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A Sciambere: Alba tragica

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 07 agosto 2003

Le 4.27 del mattino, dopo una nottata passata alla tastiera ed al termine di una sessantina d’ore infernali, non ci sembrano esattamente l’ora più consona per mettersi a zuzzerellare, tuttavia partiamo decisi per scrivere l’A Sciambere che chiude il giornale fare un “cappottino” a quelli della Toremar (Mi ami? Ma quanto mi ami? Ma quanto ci costi?) per uno sgarbo che hanno fatto ai Pompieri. Ma siamo subito distratti da una musica a tutta manetta: viene dallo stereo dell’auto di alcuni temporanei ospiti dell’Elba e del nostro condominio che fanno allegramente ritorno e parcheggia tum tum tum sfriiiiiii annunciata da un’orrida disco music mista a stridio di freni. La mezza comitiva di ragazzotti/otte stivata nell’unica auto esce berciando, un ritardatario del gruppo, che probabilmente si era addormentato, li segue dopo qualche secondo, volge gli occhi alla nostra finestra, intuiamo che ci guarda con l’aria di chi pensa: “Icchè ci fa quel bischero arzato a quest’ora?” poi emette un inaspettato e particolarissimo gorgheggio la cui eco rimbalza sulle mura condominiali una melodia che ci farebbe volentieri dirgli: “Bravo! Anche noi ci s’aveva un canarino che cantava così, poi però l’abbiamo ammazzato e ci s’è fatto i prosciutti e le sarsicce!” Ma ci rinunciamo pensando che forse è una bizzarra forma di saluto e ci consoliamo comunque ricordando che tanto i fiorentini che vengono qui prima o poi affogano. Amara doppia sorpresa, scopriamo di aver finito contemporaneamente l’acqua minerale e le sigarette, tiriamo avanti impavidi .. dunque la Toremar … e questa volta a distrarci non è più un rumore ma un odore inconfondibile e non è chanel, decisamente no. Riconsideriamo i miagolii di Zippo sentiti prima come una specie di minaccia, : “Portami fori o ti stianto una pisciata in casa!” e Zippo non perdona, meno male che il poster che avevamo appoggiato per terra faceva schifo. La Toremar … Canta un gallo delle campagne vicine, ci casca l’occhio sull’oriolo, sono le 5.02, con 3 ore di sonno non ce la faremo di certo ad andare in ufficio, occorre rassegnarsi a bruciare un altro giorno di ferie. La Toremar … Ma in fondo abbiamo donato un altro giorno di ferie alla comunità no? Ci viene in mente però un’espressione che un nostro amico usava in situazioni similari: “Bravo! Ti daranno la medaglia … di fava!”. Della Toremar potremmo anche scrivere domani, anzi oggi, cioè dopo, nella confusione ci ritorna in mente il solito amico: “Vattene a letto e copriti bene!” Eh no, coprirsi no che fa un caldo assassino, ma a letto è proprio il caso di andarci.