Aiutare le donne immigrate, vittime dello sfruttamento della prostituzione, ad uscire dalla condizione di schiavitù in cui sono costrette, favorendo il loro reinserimento nella società. E’ questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto a Palazzo Granducale dal presidente della Provincia, Giorgio Kutufà, dal vescovo della Diocesi di Livorno, mons. Simone Giusti, dalla presidente della commissione provinciale Pari Opportunità, Graziella Pierfederici. Il protocollo prosegue ed amplia l’impegno portato avanti dalla Provincia in questi ultimi anni con l’apertura, nel 2003, di una Casa di accoglienza per donne vittime della prostituzione e della violenza, gestita dall’Associazione Randi. Dal 2003 al 2008 sono state 73 le donne, con 21 bambini, che hanno trovato aiuto presso la casa di accoglienza. Di queste 4 erano minorenni. Attualmente le donne vittime della tratta ospiti della casa sono 12; altre 17 donne vittime di violenza, con 13 bambini, sono seguite con programmi di sostegno a distanza. L’esperienza maturata con la casa di accoglienza è divenuta punto di riferimento per il territorio, tanto che l’adesione al protocollo si è allargata, nel tempo, alla Diocesi di Livorno, alla Questura di Livorno, ai Comuni di Livorno, Bibbona, Cecina, Collesalvetti, all’ASL 6 e, da quest’anno, anche ai Comuni elbani, al Comando dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, oltre a vari associazioni. “Il protocollo – ha detto il presidente Kutufà – formalizza e consolida un’attività già in atto da qualche tempo, che vede l’impegno comune di enti locali, chiesa livornese, volontariato e forze dell’ordine, per contrastare il fenomeno della prostituzione e dello sfruttamento delle immigrate. Fenomeno che oggi assume anche altri volti come quello del lavoro forzato e dell’accattonaggio”. Il vescovo Giusti sottolineando “la gratitudine e la riconoscenza per il lavoro svolto” ha evidenziato che l’obiettivo primario del progetto è quello di aiutare il reinserimento delle donne sfruttate. “Per questo, insieme alla Caritas, cercheremo di reperire altri finanziamenti, provenienti da specifici fondi dell’8 per mille, per attivare anche altri progetti”. “Con questo progetto – ha spiegato Graziella Pierfederici - intendiamo sostenere le donne immigrate che vogliono sottrarsi allo sfruttamento sessuale, garantendo loro l’accesso ad un percorso di protezione che prevede, da un lato, l’accoglienza in una struttura protetta, dall’altro attività utili a facilitare il reinserimento nella società, tra cui corsi di formazione professionale”.
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