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Controcopertina: Non è stato un parto drammatico ma una terribile sindrome

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 10 aprile 2009

Mi preme fare chiarezza su quanto accaduto a mia moglie, Gori Elena, il giorno giovedì 19 marzo scorso quando fu trasferita con l’elicottero del 118 presso l’Ospedale di Grosseto in condizioni gravissime. Dagli articoli apparsi sulla stampa locale e quella maremmana sembra che il problema sia stato il parto definito “tragico”, ebbene il parto è stato l’unica cosa “andata bene” di tutta questa storia. Mia moglie al 7° mese di gravidanza non ha avuto un gestosi bensì una HELLP SYNDROME. Il termine HELLP è un acronimo derivato dalle iniziali di termini della lingua inglese dove (H=hemolysis, E=elevated, L=liver enzimes, L=low, P=platelets). In parole povere autodistruzione dei globuli rossi, mal funzionamento del fegato, affaticamento renale e diminuzione delle piastrine nel sangue il tutto condito con un aumento della pressione arteriosa. E’ una sindrome rara ma dà dei sintomi ben precisi che Elena aveva già da una settimana, i quali sono stati sottovalutati con molta leggerezza dal nostro ginecologo. I sintomi erano: dolore a barra sopra lo stomaco e dietro la schiena e alta concentrazione di proteine nelle urine senza presenza di batteri. Casualmente il giorno 19 mia moglie si recò presso l’ospedale di Portoferraio per seguire il corso pre-parto dove prima un’ostetrica e successivamente il dott. Eremita e la dott.ssa Bertolini, si sono resi conto delle condizioni anomale e dopo un monitoraggio accurato optavano tenerla sotto osservazione per 24 ore, nel pomeriggio visto che il quadro clinico peggiorava è stato deciso il trasferimento presso un’altro ospedale attrezzato con reparto di neonatologia e rianimazione per eseguire un cesareo d’urgenza così da salvare mamma e bambino. Da Pisa e Firenze arrivarono risposte negative a causa della mancanza di posti liberi, allora fu deciso il trasferimento a Grosseto tramite elisoccorso 118. Giunti in nottata nel capoluogo maremmano, abbiamo trovato ad accoglierci il dott Modugno e tutto lo staff pronto a operare d’urgenza, viste le condizioni buone del bambino, il medico sempre in collegamento con il direttore del reparto dott. Mazzullo, decideva di stabilizzare le condizioni di mia moglie, ed effettuare la seconda puntura di cortisone per “maturare”i polmoni del bambino. Dopo 24 ore in cui il monitoraggio di madre e bambino non è cessato un attimo viene effettuato il giorno 21 il taglio cesareo. Il chirurgo ci avverte che le condizioni della madre sono gravissime per pericolo di emorragia durante l’intervento, visto che il sangue non coagulava... dopo 10minuti esce dalla sala operatoria Matteo, 1,400kg che pur di sette mesi, respira autonomamente e piange, dopo altri quaranta interminabili minuti anche mia moglie esce dalla sala operatoria e il chirurgo ci dice che è andato tutto nel migliore dei modi. Purtroppo dopo sole 15 ore Matteo cessa di vivere per un anomalo arresto cardiaco, su cui stanno indagando presso il laboratorio di analisi molecolare dell’Ospedale Meyer di Firenze, forse da imputare alla mancanza di un enzima denominato LCHAD e che prima o poi non avrebbe lasciato scampo a nostro figlio. Ho voluto scrivere questo articolo perchè tutti sappiano che esiste questa sindrome, che la superficialità di un medico, con molta probabilità, porterà dei danni permanenti ad alcuni organi importantissimi di Elena e che ci sono un gruppo di operatori sanitari che hanno agito tecnicamente ed umanamente in maniera splendida. Quindi concludo ringraziando il dott. Eremita e la dott.ssa Bertolini dell’ospedale di Portoferrao, tutto il reparto di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale “Misericordia” di Grosseto con a capo il dott Mazzullo e il suo staff a cui devo la vita di mia moglie. Daniele Anichini Caro Daniele, cara Elena Consentitemi di esprimervi ammirazione. Non è comune dopo aver vissuto il dramma che avete passato, trovare la forza per per parlarne con la civiltà e lo "stile" che usate nella vostra lettera. Comprendete comunque che un giornale su questioni tanto delicate e che possono avere implicazioni tanto serie, debba rimanere necessariamente terzo, pronto ad accogliere pure le eventuali "ragioni" di chi (pur non nominato) ritenete responsabile di quanto vi è accaduto, e ciò anche se la triste vicenda che avete dettagliatamente esposto mi pare (da profano) lasci poco spazio interpretativo. Non mi resta che esprimere due concetti: il primo è il voto che il futuro non riservi alla Comunità Elbana drammi simili a quello che avete patito, il secondo è rappresentarvi il collettivo abbraccio della redazione.


Pegaso volo notturno

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