leggi l’arte del possibile, o quella del mediare tra differenti valori) i diversi soggetti politici. La situazione portoferraiese è emblematica: la rottura del quadro originale di Portoferraio Domani (senza stare ad affibbiare responsabilità) ha prodotto una lista sbilanciata verso il centro ed una testimoniale, e lo sbilanciamento al centro favorirà una deriva moderata, “sviluppistica” e cementizia della già sulla carta vincente compagine diretta da Peria, che oltre le affermazioni di principio sconta una concezione disinvoltamente antica di uso del territorio. Idem dicasi per il centrodestra il cui sparpagliamento non solo avvia una destra che è maggioranza in città ad una sconfitta (probabile, anche se i conti si fanno dopo il voto) ma che produrrà una interlocuzione debole da parte di una minoranza disomogenea. Si veda a questo proposito cosa è accaduto (e cosa potrebbe tornare ad accadere) a Campo dove il centrodestra avrebbe i numeri politici per un “cappotto” e sta da quindici anni all’opposizione. Per Capoliveri si è spesso tentati di mutare il termine di “scontro” politico con quello di “faida”, restando alla ciccia, alle realizzazioni non ci pare che Ballerini abbia fatto scelte più a destra di quelle fatte da Peria, né ci pare (fortunatamente) di scorgere guerriglieri nell’area di Sinistra e Libertà, la rottura per chi non conosce (fortunatamente) i misteri gloriosi di Capoliveri è politicamente incomprensibile e speculare alle rotture del centrodestra a Campo, Portoferraio e pure Rio Elba dove, (dopo lo stucchevole ri-teatrino Coluccia sì – Coluccia no),con un’apertura di credito al candidato De Tommaso, il meno radicato del concorrenti, il campo del centrodestra è diviso. Fuori di ogni possibile schema di analisi Marciana, dove il confronto è tra due candidati dell’area di centro, e dove qualcuno ha azzardato trattarsi di uno scontro tra la novità rappresentata da una quarantenne (unica donna tra i sedici candidati sindaco) e l’esperienza amministrativa di un navigato personaggio proveniente da altre stagioni. Ma, a proposito, in quella vituperata “Prima Repubblica” i partiti erano meno autobus su cui si montava per raggiungere il potere, caso mai erano scuole pure di pubblica amministrazione e palestre democratiche dove si imparava a misurarsi, e da giovani veramente, perché a quarant’anni non si era più “giovani” e tantomeno novità, e per quanto ferajesi, marcianesi, capoliveresi, riesi e campesi fossero più o meno gli stessi, PCI, DC, PSI etc fornivano agli elettori la certezza della politica, amici o avversari erano cose serie che ancoravano a coerenze comportamentali e non consentivano guerre per bande capaci di produrre un immane disorientante casino come quello di cui stiamo dando conto in queste ore.
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