Giampero Sammuri alla Commissione ambiente del Senato e Umberto Mazzantini su Greenreport a proposito del Documento per il G.8 di Siracusa hanno avuto modo di fare il punto sulla situazione dei nostri parchi che come sappiamo si stanno dibattendo tra molte difficoltà e rischi. Se nel documento sulla biodiversità si riconosce il ruolo delle aree protette non si può dire altrettanto per quello approvato al senato dalla maggioranza che va controcorrente rispetto all’Europa. Ancor peggio per quanto riguarda la caccia che conferma ancora una volta la idiosincrasia di certe forze politiche per tutto ciò che ha a che fare con le regole anche di mero buonsenso. Il presidente di Federparchi nella sua puntuale e documentata denuncia si è in particolare soffermato sulla situazione preagonica delle aree protette marine. A Parcolibri pochi giorni fa abbiamo discusso con l’assessore regionale Bertolucci della situazione del Santuario dei cetacei l’unica area protetta marina internazionale finora costituita che coinvolge tre regioni italiane, la Francia e il Principato di Monaco ma che dorme sonni profondi. Bertolucci ha ricordato che la Toscana sta impegnandosi seriamente con l’Osservatorio di Capoliveri e altrettanto sta facendo la regione Liguria. Qualche tempo fa in un dibattito a Camogli sostenni –facendo arrabbiare il rappresentante del ministero- che il santuario era come la tenda di Nobile al Polo non riceveva e non trasmetteva. A me non risulta che sia cambiato qualcosa nelle trasmissioni. Ecco un punto che ben ci introduce al tema sollevato da Sammuri ossia la gestione delle aree protette marine. A metà maggio ho visto sono previste iniziative a Portofino per ricordare i 10 anni della riserva marina gestita attualmente da un consorzio. Ebbene da lì prese avvio quella politica dissennata che ignorando lo spirito e la lettera della legge quadro divise terra e mare con il pretesto ( come poi disse chiaro e tondo la Corte dei conti) che le aree marine potevano essere affidate in gestione solo ai parchi nazionali. Non solo, ma anche quando lo si è fatto come nel caso delle 5 Terre non si è rinunciato alla Commissione di riserva prevista da una legge di vari anni precedente la 394 quando non vi erano gli enti parco che devono ora gestire tutte le aree protette –nessuna esclusa- nel rispetto della integrazione terra- mare. Un ente come è noto rappresentativo di tutti i livelli istituzionali. Oggi non è così tanto è vero che negli organi di gestione delle aree marine ( quando ci sono !) spesso mancano le province e pure le regioni oltre naturalmente i soldi. Insomma le aree marine sono roba del ministero e guai a che li tocca. Ecco, è l’ora di cominciare a toccarle nel senso di istituirle e gestirle in base alla legge e non ai desiderata di chi le cose le fa marcire come alla Meloria.
Bosco di San Martino