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Enpa: Il problema del randagismo all'Elba dopo i fatti di Sicilia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 29 marzo 2009

Vogliamo riprendere le parole del Presidente dell’ENPA Carla Rocchi: “Esprimiamo dolore e sgomento per la disgrazia avvenuta a Modica che è costata la vita a un bambino di 10 anni. Inquieta e deprime che, a 18 anni dall’entrata in vigore della legge di contrasto al randagismo – era il 1991 – e nonostante le risorse che hanno consentito a molte regioni italiane di controllare, contenere, e addirittura superare tale emergenza, esistano ancora aree del nostro paese dove, nonostante l’impegno e la dedizione dei volontari delle associazioni, le istituzioni locali non abbiano ancora affrontato con la necessaria determinazione e professionalità il fenomeno del randagismo”…. “Statisticamente tale fenomeno è più vasto dove mancano piani di sterilizzazione e progetti di contenimento.”…… ……L’unica cosa ragionevole detta dal sindaco di Scicli riguarda la decurtazione di fondi operata dal governo nella recente finanziaria, per il resto ricordo al sindaco che la legge 281/91 ha superato l’abbattimento dei cani per un principio di civiltà altamente condiviso; si desidera tornare indietro anni luce per coprire le inadeguatezze di quelle amministrazioni che in Italia, al contrario di molte altre, non hanno fatto nulla nel tempo per osservare la legge ?”….. “Questa deriva, per cui tutto quello che non si vuole o non si è capaci di gestire deve essere eliminato, è un preoccupante campanello d’allarme. La responsabilità della morte del bambino, …, è da imputare a chi, invece di custodire e alimentare gli animali, li ha lasciati liberi sul territorio senza cibo né acqua, a chi li ha maltrattati e a chi, con quanta leggerezza, ha fatto un affidamento così incauto a una persona palesemente inadatta” …… L’Elba, fortunatamente, non è al momento nella situazione di Modica, ma se le associazioni di volontariato, e singoli cittadini, non lavorassero anche al di là delle loro forze, sicuramente nelle campagne vagherebbero molti cani randagi: le associazioni si sono finora impegnate anche perché è stata data fiducia alla ex Comunità Montana incaricata di realizzare il canile comprensoriale. Ma i mesi e gli anni passano e il canile non c’è: malgrado le assicurazioni che periodicamente si ricevono, solo la prima pietra potrà assicurarci che i fondi messi a disposizione non si perderanno per il ritardo accumulato dalle burocrazie (del Comune di Capoliveri ?, del Comune di Portoferraio?, della Comunità Montana? ) e che non si finirà come la volta precedente. I piccoli finanziamenti che la ex Comunità Montana ha dato alle associazioni, negli ultimi 3-4 anni, hanno permesso di comperare un po’ di cibo e di trovare un ricovero momentaneo a pochi dei cani abbandonati nel periodo estivo, mentre quelli ritrovati durante tutto l’anno, che sono per legge competenza dei vari comuni, rimangono a carico delle associazioni perché spesso i sindaci promettono ma poi non pagano le quote dei canili continentali in cui vengono portati, se non si trova nessuno disposto ad adottarli. E la ASL dov’è? Malgrado i nostri continui solleciti la situazione peggiora di giorno in giorno e anche le poche sterilizzazioni feline che prima venivano fatte ora si sono interrotte Abbiamo richiesto incontri con tutti i comuni perché si parta con un programma serio di interventi di controllo del randagismo di cani e gatti (microcip, campagne di sensibilizzazione, sterilizzazioni, individuazione delle colonie, vaccinazioni, …). Dai fatti nazionali risulta chiaro che non si può continuare così: gli interventi di prevenzione devono essere fatti, il canile deve essere realizzato e gli amministratori locali non possono più nascondere la testa sotto la sabbia e sperare che non succeda nulla. Per le colonie feline l’ENPA ha fatto ai Comuni e alla ASL delle proposte, semplici e poco costose, perché sia controllato il loro numero e la loro salute: promesse tante, fatti pochi. Con la collaborazione delle associazioni si possono risolvere molti problemi e se ne possono evitare altrettanti, ma bisogna volerlo. Noi non siamo disponibili a far passare per colpevoli gli animali quando invece il colpevole è l’uomo: sia quello che maltratta ed abbandona sia quello che non rispetta le leggi che, per incarico, è tenuto ad applicare.


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