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A sciambere del caffè alla gatta

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 10 aprile 2009

Chi ci conosce personalmente sa che talvolta riusciamo a stampare dei bei casini in quanto vittime di una distrazione che sfiorava la proverbialità, e che, particolarmente in periodi di stress lavorativo ci portava a compiere azioni inconsulte che riescono però a mettere di buon umore l’umanità che assisteva al loro estrinsecarsi: - il cameriere del Bar Roma che ci correva dietro con in mano il portafogli che avevamo gettato nel cestino dello sporco dopo aver messo nella tasca ladra della giacca il tovagliolo (unto) del tramezzino, - o per restare ancora in campo alimentare quando imbucammo una schiaccina col tonno appena confezionata dal Bacci, apprestandoci a mordere la lettera che tenevamo nell’altra mano, -o ancora quando di buon mattino salimmo sul traghetto afflitti da una leggera zoppia che di tanto in tanto ci affligge e lamentandocene con un’amica casualmente trovata a bordo che commentò dopo averci guardato i piedi: “Eh .. zoppichi sì .. ti sei messo uno stivaletto col tacco e un mocassino”, - o in ultimo quando in una concitatissima mattina telefonando in provincia e dicendo: “Pronto sono Oriana Niccolai vorrei parlare urgentemente con Sergio Rossi” , con Oriana dall’altro capo che commentava “Sergio sei stanco prendi le ferie”. Orbene questi episodi con l’avanzare dell’età e quindi forse perché compensati dal naturale rincoglionimento, negli ultimi anni si sono progressivamente rarefatti, ma alle 4 di questa mattina appena svegli per terminare il giornale, non sottraendoci per iniziare il rito del caffè macchiato e del becchime con cui foragggiamo la gatta Zippamilla. Ci siamo autosorpresi nell’atto di versare il caffè nella ciotola della gatta, con un “Che minchia sto a fare?”. Accanto sul latte già versato nel bicchieri galleggiava una piccola flotta di croccantini (tipo con ormoni per gatte sterilizzate) Zippamila guardava perplessa con l’aria di pensare: “Dio (dei gatti), m’è toccato un padrone scemo forte!”


zippamilla

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