Mai, prima d’ora all’Elba, tanti candidati avevano concorso alla carica di Sindaco. Tutti capaci, quanto a percorso personale, ed ognuno con una “ricetta” per rilanciare il proprio Comune, forse più in crisi che altrove. Perché all’Elba soldi ne girano sempre meno per la stagione turistica ogni anno più corta e con il caro-nave che invoglia sempre più ospiti a fermarsi sulla costa, ogni anno più bella grazie agli investimenti della Provincia. Anche in questo ponte si è registrato il “tutto esaurito”, ma negli alberghi di San Vincenzo e Piombino, che nel 2007 è risultato il primo Comune della Toscana quanto ad incremento delle presenze turistiche. In questo contesto è bene che i candidati si preparino, divenuti Sindaci, a sentirsi rispondere dal tesoriere Comunale: “ non ci sono i soldi”, quando cercheranno di realizzare le promesse elettorali con buona volontà. Perché anche all’Elba, come nel resto d’ Italia, tutti i Comuni risultano più o meno gravemente indebitati e con in cassa i soldi bastanti per le sole spese correnti, o poco più. E’ questo uno degli effetti nefasti dell’incompiutezza di quel federalismo fiscale evaso dal Governo D’Alema nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione e la Legge 267/2001 che oggi disciplina gli Enti Locali. Riforma importante e per fortuna di tutti definitivamente ribadita questo fine aprile con voto bipartizan dal Governo Berlusconi. Ne risulta che in Italia il territorio è amministrato su tre livelli - da Comuni, Province e Regioni – ed in modo autonomo con i soldi delle tasse locali destinati essi, sempre meno con quelli stanziati dallo Stato centrale. La riforma D’Alema non stabiliva ancora “come” e “quanto” Stato centrale ed Enti Locali si ripartissero i proventi delle tasse e dunque fu, provvisoriamente, gestita “all’italiana”: il Governo iniziò a“ tagliare” i fondi destinati ai Comuni per far rimanere il Bilancio Nazionale – uno dei più indebitati al mondo - nei parametri imposti dall’Unione Europea; mentre i Comuni compensarono tali sottrazioni aumentando le tasse già di loro competenza, ICI e TARSU, senza che però bastasse. E così nei sette anni passati molti Comuni italiani si sono indebitati oltremodo, prima accendendo mutui garantiti da beni comunali, poi sottoscrivendo i cosiddetti “titoli derivati”, che fanno ora tremare molti Sindaci ed amministratori italiani per il dissesto causato nei loro bilanci e le inchieste giudiziarie conseguenti. Dunque, a mio modesto avviso, sarà bene che appena insediato, ogni neo-eletto Sindaco commissioni un “audit” contabile del bilancio comunale a soggetto qualificato, meglio se di rilievo nazionale. Ciò al fine di certificare la situazione finanziaria comunale al suo arrivo e le sue possibilità di Sindaco. Perchè senza soldi a disposizione, suo malgrado, si troverebbe in grave imbarazzo di fronte agli elettori. Ciò verificato, dovrebbe poi riunire una Conferenza dei Sindaci” per verificare come e dove reperire i fondi per realizzare quelle infrastrutture che mancano nei loro Comuni e dunque all’Elba per divenire competitiva. Se esamineranno seriamente l’ipotesi del Comune Unico che molti vorrebbero all’Elba per risolvere i problemi, constateranno che dalla fusione di otto Comuni con bilanci indebitati, non potrà che nascere un Maxi-Comune - uno dei più vasti d’Italia – senza maggiori poteri, risparmi e risorse di ora, ma con un maxi-debito – la somma dei debiti di tutti; solo inizialmente un po’ risanato dagli incentivi economici che la Regione riconosce per legge in questi casi. Se invece esamineranno anche la possibilità di chiedere la nuova Provincia dell’Elba Arcipelago al Parlamento italiano – la legge prescrive che all’Elba occorra una maggioranza favorevole di 5 Sindaci su 8 - nuovi orizzonti si apriranno per l’Elba Arcipelago. E’ questa LA soluzione che molti dirigenti politici – per professione o passione - avversano, per impreparazione, incredulità o “ordini di scuderia”; all’opposto della gente comune. Sarebbe questo confronto fra Comune Unico o nuova Provincia dell’Elba Arcipelago un dovere morale ed istituzionale dei Sindaci, perchè l’approvato federalismo fiscale ha confermato le Province, le modalità per ottenerne di nuove – quelle diffusamente già esposte in altre occasioni - ed ha previsto entro sette anni la messa a punto dei meccanismi di ripartizione fiscale che consentirà agli enti locali di disporre di risorse autonome. Alle Province serviranno per attuare la programmazione, manutenzione e sviluppo del territorio in affiancamento ai Comuni. Ad uso del lettore poco avvezzo alla materia, si può affermare che lo Stato ha avvertito la necessità di una Provincia-condominio, che agisce di concerto con i singoli Comuni-condòmini, per intervenire nel superiore interesse della comunità: per strade e sentieri; porti, aereoporti e navi; rifiuti, fogne e depuratori; acquedotti, sorgenti e fossi; mare e boschi; turismo, agricoltura e pesca; acquedotti ed elettrodotti; e con poteri di veto in materia di AMP e Parchi. Tutte risorse aggiuntive per centinaia di milioni di euro che altrimenti non arriveranno mai. Occorre che almeno 5 Sindaci su 8 si mettano d’accordo per chiedere al Parlamento la nuova Provincia, come la legge nazionale prevede. O che almeno decidano di far valutare seriamente da soggetti terzi qualificati, per iscritto: fattibilità, pro e contro di entrambe le soluzioni. Costa poco e così sapranno una volta per tutte cosa possono fare per adempiere il loro mandato nel vero ed unico interesse di chi li ha eletti: gli elbani.
arcipelago zps