Non ho titolo, se non quello che mi deriva da una lunga esperienza politica e parlamentare e dal ruolo di osservatore esterno che mi sono ritagliato, per esprimere valutazioni su un Partito nello stesso tempo così semplice e complesso come è il Popolo delle Libertà, e mi rendo conto delle difficoltà immani che i dirigenti di questa forza politica devono affrontare nel tentare di conciliare l’esigenza di attrarre consenso con quella di far digerire decisioni calate dell’alto sulla base di un procedimento così innovativo da diventare oggetto di studio nelle principali Università Mondiali. Per capire ho anche cercato di decifrare le ultime illuminate dichiarazioni dell’ineffabile Parisi a proposito delle candidature per la sempre più inutile Provincia (“qualcuno, non so chi, ci ha suggerito questo personaggio”…),. come dire: ho frugato nella carta straccia …e ne è venuta fuori l’ultima trasfuga, subito premiata per la intelligente scelta, ma confesso che la confusione delle mie idee non si è per nulla attenuata. Tornando alle vicende ferraiesi pensavo valesse ancora una vecchia regola aurea della politica che, talvolta attraverso processi complicati, spingeva a trovare convergenze su una candidatura in grado di aggregare le forze politiche, quelle sociali, le Associazioni e le altre presenze sul territorio. Talvolta capitava che fossero in competizione candidati magari autorevoli ed onesti per meriti e prebende, ma questi venivano accantonati ove fosse chiaro (come é chiaro nel caso) che gli stessi rappresentassero più un problema (divisione nell’elettorato) che una risorsa. Siccome mi pare che non sia più così e che prevalga un meccanismo di unzione applicato secondo la regola transitoria, rinnovo il mio allarme: qui c’è puzza di bruciato, ci sono dei “pupari” nascosti, al solito molto attenti ai propri interessi che non a quelli della Comunità portoferraiese.
Portoferraio dalle Grotte media