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Calano le fiamme, ora pensiamo a scovarli

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 07 agosto 2003

Anche questo numero, come il precedente si apre con la sequenza degli aggiornamenti che abbiamo prodotto, per fortuna meno numerosi, per fortuna meno concitati, meno preoccupati di quelli buttati giù ad un ritmo frenetico nelle ore più paurose. E' la notte tra il 7 e l'8 Agosto, contiamo di mettere in rete il giornale all'alba o giù di lì. E' già troppo tardi per fare presto, dal fronte sud occidentale ci parlano solo di rare riprese poco vento, molti uomini allertati sul perimetro, possiamo concederci anche il lusso di incominciare a ragionare, in questa introduzione agli appunti del giorno. E torniamo ad una riunione di 45 giorni fa ad una discussione con il Dott. Francesco Pennacchini, che non abbiamo sentito per un minuto in questi giorni, perchè anche se il mestiere dei giornalisti è quello di disturbare, abbiamo ritenuto opportuno che non era il caso di rompere le palle al movratore principale, quando potevamo farne a meno. Ma ci è tornata in mente infinite volte quella discussione, ed il suggerimento ai giornalisti del responsabile del CFS che li invitava a tenere bassi i toni a non enfatizzare mai, giacché l'enfasi pure nella condanna serve a gratificare lo smisurato ego di questi quattro pezzenti di incendiari facendo in modo che si pensino maestri del crimine. Ci abbiamo provato a "stare bassi" finchè non è giunto il disastro che urlava da solo di fronte al quale fare gli inglesi era proprio impossibile. Pennacchini comunque aveva ed ha ragione, almeno in linea teorica, e noi ci prepariamo a tornare a "stare bassi". Però ora dalle Forze dell'Ordine (tutte e non solo quelle di settore) ci aspettiamo uno straordinario sforzo investigativo per stanare gli incendiari, ce lo aspettiamo perchè crediamo che questa sia considerata una tra le più pressanti priorità d'ordine pubblico a parere della stragrande maggioranza degli elbani. Senza voler insegnare a nessuno il suo mestiere ed enunciando solo principi generali visto che con dei terroristi (pecorecci ma terroristi) trattiamo occorre davvero su questo fronte una tolleranza zero. Che significa in soldoni l'isolamento non solo dei sospetti (sappiamo benissimo che ci sono) ma anche degli ambiti culturali e "movimentisti" che li hanno prodotti, degli ambienti in cui costoro godono di "comprensione" e certamente di omertà. Un isolamento che deve essere dichiarato e praticato nella misura più decisa da chiunque su questo scoglio conti qualcosa come amministratore, come informatore, come tutore dell'ordine. Non ci sono zone franche, vie di mezzo tra l'essere con gli incendiari o con la legge. E ci aspettiamo anche che siano adeguatamente "marcati" tutti coloro che nel recente passato si sono distinti per azioni illecite nei confronti delle risorse nasturalistiche dell'isola o nell'ostilità verso chi rischia le penne per difenderla dal fuoco (ricordiamo fatti gravi, ma anche gli applausi a presa per i fondelli che accoglievano in qualche paese dell'Isola i Volontari che arrivavano per spengere l'incendio). Alla corta o alla lunga commetteranno qualche errore, faranno una passeggiata o una telefonata di troppo e ci cascheranno nella rete, ma va tesa la rete. (Le foto che corredano questo articolo sono state scattate da Gian Mario Gentini) Ore 3.00 del 7 agosto Ore 3.00 Dopo la paura al limite dello sgomento dell'ora a cavallo di mezzanotte del 6 Agosto, l'immaginaria lancetta che segna l'altalenare del livello d'allarme punta ora a scendere. A Vallebuia si continua a lavorare sodo ma è passata l'ondata di terrore, un box bruciato e tre case "interessate" dalle fiamme (si ignora ancora con quanti e quali danni) sono il bilancio delle offese alle strutture abitative. Incerto anche il numero degli abitanti della zona evacuati,una quarantina di persone si erano ritrovate in Comune a Marina di Campo (in parte là condotte dalle pubbliche assistenze dell'Isola tutte impegnate sul fronte dell'incendio) ma non si sa quanti altri abbiano trovato autonomamente albergo in altri luoghi. Il fuoco almeno nella parte della valle più abitata è stato per ora tenuto a bada, e Vallebuia era la zona che destava maggiore preoccupazione per la sorte delle persone. Dovrebbe essersi notevolmente rallentata anche l'avanzata delle fiamme sugli altri due fronti che qualche ora fa sembravano prossimi ad inghiottire il Monte Perone e la valle di Pomonte. Il braccio di fuoco che andava verso Est, dopo aver devastato Piane al Canale e Masso alla Quata pare essere quasi fermo, di quello che avanzava verso ovest si sa che il fuoco dopo aver "scollato" a Le Mura è arrivato fino a Piano alle Sughere. Ora si attende la seconda alba d'incendio ancora una volta per avere l'indispensabile aiuto degli elicotteri e dei Canadair che si spera riescano a fornire un contributo decisivo per sconfiggere questo incendio. Ore 10.00 del 7 agosto La luce del secondo giorno d'incendio si è levata su uno scenario di devastazione nella notte il fuoco ha mangiato altre fette d'isola cancellando in pochi minuti secoli di lavoro della natura, annerendo sinistramente tracce del lavoro umano. Ma non è ancora tempo di bilanci perche il fuoco spento su larga parte dell'Elba sud occidentale (specie laddove non c'è rimasto molto da bruciare) bersagliato d'acqua dal cielo da un Canadair e due elicotteri che continuano ininterrottamente a volare e prendono terra solo per rifornirsi di carburante, il fuoco dicevamo continua a produrre velenose riprese che in questo momento preoccupano per quanto riguarda Vallebuia. Ci dicono che il massiccio del Capanne visto dall'alto presenta uno scenario a due facce intatto in pratica il versante che guarda a settentrione, massacrata la parte meridionale. Identica situazione sul Perone, dove passa la più montana e panoramica delle strade provinciali dell'Isola, che "scolla" a 600 metri di quota ha le stesse due facce: bruciato dal lato di Campo nell'Elba e salvo sul versante marcianese. Altri mezzi di informazione hanno ripreso le durissime dichiarazioni ad Elbareport Marco Gulinelli e Gian Mario Gentini sulla intenzionalità degli incendiari di fare male non solo alla natura ma anche a chi spengeva, visto che una squadra dell'antincendio attirata da un focolaio sul quale stava operando, ha sentito e visto partire altri tre o quattro potenti inneschi che potevano fare del male a chi spengeva e moltissimo. Siamo stati noi di Elbareport (dopo averne ben ponderato la gravità) vista l'affidabilità estrema di chi parlava, a decidere di rendere noto per primi quest'altro aspetto dell'attentato all'Isola, deciderà chi ha competenza, se ravvisare in questi comportamenti criminosi un reato ancora più determinato e grave del già gravissimo incendio doloso, noi abbiamo fatto il nostro lavoro, funzionando come una (non riconosciuta) improvvisata agenzia di stampa per tutti. I circa tremila click registrati in poche ore da un sito come il nostro che raccontava solo l'incendio, sono la "citazione" a cui tenevamo, rappresentano la consapevolezza di aver fatto un lavoro, certo meno massacrante di chi è rimasto sul fuoco, ma utile per la comunità. Continueremo a farlo, se ci riusciremo anche nelle prossime ore. Ore 21.00 del 7 agosto Torniamo a parlare con un Marco Gulinelli più disteso a ventiquattro ore circa dalla “intervista” rilasciataci dal Responsabile dei Vigili del Fuoco in toni quasi drammatici, mentre era costretto ad abbandonare Piane al Canale che ci si aspettava fosse completamente desertificata dalle fiamme. Ed è proprio da Piane al Canale il funzionario inizia il suo “punto sulla giornata”: “Qui i danni sono stati per fortuna inferiori a quelli che ci si aspettava. Il fuoco non è partito “di chioma” come ci si aspettava, ma in basso, si sono salvati gli alberi di più alto fusto della zona a monte e la cessa ha fatto bene il suo lavoro. In generale se stanotte non ci sarà vento – dice Gulinelli - si dovrebbe andare verso la soluzione permangono focolai e fumate all’interno e fino che c’è stata visibilità il Canadair ha sganciato su Vallebuia e l’elicottero ha continuato a lavorare su Piane al Canale”. Chiediamo se si può azzardare una stima dell’area percorsa dalle fiamme: “Quasi sicuramente tra i 700 e gli 800 ettari, più o meno un trentesimo della superficie complessiva dell’Elba, ma occorrerà uno studio dettagliato sulla carta per quantificare esattamente la superficie incendiata”. Le agenzie hanno battuto la notizia degli inneschi ritrovati inesplosi: “Sì – risponde Gulinelli - ne sono stati trovati 5 abbastanza concentrati nella zona dell’Accolta, tra S.Ilario e S.Piero. Li hanno individuati le G.A.V. ad una quarantina di metri dalla strada. La loro posizione di ritrovamento mi radica nella convinzione che erano stati messi là, oltre che per incendiare, anche per fare male a chi stava spengendo immediatamente a monte”. Ed in ultimo il funzionario tira fuori dal cappello (anzi dall’elmetto) un episodio assolutamente inedito ed inquietante: nella sera di mercoledì contro un Camion dei Pompieri che stava risalendo i tornanti del Perone, un ignoto ha lanciato un grosso sasso. La pietra destinata al parabrezza e quindi a far male ai Vigili del Fuoco a bordo ed a mettere fuori uso il mezzo, ha però colpito il tetto della cabina di guida. La squadra trasportata ha avvertito il forte colpo ma lo ha interpretato con l’urto con un ramo ed ha proseguito. Solo una volta giunti a destinazione i pompieri hanno trovato sulla parte superiore del mezzo la pietra di circa un chilogrammo di peso che poteva essere stata solo deliberatamente lanciata contro il Mercedes “Stiamo stendendo il rapporto con il quale informeremo l’Autorità Giudiziaria anche di questo episodio, che è un’ulteriore conferma che i galantuomini che stiamo cercando non vengono certo dalla Papuasia – chiude Gulinelli – questi si muovono in zone scoscese difficili da interpretare, di notte, con una sicurezza ed una disinvoltura di cui può disporre solo chi ha una conoscenza millimetrica del territorio” Per una parte del suo ragionamento Gulinelli sembra far eco, ad un’altra dichiarazione che non ha ascoltato, quella di Umberto Mazzantini di Legambiente che ha detto al Tirreno e a l’Unità: “Probabilmente - aveva dichiarato l'esponente nazionale del Cigno Verde - gli incendiari sono schegge impazzite del movimento antiparco che non esiste più. Guarda caso gli incendi partono dai confini del parco con il vento che spinge al suo interno. Certo, si assiste ad un’escalation. Oggi poi l’odio per il parco si sta rivolgendo verso i volontari e verso chi difende l’ambiente”.


incendio gentini 710 2

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