C'è una cosa di cui ciclicamente all'Elba si torna a parlare, sì, ma nei momenti meno adatti, e che, quando sarebbe il caso di porla all'ordine del giorno, sparisce, si liquefà, al più diventa un codicillo in un programma elettole, o si conquista lo spazio di una battuta in un discorso di un politico più avvertito. Parliamo della semplificazione istituzionale o del Comune Unico per dirlo con terminologia più piana. Pensate cari lettori allo asfissiante martellamento a cui siete sottoposti da mesi, alle "discese in campo" di chi "non sa legge' né scrive', né parla' né sta zitto", alle lotte fratricide all'interno delle stesse fazioni, ai ricatti degli spregiudicati che poi vanno contentati con una poltroncina in qualche dove, alle "tirate di giacca" che deve subire chi gode di un po' di prestigio e non si è schierato, e magari gode di un po' di prestigio personale, pensate alle comiche delle promesse a cazzo, tra di loro contraddittorie e sparse per ogni dove, pensate a quanti furbi interessati e a quanti ambiziosi sciocchi coltivano sogni di gloria. Fatto? Ecco ora che avete davanti questo mucchio di miseria umana riempiteci un sacco e se non basta una balla. Inutile che vi guardiate intorno siete voi che dovrete portarla e mentre la "careggiate" pensate: se come logica, buonsenso ed economia all'Elba ci fosse un solo comune, pur permanendo le stesse tontìate, il sacco sarebbe otto volte più piccolo, forse lo potreste portare come la sporta della spesa, con una mano sola.
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