Torna indietro

Cena delle 100 ciotole evento promozionale dell'anno?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 29 aprile 2009

Riflessioni di convitati e del direttore dell'APT Icilio Disperati. Ovvero ragionamenti nell’attesa di altre esperienze simili, utili alla crescita di un turismo sempre più capace di offrire il massimo in fatto di accoglienza, benessere, arte, natura e via dicendo, e perché no, solidarietà. Turismo sinonimo di benessere, svago, cultura, relax. La vita odierna all’insegna dello stress, suggerisce di fuggire, quando si può, per rifugiarsi in un rigenerante momento alternativo o addirittura in una vacanza. Non tutti se lo possono permettere. Per esempio, di certo, 2 milioni e mezzo di poveri in Italia, Storia vecchia di 2009 anni e più, aspettando (utopia) che governanti, industriali, popoli trovino la strada della giustizia sociale, smarrita da sempre. E intanto l’Italia basa la propria economia nazionale sul turismo, che non sempre riesce a raggiungere obiettivi di piena qualità, seppure gli addetti facciano del loro meglio. Varie le insidie, a parte la ricerca del fatidico rapporto qualità-prezzo. Viaggi potenzialmente avventurosi, con ogni mezzo di trasporto; ahimè ritornano pure i pirati, e ora altre minacce sanitarie. Nel caso Elba, se non hai preso l’aereo, devi conquistare un traghetto caro, non nel senso di affettuoso. Poi via all’albergo, al camping, alla casa. Traffico intenso. E confidi nel migliore inserimento nel nuovo ambiente. Poi un angolo di spiaggia ti ci vuole, anche se un po’ erosa. Qualcuno dimentica che il lido elbano è un bene prezioso, da coccolare ogni giorno accarezzando ogni granellino di sabbia. Insomma, stringiamo il preambolo, in molti casi, ovunque, la vacanza può essere una conquista dispendiosa, faticosa, mentre osserviamo i nostri euro uscire dal portafoglio, il tutto per ottenere l’agognato relax. Il viaggio “nell’altro mondo”, rimanendo vivi, fatto di recente da oltre cento persone, compiuto all’Hotel Cernia di Sant’Andrea durante la “Cena delle 100 ciotole”, ha raggiunto pienamente gli scopi sopra detti. Laurea con 110 e lode ad un momento conviviale di eccellenza, dove è stato dimostrato come si può fare turismo di grande qualità. C’è chi ha parlato di evento promozionale dell’anno, per il settore trainante dell’economia elbana. Si è capito anche dalle frasi di Icilio Disperati, direttore dell’Apt, che incontrato in nave mi ha ribadito che “La cena all’insegna dell’arte, culinaria e della ceramica, creata dalla famiglia Anselmi, proprietaria del Cernia, suggerisce il percorso per un ulteriore sviluppo del turismo elbano. Una cena-evento con creazione di menù a tema, storico, naturalistico e della tradizione rinnovata. Un appuntamento culturale insomma, che esalta l’accoglienza capace di offrire al commensale non solo dei cibi azzeccati, ma competenza, passione, professionalità e amicizia, componenti essenziali per il cliente, che vanno ben oltre il prezzo di 70 euro. Tutti gli operatori turistici dell’isola devono andare in questa direzione o correranno il rischio di non progredire nella loro azione imprenditoriale, che in molti casi sull’isola, è ferma da vent’anni”. Parole nette, che non lasciano scampo. Tutti i partecipanti alla cena si sono gustati, oltre le qualità dette, l'occasione di conoscenza tra gli stessi commensali, schierati in un’enorme tavolata unica allestita in un’atmosfera senza dubbio affascinante, in un ambiente che occorre definire perfetto, creato, oltre che dai titolari, da un altro Anselmi, Gian Lorenzo, titolare di Gulliver, galleria d’arte marinese. Ma protagonista è stato ogni componente dello staff, persone presentate a tutti i convenuti a suon d’applausi. Ognuno ha messo il massimo ed è comparso sulla scena, in una sorta di palcoscenico, e questi “attori” avevano il ruolo di camerieri, cuochi e altro. Ognuno ha saputo recitare molto bene la propria parte. Un momento tendente al magico durato quasi tre ore, come detto un “andare all’altro mondo”, nel senso di dimenticarsi di tutto e di tutti, storditi dall’abbondanza di stimoli della serata che hanno permesso quella fuga nel relax. Una riflessione che ha messo in risalto questo aspetto l’ho compiuta con Margherita Serpi, che ho avuto il piacere di avere seduta di fronte a me, nel lungo tavolo del “Cernia”. Una psicoterapeuta milanese, elbana d’adozione. Situazione parallela alla mia, fiorentino, ormai elbano da 34 anni. “Una sorta di terapia di gruppo- ha detto la dottoressa che agisce nel suo studio a Marina di Campo- un appuntamento magistralmente creato. Tutte le componenti emozionali hanno messo in moto i nostri sensi, esaltando, con equilibrio, l’aspetto relazionale dello stare insieme e del condividere il cibo e il resto. Suggestioni positive, transfert e quant’altro si sono attivate, permettendoci di raggiungere il benessere arricchito dalle conoscenze che ci sono state offerte. Una soddisfazione che poi genera energie vitali e può consentire di affrontare il domani con nuovo slancio”. E quindi una cena addirittura terapeutica. Niente male, dovrebbe prescrivercela come cura periodica il nostro medico di famiglia. Un tocco di qualità all’evento lo ha dato anche Dimitri Galletti, uno dei pochi elbani presenti, anche lui ha rinunciato volentieri al big match Juve –Inter, ed era accompagnato dalla sua dolce signora, Il produttore di vino isolano Doc ha visto sfilare i suoi Passiti sul finire della cena. Tutti i vini serviti erano rigorosamente elbani Doc o Igt. I nettari del Galletti sono entrati in gioco quando le ultime tre portate hanno riguardato anche i dolci isolani, schiacciunta e torta briaca. “Moscato e Aleatico - ha fatto notare l’esperto, presentato dal titolare Anselmi - sono davvero i nostri maggiori rappresentanti in fatto di vino. Senza dubbio migliori di tanti prodotti che si affermano nel mondo e che poi sono solo dei vini liquorosi come il Madera, il Porto, mentre i nostri Passiti nascono da un vitigno specifico, sono totalmente naturali”. Altri tesori dell’isola da far conoscere e apprezzare anche a livello internazionale, capolavori nati nelle cantine di tante aziende agricole, raccolte nel Consorzio produttori Elba Doc, diretto da Marcello Fioretti. Sulla stessa lunghezza d’onda Carlo Eugeni, esponente dello Slow Food, tornato appositamente da Genova per non perdere l’appuntamento, promosso giorni prima nella conferenza stampa all’Enoteca delle Fortezze medicee a Portoferraio, sito che fa parte di altro patrimonio da esaltare, in questo caso architettonico e storico. Poi altri due elbani presenti. La coppia Lucchesi, Domenico (Mingo) e Selene, due perle di giovani, con lui impegnato da poco a produrre, in una sorta di sfida all’Elba Doc, si fa per dire, una birra artigianale di qualità a Marciana, nello stabilimento “Le Coti Nere”. “Sì- ha detto Lucchesi, grande comunicatore, accompagnato dal suo inseparabile super tecnologico mega galattico cellulare- con la ricerca accurata della qualità dei materiali e dei servizi, abbinando il tutto alla cultura, possiamo dare ulteriore sviluppo al nostro territorio per affrontare le sfide economiche del terzo millennio”. Idee chiare, grinta e competenza quindi, che vengono dai giovani. Si può ben sperare. Che dire ancora? Certo, un cenno sulla cena vera e propria, riflessioni a parte. Iniziamo dalla fine. “Non ho parole” ho detto a Francesca Anselmi nel salutarla prima di lasciare quel luogo di piacere, del palato, degli occhi e del cuore. Non si è lasciata sfuggire la battuta involontariamente suggerita: ”Un giornalista senza parole?”. Beh, era così, le avevo finite parlando a più riprese con gli amici incontrati. La socializzazione è stata molto facile e, come detto, azzeccata anche la regia della disposizione al tavolo unico. Il banchetto è stato vissuto con intensità e ogni volta che arrivavano le portate, non mancava lo stupore per la bellezza delle ceramiche con le quali venivano portati i cibi, opere d’arte fatte da Riccardo Biavati, ferrarese, artista affermato. Ci ha spiegato come nascono le sue creazioni, ha fornito anche cenni storici, ed ha offerto a tutti una ciotola artistica e un libro con le sue opere e le ricette. E che dire dei cibi? Lo chef Michele Nardi e i suoi assistenti Ciro e Massimo, si sono superati facendo arrivare in tavola 12 portate, una più entusiasmante dell’altra. Trovare una critica è stato quasi impossibile. Magia del ricevimento, originalità del menu, studiato a tavolino, per dare ai commensali (presenti anche svizzeri e tedeschi), come detto ha detto Disperati, storia, tradizioni e prodotti della natura elbana. Lo chef è andato di persona a trovarli tra i sentieri e le spiagge. Un pasto, oltre la bontà, evocante. Quando si mangiava il tortino di kebab o il cuscus, non c’era solo il gusto ma assaporavi storie e vicende antiche, del resto illustrate dal Nardi con un intervento in sala. E’ stato senza dubbio un avvenimento di alto livello, e quindi viene fatto di chiedersi se chiunque possa apprezzare o partecipare ad un momento di tale portata e se si possano ripetere esperienze del genere ovunque. Ci sono senza dubbio tanti modi di essere creativi, mettendo in campo la professionalità, E sulla partecipazione più popolare entra in gioco il mio amico Alessandro Del Re, dottore in scienze dell’alimentazione, spesso sull’isola. “E tempo di formare la gente al consumo di qualità, con appuntamenti specifici.- ha detto qualche settimane fa su Elbareport- Devono crescere coloro che propongono eventi, ma con loro anche gli utenti. Un modo per difendersi da alimenti ricchi di insidie e situazioni dove non c’è rapporto tra qualità e prezzo. Bisogna gestire una formazione della gente mirata a questo. Gli Enti locali pubblici e privati, i ristoratori e gli albergatori, si diano da fare”. Intanto l’evento del Cernia replica l’8 e il 10 maggio: il viaggio nella qualità prosegue.


hotel cernia portavivande

hotel cernia portavivande